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Hamilton si scaglia contro il commento del presidente FIA sui team radio in F1: “C’è del razzismo”

Alla vigilia del GP di Singapore scoppia una nuova polemica nel paddock della Formula 1: a scatenarla le dichiarazioni del presidente della FIA Ben Sulayem riguardo alle troppe parolacce dette dai piloti nei team radio. Dichiarazioni che hanno fatto infuriare Verstappen per quel che concerne il contenuto e Lewis Hamilton per quel che riguarda invece le frasi utilizzate sui rapper nelle quali ha ravvisato degli elementi di discriminazione razziale.
A cura di Michele Mazzeo
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Alla vigilia del GP di Singapore a tenere banco nel paddock della Formula 1, oltre alla questione riguardo le ali flessibili della McLaren, sono le dichiarazioni rilasciate dal presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem nel tentativo di mettere un freno alle parolacce utilizzate dai piloti durante i team radio. Dichiarazioni quelle del numero uno dell'ente che governa il motorsport che hanno provocato reazioni diverse tra i vari protagonisti del Circus, alcuni dei quali, come Max Verstappen, si sono mostrati in disaccordo con il capo della Federazione Internazionale, altri invece, come Lewis Hamilton, pur essendo d'accordo con il concetto generale, non hanno gradito le parole utilizzate per esternare tale richiesta ponendo l'accento su un razzismo intrinseco.

"Dobbiamo fare una distinzione tra il nostro sport, il motorsport, e la musica rap. Non siamo rapper, sai. Loro dicono la parola con la ‘F' quante volte al minuto? Non ci siamo. Quelli sono loro, noi siamo noi" è stato difatti il commento rilasciato a Motorsport.com con cui Ben Sulayem ha spiegato la sua richiesta inoltrata alla Formula 1 di intraprendere azioni al fine di ridurre il linguaggio scurrile nei team radio che vengono poi trasmessi in TV.

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Un commento che il campione del mondo in carica e attuale leader del Mondiale Max Verstappen è stato il primo a criticare apertamente: "Non sono nemmeno riuscito a dire la parola con la ‘F' e non è nemmeno così grave, giusto? Voglio dire, la macchina non funzionava, la macchina era fottuta, e scusatemi per il linguaggio, ma dai, cosa siamo? Bambini di cinque anni? Bambini di sei anni? Anche se un bambino di cinque o sei anni ci guarda, alla fine imprecherà comunque, questo non cambia nulla" ha infatti detto nella conferenza stampa alla vigilia del GP di Singapore facendo riferimento alle tante parolacce espresse in radio nell'ultimo GP d'Ungheria che avevano addirittura portato il suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, a riprenderlo pubblicamente.

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Se dunque è stato il contenuto delle dichiarazioni del Presidente FIA a far infuriare Verstappen, a provocare la stessa reazione in Lewis Hamilton (che invece si è detto d'accordo con l'idea di chiedere ai piloti di ridurre l'uso di parolacce suggerendo anche che prevedere delle multe potrebbe essere un ottimo deterrente) è stato il modo in cui Ben Sulayem ha esternato il suo concetto.

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"Non mi piace come lo ha espresso. Il paragone con i rapper è molto stereotipato e, se pensiamo al fatto che la maggior parte dei rapper sono neri, ha detto anche: ‘Noi non siamo come loro'. Quindi penso che quelle siano le parole sbagliate. C'è un elemento razzista in quello che ha detto" ha infatti detto il 39enne britannico della Mercedes, ma promesso sposo della Ferrari, riguardo a ciò che ha detto il numero uno della Federazione Internazionale nello spiegare la sua volontà di limitare e condannare il turpiloquio dei piloti F1 nei team radio che vengono poi trasmessi dalle televisioni.

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