Guai per il presidente dell’ACI, indagato per falso in atto pubblico: nascosti 3,5 milioni di euro
Il presidente dell'ACI Angelo Sticchi Damiani finisce nei guai a pochi giorni dal GP d'Italia della Formula 1 2023. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera infatti il numero uno dell'Automobile Club d'Italia sarebbe indagato dalla Procura di Roma per il reato di falso in atto pubblico in quanto tra il 2017 e il 2020 avrebbe taroccato le autocertificazioni riguardanti i redditi percepiti dagli incarichi pubblici ricoperti nascondendo nel complesso alcuni milioni di euro, reato che prevede una pena che può arrivare a due anni di reclusione.
Il pubblico ministero Carlo Villani contesta infatti al 78enne, in carica all'ACI dal 2011, di aver mentito sul proprio stipendio annuale percepito dal suo impegno nel settore pubblico di modo da aggirare il tetto massimo fissato per i manager pubblici da 240mila euro all'anno (secondo gli inquirenti negli anni oggetto d'indagine il suo guadagno annuo attraverso le cariche ricoperte nelle società appartenenti alla galassia ACI sarebbe stato nettamente superiore al milione e mezzo di euro). L'indagine sarebbe partita da una denuncia interna all'Automobile Club d'Italia che avrebbe portato la Procura a fare luce sulle dichiarazioni fatte da Angelo Sticchi Damiani tra il 2017 e il 2020.
Da qui sarebbe emerso che quanto dichiarato dal Presidente dell'ACI non corrisponderebbe al vero: dal 2017 al 2020 infatti avrebbe dichiarato un guadagno di 246mila euro all'anno mentre in realtà nel 2017 avrebbe intascato 655mila euro (oltre ad aver dichiarato uno stipendio più baso percepito come numero uno dell'ACI avrebbe anche omesso i guadagni percepiti come presidente del cda di Sara Assicurazioni e di Sara Vita partecipate all'80% dall'ACI e quindi sottoposte alla normativa inerente gli introiti dei manager pubblici), nel 2018 circa un milione di euro, nel 2019 un milione 590mila euro e nel 2020 un milione 320mila euro. Stando alle indagini dunque Angelo Sticchi Damiani (che ha ora a disposizione venti giorni per esporre le proprie ragioni ai magistrati) in quattro anni avrebbe tenuto nascosti ben tre milioni e mezzo di euro guadagnati attraverso i diversi incarichi pubblici ricoperti.