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Gino Borsoi: “Martin campione MotoGP contro chi pensava ai complotti. A Bagnaia dico solo una cosa”

Intervista a Gino Borsoi, l’uomo dietro la vittoria del Mondiale di MotoGP di Jorge Martin: “Il numero 1 sarebbe corretto dividerlo in tre tra Jorge, Prima Pramac e team ufficiale. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla sportività di Ducati”.
A cura di Fabio Fagnani
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Un campionato da incorniciare, una squadra coesa e un pilota con il talento e la determinazione per scrivere la storia. Jorge Martin ha conquistato il titolo MotoGP al termine di una stagione epica, portando il suo nome tra i grandi del motociclismo. Ma dietro a ogni successo c’è un lavoro di squadra, un filo conduttore fatto di sacrifici, intuizioni tecniche e strategie vincenti. Gino Borsoi, direttore sportivo di Prima Pramac Racing, ha raccontato a Fanpage.it i momenti chiave di questo cammino straordinario: le sfide, i successi e la tensione vissuta nel box fino all’ultimo giro di un’impresa che resterà nella memoria degli appassionati.

Un 2024 pazzesco, un percorso lungo, fatto anche di qualche caduta e poi di risalita che però parte da lontano e sicuramente dalla scorsa stagione.
È ovvio che i risultati positivi del 2024 arrivano grazie alle performance e ai passi in avanti fatti nel 2023. La passata stagione, nonostante abbia vinto poi Bagnaia, è stata pur sempre una grande stagione con Jorge Martin che è arrivato secondo e con il team Prima Pramac che ha vinto la classifica come miglior team indipendente. Quelle esperienze ci hanno fatto aprire gli occhi e ci hanno fatto capire dove potevamo migliorare per vincere il titolo e devo dire che le cose sono andate così: abbiamo capito gli errori, abbiamo migliorato i risultati dell’anno precedente e la conseguenza è stata quella di vincere il titolo.

Qual è stata la chiave di Volta della stagione? La notizia di Marquez in Ducati ufficiale nel 2025 arrivata al Mugello?
Sì, il Mugello è stato un momento di flessione e di riflessione della stagione. Ci siamo trovati davanti a una situazione non compresa, non sperata e difficile da accettare. Prima di tutto da Jorge che si aspettava di andare nel team ufficiale, ma anche da parte della squadra perché pensavamo e speravamo per lui che ci fossero i presupposti per vederlo in rosso. È stato un momento critico perché dovevo cercare di mantenere la squadra in un mood positivo perché è chiaro che la mente inizia a derivare su pensieri negativi quando non ti spieghi alcune cose, non le capisci, non ti capaciti e questo ti distoglie dall'obiettivo. Siamo riusciti ad entrare in una sorta di bolla e lavorare sempre al meglio come se fossimo una famiglia con l’obiettivo di portare a casa il massimo da ogni gran premio e non fare errori. Credo che la chiave di volta sia stata questa.

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Si parla sempre troppo poco delle figure manageriali, ma sono fondamentali. Tu sei stato un gestore incredibile. Mai una parola di troppo, sempre presente, sempre positivo, poi ovviamente si parla dei piloti, ma bisogna sottolineare il vostro lavoro.
Ti ringrazio per le parole, ma come hai detto cerco di non essere mediatico o di esserlo il giusto. Anche perché esserlo è un’arma a doppio taglio e ti esponi ad errori, a critiche, diventi un bersaglio facile. Nel momento della scelta di Ducati è stato complicato fare un passo indietro. Da una parte c’era chi stava dalla tua parte, non capendo la scelta dell’azienda bolognese, dall’altra i tifosi, gli appassionati, che iniziavano a dubitare della possibilità che Martin potesse vincere il titolo per via di questo “incidente” diplomatico. Ho cercato di evitare i social, di sapere cosa pensava la gente, ma continuavo a parlare con i ragazzi del team, cercando di pensare solo al Mondiale.

In quel momento in molti hanno pensato: “Ok, adesso il titolo a Jorge non lo fanno vincere”. E invece…
Era lecito pensare anche così perché fino a oggi nessuno in MotoGP ci era mai riuscito prima. Con la scelta di Ducati di prendere Marquez e non Martin diventava naturale per molte persone pensare che non l'avrebbero aiutato. È abbastanza normale pensare così, anche perché spesso le persone preferiscono pensare alle cose negative, alle strategie complottistiche, piuttosto che a una bella favola, un sogno, una storia. Non credeva quasi nessuno, io ci credevo, ma eravamo in pochissimi.

