Gian Carlo Minardi: “Imola ’94 il GP più difficile. Fu dura dire ad Alboreto che Senna non c’era più”
Il GP di Imola è pur sempre quello di casa per Gian Carlo Minardi, anche se il podio non è mai arrivato. Domenica si torna finalmente al Santerno, dopo lo stop nel 2023 per maltempo. Sarà anche il Gran Premio dei 30 anni dalla scomparsa di Senna, definito come un “fratellino minore” a cui dare “consigli importanti per la carriera, come nel 1993”. Proprio quel maledetto fine-settimana del 1994 che portò via Ayrton e Roland Ratzenberger “fu il più duro della carriera”. Minardi, 76 anni, ripercorre quei momenti, volgendo anche lo sguardo al presente e futuro.
Minardi, finalmente a Imola. Possiamo aspettarci una Ferrari più vicina alla Red Bull?
“Ventuno GP disputati a Imola, da costruttore, non sono pochi, al di là dei risultati. Vedere la gente che ancora oggi riempie le tribune, che mi saluta e ricambia il lavoro fatto in questi anni è impagabile. Ci aspettiamo una Ferrari decisamente meglio rispetto al 2023, anche se la Red Bull resta l’auto da battere, nonostante il clima difficile che si respira all’interno di Milton Keynes (lo scandalo sexgate con al centro Horner e l’addio del d.t. Newey, ndr). Vasseur sta facendo un buon lavoro e per Imola ha stravolto l’auto con i primi pesanti aggiornamenti di stagione. Ho grande curiosità di scoprire la loro efficienza, sperando possano rendere bene in pista. Far bene o male è un attimo, in 7-8 decimi in qualifica ci sono diversi team del Q3. Anche sul passo-gara la Ferrari ha fatto un grande passo in avanti, non però ancora definitivo”.
La McLaren e la Mercedes vivono due differenti momenti…
“Anche loro porteranno ulteriori aggiornamenti a Imola (la McLaren ne ha già portati alcuni in Cina, la Mercedes a Miami, ndr). Dopo la Florida, qui finalmente si correrà su un circuito vero, dalle tante incognite per i piloti, perché è facile sbagliare. La Mercedes sta vivendo un momento di difficoltà, la McLaren è in grande crescita, la speranza è di vederle vicine alla Red Bull, insieme alla Ferrari. Ci sarebbe più spettacolo per il pubblico”.
Già da prima del suo addio alla Red Bull, in molti hanno dato l’uscente direttore tecnico Adrian Newey vicino alla Ferrari. Sarebbe l’uomo giusto per far tornare Maranello a vincere?
“La Ferrari ha bisogno di nuove ingegneri e di tecnologie per un’auto in grado di battersela per la vittoria. Newey è già stato cercato altre volte. Dico solo che chi lo prenderà ci potrà soltanto guadagnare, visto il suo passato di successo sia in Indycar con la March, sia in F1. Ha saputo creare una Williams stravincente negli Anni 90 dopo un momento di difficoltà, uguale ha fatto con la McLaren, mentre in Red Bull ha guidato due domini con Vettel (dal 2010 al 2013, ndr) e con Verstappen (dal 2021 a oggi). Sinceramente lo vedo meglio con la casacca dell’Aston Martin rispetto a quella della Ferrari, considerando che ha sempre voluto ottenere grandi vittorie nei team più in difficoltà. La Rossa invece è già grande di suo”.
Dal 2026 cambieranno i nuovi regolamenti legati ai motori, che avranno una parte elettrica ancor più potenziata. Le piace il cambiamento o è un nostalgico dei propulsori aspirati di una volta?
“Senza passato non ci sarebbe un presente e un futuro, ma ritengo che questa sia la strada da percorrere, senza guardare indietro. Il mondo è cambiato così come quello dei motori, che sta andando verso soluzioni ancora oggi difficili da prevedere”.
Secondo alcuni nel futuro si tornerà a un solo GP in Italia con Imola usata come “leva” perché Monza compisse i propri lavori di ammodernamento del suo circuito. Si deve temere per il peggio?
