Franco Uncini: “Per la sicurezza dei piloti in MotoGP esiste un problema che oggi non ha soluzione”

Franco Uncini è una figura iconica del motociclismo. Campione del mondo nella classe 500 nel 1982, ha lasciato il segno non solo per le sue imprese in pista, ma anche per il suo fondamentale contributo alla sicurezza nel mondo delle due ruote. Dopo il ritiro dalle competizioni, ha dedicato la sua carriera a migliorare la protezione dei piloti, lavorando come responsabile della sicurezza per la Federazione Internazionale di Motociclismo (FIM). Alla fine del 2022 lascia il suo incarico in Dorna, ma rimane legato al mondo dei motori come consulente. In questa intervista, Uncini ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e la sua visione sulla MotoGP attuale e futura.
Sei stato un grande pilota, un campione del mondo, ma anche un punto di riferimento per la sicurezza nel motociclismo. Ti senti più pilota o più dirigente?
Un po' entrambi. Non mi sento più pilota nel senso stretto, perché non corro più, anche se qualche volta giro in pista. Ma la mentalità del pilota non passa mai. Guardo le gare con spirito critico e mi capita di fare osservazioni o complimenti quando li ritengo opportuni.
Per quanto riguarda il mio ruolo nella sicurezza, penso di aver fatto un buon lavoro, ma è giusto condividere il merito con chi ha creduto in me, come Carmelo Ezpeleta e i vari presidenti della Federazione. Negli ultimi dieci anni sono stato il responsabile delle omologazioni dei circuiti, quindi avevo la responsabilità di firmare l'idoneità dei tracciati.
Qual è stato l’aspetto più complicato nella gestione della sicurezza?
Ho passato molte notti insonni. Ti racconto un aneddoto: nei primi anni '90, la Dainese ci aveva fornito dieci air fence da posizionare nei punti critici dei circuiti. Nel 1994, a Le Mans, avevo un dubbio su dove posizionarli. Chiesi a Kevin Schwantz di fare un giro della pista con me e confrontarci. Alla fine, mi disse: "Franco, stai facendo un gran lavoro, decidi tu". Fu un bel complimento, ma anche una grande responsabilità. Con il tempo, la sicurezza è diventata una priorità grazie anche alla Dorna e alla Federazione, che hanno capito che garantire l'incolumità dei piloti significa anche migliorare l'immagine dello sport. Abbiamo lavorato molto per implementare nuove misure, come l’ampliamento delle vie di fuga e l’introduzione di barriere più sicure.
Quale circuito è stato più difficile da modificare?
Ce ne sono stati tanti, ma sicuramente Imola e Monza sono tra i più complessi. Imola è dentro una città, con spazi di fuga limitati da edifici e strade. Monza è nel parco, quindi ci sono vincoli ambientali che rendono difficile intervenire.
Perché la Formula 1 può correre a Monza e la MotoGP no?
Perché la sicurezza è concepita in modo diverso. In Formula 1, la macchina è una cellula di sicurezza e gli impatti vengono assorbiti dalla struttura del veicolo. In MotoGP, invece, il pilota e la moto sono due entità separate, e l’unico modo per proteggere il pilota è evitare impatti con ostacoli.

Si stanno sviluppando nuove tecnologie per proteggere i piloti, come esoscheletri o materiali flessibili che diventano rigidi all’impatto. Sai se ci sono aziende che stanno lavorando a queste soluzioni?
La ricerca non si ferma mai. Uno dei problemi più gravi oggi è quando un pilota cade e viene investito da chi lo segue. Al momento non abbiamo una soluzione tecnologica, ma la speranza è che in futuro si trovi qualcosa. Stiamo già vedendo progressi con le tute airbag e altre innovazioni che migliorano la sicurezza.
Passiamo alla MotoGP 2024: è stato più un titolo vinto da Martín o perso da Bagnaia?
Sono stati entrambi eccezionali. Bagnaia ha avuto qualche sfortuna in più e Martín ne ha approfittato. Meritavano entrambi il titolo. Complimenti anche a Bastianini e a Márquez, che hanno reso il mondiale entusiasmante. La stagione è stata combattuta fino all’ultimo, e questo ha reso tutto più emozionante.
Pensi che Bagnaia e Márquez appartengano alla stessa categoria di grandi campioni come Rossi, Lorenzo e Stoner?
Bagnaia è fortissimo e merita di essere considerato tra i grandi. Forse è meno mediatico di altri, ma ha dimostrato di poter vincere anche in condizioni difficili. Pecco è formidabile. Non ci sono dubbi. Non spacca lo schermo, non si espone tanto, forse arriva poco, ma è incredibile. E secondo me continua a migliorare.
E con Marc cosa succederà?
Márquez è un fuoriclasse, il 2025 sarà un anno spettacolare. Ci sarà molta competizione, e vedere questi due confrontarsi con le stesse moto sarà davvero interessante.
Ducati dominerà ancora?
Probabile, anche se sarebbe stato bello vedere Martín su una Ducati ufficiale, ma sarà interessante anche la sfida di Jorge su Aprilia (dopo i test di Sepang ha rimediato un infortunio, è a rischio la prima gara del Mondiale, nda). Aprilia ha dimostrato di poter competere ad alti livelli, e con Martín potrebbe fare un ulteriore salto di qualità.

Pedro Acosta può vincere un GP nel 2025?
Sì, ha talento ed è già vicino ai migliori. Con la KTM, che rimarrà simile al 2024, ha buone possibilità. Se continua così, diventerà presto uno dei protagonisti assoluti della categoria.
I giovani italiani in Moto2 e Moto3 sembrano meno competitivi rispetto al passato. Cosa ne pensi?
Il ricambio generazionale è ciclico. L’Academy di Valentino Rossi ha fatto un ottimo lavoro e ha portato in MotoGP tanti talenti, come Bagnaia e Bastianini. Tra qualche anno vedremo se ci saranno nuovi italiani in grado di emergere. Ci sono molti ragazzi promettenti, ma serve tempo per vederli crescere e consolidarsi.
È un Mondiale Made in Italy?
Sicuramente Ducati sta monopolizzando le vittorie. Poi c'è Aprilia che sta salendo e con la coppia Martin-Bezzecchi vuole puntare in alto. Difficile la situazione di KTM che proverà comunque a stringere i denti sportivamente anche se no si è mai tranquilli quando ci sono noie societarie, fallimenti, sono preoccupazioni vere. Abbiamo bisogno anche dei giapponesi. Yamaha sta tornando e ci aspettiamo si risollevi anche Honda che sta rivoluzionando il suo comparto corse.
Ma Franco Uncini andrà mai in pensione?
Teoricamente ci sarei dovuto andare a fine 2022, quando ho concluso la mia collaborazione con Dorna, ma non è successo. Nel senso che sono ancora coinvolto con la Federazione: faccio quattro gran premi all'anno come Steward per gli appelli. In sostanza, se un pilota viene penalizzato può accettare o meno la sanzione. Nel caso non l'accettasse e facesse appello, viene da me. Poi sono consulente per una società che costruisce e modifica i circuita e, inoltre, seguo una società che crea gli asfalti per i circuiti altamente professionali e all'avanguardia.