In questo senso bisogna sottolineare la sportività e la lealtà di Ducati. Dovrebbe essere una qualità scontata, ma non lo è più al giorno d’oggi.
Certo, i complimenti vanno a Ducati, a Dall’Igna, a Domenicali. Fino a prima della fine della stagione erano solo parole, promesse, ma poi sono diventati fatti, realtà, qualcosa di concreto. Non ho mai avuto dubbi sulla loro lealtà sportiva. Avevo addirittura paura che se avessimo sbagliato noi qualcosa poteva ritorcersi contro di loro perché veniva vista come qualcosa di deciso dall’alto, di pilotato. Per fortuna non abbiamo sbagliato e abbiamo vinto.

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Molti dicono che il vero vincitore è Bagnaia per le undici vittorie. Io dico che proprio perché Martin ha dovuto scontrarsi con un campione come Pecco la vittoria è stata ancora più incredibile, smisurata, pazzesca.
Sì, è stata pazzesca ed è chiaro che vincere contro un avversario che ha vinto undici gare sia un valore aggiunto. Credo che quello che abbiamo affrontato è il miglior Pecco di sempre. Questo rende ancora più merito al mondiale di Jorge e alla sua costanza. Il livello è stato altissimo e lo hanno costantemente dimostrato sia in qualifica che in gara. La testa va subito alla Malesia. È stata una gara spettacolare. Un livello altissimo. I tempi che hanno fatto non erano nemmeno immaginabili e guidavano con una certa facilità. Sembrava che danzassero. Marquez era dietro di loro e non riusciva nemmeno ad avvicinarsi per superarli.

Ma adesso il numero 1 in MotoGP, chi è giusto che lo esponga nel 2025? Jorge su Aprilia, Ducati o il team Prima Pramac in Yamaha?
Direi che sarebbe corretto dividerlo in tre. Un terzo a testa e siamo tutti contenti. Martin se lo merita per la vittoria, per le gare, per le prestazioni. Prima Pramac se lo merita per il grande lavoro svolto tutta la stagione e ovviamente lo merita anche Ducati perché né il team né il pilota, quest’anno, avrebbe vinto senza questa moto.

Come hai preso questo divorzio sportivo con Martin?
Il cuore è diviso in due. Sono molto felice per ciò che abbiamo fatto. Lui iniziò in Moto3 con me quando eravamo ad Aspar con la Mahindra e sia lui che Pecco erano miei piloti e abbiamo concluso questa avventura con il titolo in MotoGP. Sono felice che Jorge possa andare in un team ufficiale, mi spiace ovviamente che non sia più un mio pilota.

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Se fossi stato il team principal di Bagnaia cosa gli avresti detto dopo l’ultima gara a Barcellona? Undici gran premi e zero titoli.
Bagnaia ha fatto una stagione fenomenale. L’unica cosa che posso dirgli è che quando non si vince, si impara. È quello che abbiamo fatto noi. Lo scorso anno siamo arrivati secondi, abbiamo imparato dai nostri errori e poi abbiamo messo in pratica, vincendo il titolo. Se si riguarda tutta la stagione e capisce cosa non ha funzionato del tutto diventerà ancora più forte nel 2025.

Il titolo della prossima stagione sarà solo tra Bagnaia e Marquez?
Loro saranno lì per giocarsi il titolo. Attenzione ovviamente ad Aprilia con Jorge. Aggiungo però anche Yamaha con Quartararo, magari non per il titolo al primo nostro anno insieme, ma il gap lo vogliamo ridurre sin da subito perché passi in avanti ce ne sono e ce ne saranno. E anche KTM che con quattro alfieri quotati è comunque presente per giocarsi le vittorie.

Adesso inizia il periodo di quiete. Grandi feste, riposo, cosa fai?
Lavoro, lavoro, lavoro. Guarda sono davanti al pc perché prima della nostra chiacchierata stavo lavorando. Ieri sono tornato da un test fatto a Jerez de la Frontera. Insomma, non ci si ferma mai. E questo cambio di marca non è sicuramente facile. Il periodo invernale è forse il periodo più complicato per noi che non siamo piloti.

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