“Monza e Imola sono due circuiti differenti. Monza i suoi lavori li ha programmati da tempo e li sta facendo, nonostante le spese alte e la burocrazia che rallenta i tempi. A Imola abbiamo la Motor Valley, che è il centro più tecnologico al mondo, sia per lo sport motociclistico sia automobilistico. Stiamo lavorando e se ci sarà possibilità di rinnovare un contratto dopo il 2025, lo faremo. I costi non sono certamente diminuiti, anzi sono aumentati, e due GP italiani in un calendario di 24 appuntamenti non sono pochi. Ci vorrà la partecipazione di tutti come oggi, non solo dell’autodromo o della Regione Emilia-Romagna, dato che due GP costano circa 800 milioni. Un segnale di forza che l’industria italiana dimostra non solo nel motorsport, ma anche nel mondo dell’automotive”.
Quello di domenica sarà il GP del 30° anniversario dalla morte di Ayrton Senna, come lo ricorda oggi?
“Per me Ayrton è stato un fratello minore, a cui dare qualche consiglio importante in carriera. Se in occasione del trentennale dalla sua scomparsa (lo scorso primo maggio, ndr) molte persone sono venute qui in Romagna a celebrarlo, ciò fa capire quando sia ancora speciale e presente. Probabilmente oggi lo vedrei come un grosso funzionario del Governo brasiliano, o forse presidente della Fia”.
Con lui il rapporto fu speciale, tanto da provare alcune volte a portarlo alla Minardi…
“Parlammo più volte di questa possibilità, come prima del Mondiale 1993, quando i rapporti in McLaren con Ron Dennis (allora team principal, ndr) si erano deteriorati. Fui io a sconsigliarli gli correre con noi. Nel momento più alto della sua carriera non era il caso che si unisse a un team piccolo come il nostro. Gli consigliai di fare un contratto a gettone, ‘gara per gara’, basato sui punti conquistati e sui risultati. Mi ringraziò per questo consiglio e così fece (con un contratto di un milione di dollari a GP, ndr)”.
Nel 1982 lei offrì veramente un contratto a Senna, ma in F2.
“Ayrton era impegnato in Formula Ford, noi in Formula 2. Mi venne segnalato da Paolo Barilla (ex pilota di F2 con la Minardi, ndr) e durante il weekend di Hockenheim lo invitai a cena in hotel. Gli offrii fino a 50 milioni di lire per venire a correre con noi nella categoria, ma Ayrton garbatamente rifiutò. Mi ringraziò molto gentilmente in quanto ero stato il primo a offrirgli dei soldi per correre, invece che chiedergliene. Da quel giorno, in concomitanza delle gare di F2 e Formula Ford, Senna tornò sempre nel nostro motorhome per mangiare. Da allora siamo sempre rimasti in ottimi rapporti”.
E quella famosa ammissione davanti a suo papà Milton?
“Forse per sdebitarsi dell’offerta, disse davanti a me, a suo padre e ad alcuni amici ‘Vinco cinque titoli mondiali come Fangio, poi corro per la Minardi”. Non so se alla fine sarebbe venuto o meno, ma mi è bastata solo quella frase per darmi gratificazione”.
Dopo l’incidente che lo ha portato alla morte, in quel maledetto primo maggio 1994, il livello di sicurezza in F1 è migliorato.
“Si è trattato purtroppo di un incidente iellato e non di un problema di pista, nonostante i botti al Tamburello di Berger (nel 1989, ndr) e Alboreto (1991). Probabilmente la sospensione che ha perforato il casco di Ayrton si sarebbe oggi disintegrata essendo in carbonio. Allora le modifiche della Fia erano già state decise, purtroppo sono arrivate solo dopo l’incidente. Senna era un loro promotore, tanto da partecipare alle riunioni con la Fia. Tutti quanti dopo quell’incidente ci rendemmo conto che bisognava fare qualcosa, al di là delle sentenze che ci furono (contro Frank Williams, Newey e Patrick Head, ndr)”.
Quel weekend al Santerno del 1994 fu iellato anche per l’incidente durante il pit di Alboreto con la sua Minardi, che colpi cinque meccanici per una ruota mal fissata.
“Dico solo che Alboreto in quella occasione fu provvidenziale. Nel suo contratto a inizio stagione fece mettere la clausola che sarebbe rientrato a una velocità di 60-70 km/h ai box per il cambio-gomme, nonostante ancora non ci fosse la regola del limitatore e le auto arrivavano intorno ai 100 km/h. Dopo quell’incidente, si fece sentire e venne ascoltato dal successivo GP di Montecarlo. Quella di Imola ’94 fu sicuramente il mio GP più duro in 21 anni di motori e 340 gare di F1 alle quali ho partecipato come costruttore. La cosa più difficile fu dire ad Alboreto e a Martini che Ayrton non c’era più”.
L’incidente di Grosjean nel primo GP del Bahrain 2020, di Verstappen a Silverstone nel 2021 con 51 di forza G, ma anche il botto di Max e Hamilton a Monza lo stesso anno e quello di Zhou in Inghilterra nel 2022. Tanti incidenti finiti senza conseguenze, grazia a una migliorata sicurezza. Il livello di per sé è già alto, ma cosa si potrebbe fare di più in F1 per migliorarla?
“Il motorsport è pericoloso e quindi si deve sempre lavorare per migliorare il più possibile. La Fia lo sta facendo, con studi approfonditi su incidenti del passato. È arrivato l’Halo, l’Hans, sono stati aumentati i crash test. La Federazione si aggiorna continuamente analizzando i botti inaspettati in pista e ha già pubblicato una direttiva all’altezza (la 8856-2018, ndr), così come verrà fatto con il regolamento in arrivo nel 2026. L’importante è non abbassar mai la guardia, mantenendo questo trend ‘positivo’ che dura da 10 anni e non ha portato incidenti mortali (l’ultimo fu quello di Jules Bianchi per le conseguenze del GP di Suzuka 2014)”.
Oltre alla sicurezza, è cambiata anche la regia in fatto di incidenti. Dopo l’incidente di Ayrton, la Rai rimase in diretta per 15-20 minuti a riprendere la scena. Oggi invece è tutto cambiato…
“Anche la regia è cambiata al giorno d’oggi, essendo un servizio di Liberty Media. C'è n’è una centralizzata in tutti i GP per le televisioni che acquistano i diritti. È cambiato il modo di riprendere e di vedere in diretta e sinceramente va bene così, perché non ha senso ‘pubblicizzare’ un incidente come capitò allora con Senna. Solo nel momento che un pilota è salvo, come fu ad esempio con Grosjean in Bahrain nel 2020, ha senso far vedere le immagini”.
La Mercedes viaggia in un momento difficile, una crisi senza via d’uscita?
“È a otto decimi dalla pole come dimostrato nelle qualifiche Miami, quindi si tratta solo di imboccare la strada giusta. A Imola, come in Florida, porteranno diversi aggiornamenti importanti. Spero che funzionino”.
Hamilton è pronto alla Ferrari dal 2025, chi vede bene al suo posto?
“Sinceramente è un rebus, dato che Alonso ha prolungato con l’Aston Martin e non vedo Sainz per quel sedile. Piuttosto me lo immagino in Audi, caldeggiato da suo papà Carlos (due volte campione rally, ndr). Deve solo decidere se fare un anno di transizione in qualche altro team o buttarsi subito in questa avventura”.
In futuro il nome per la Mercedes potrebbe essere quello del 17enne talentino di casa Andrea Kimi Antonelli.
“Il percorso che sta facendo è giusto, corretto. Mi auguro che lo lascino lavorare e crescere in F2, nonostante le voci lo diano sulla Williams dopo l’estate, quando farà 18 anni e otterrà la Superlicenza. Bisogna tenerselo stretto perché può diventare un grande talento e intanto come Scuola federale Aci ci prendiamo i meriti, dato che stiamo continuando a lavorare per far crescere i piccoli piloti di talento del futuro”.