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Ferrari in crisi, Mattia Binotto rischia il posto. Ma un altro cambio al vertice non serve

19 punti nelle prime due gare del Mondiale 2020. La Ferrari è quinta nel Campionato Costruttori, un avvio deludente. E adesso rischia il posto Mattia Binotto, il team Principal della casa di Maranello. Ma Camilleri e John Elkann farebbero bene a riflettere perché negli ultimi anni la Ferrari ha cambiato tantissimo e non ha vinto nessun titolo. Nella Formula 1 la continuità è l’unica via.
A cura di Alessio Morra
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Il Gran Premio di Styria per la Ferrari sarà, purtroppo, indimenticabile. Alla seconda curva Leclerc è finito sopra Vettel. Risultato entrambi i piloti fuori subito. Il tedesco è riuscito ad arrivare ai box prima di entrare in garage, il monegasco ha cambiato le gomme e il muso è tornato in pista, ma quando la Safety Car ha lasciato pista libera si è ritirato pure lui. Ora tutti sono in discussione, anche Leclerc che pure nella prima gara aveva fatto il ‘fenomeno'. I problemi della ‘Rossa' sono tanti, è impossibile riuscire a risolverli in pochissimo tempo. Il Mondiale 2020, con qualche eccezione, non dovrebbe regalare troppe gioie ai piloti e ai tifosi che forse si stanno già iniziando a rassegnare. E in discussione c'è anche il Team Principal Mattia Binotto. Sicuramente ha commesso una serie di errori, ma in questo momento alla Ferrari non servirebbe cambiare ancora. Il passato dovrebbe insegnare qualcosa al team di Maranello.

Mattia Binotto è in discussione

La Ferrari per 21 anni non ha vinto il titolo Mondiale piloti. Dopo il trionfo di Scheckter del 1979 l'alloro lo ha riportato Michael Schumacher nel 2000 – con la Rossa che si era giocata il successo finale nei tre campionati precedenti. Schumi poi vinse altri quattro Mondiali, anche Raikkonen divenne campione. Era il 2007. Poi, più nulla: zero tituli per la Ferrari che tra il 2008 e il 2012 è stata molto competitiva e ha lottato nelle ultime stagioni anche con Vettel. Ora tutto sembra da buttare. La Ferrari è quinta nel campionato Costruttori. Mattia Binotto sembra già in discussione, si fanno i nomi di possibili successori, che potrebbero salire sul ponte di comando prima della fine della stagione.

I troppi cambi al vertice della Ferrari

La Ferrari ha tantissimi problemi – è un secondo più lenta rispetto all'anno scorso, colpa del motore (e qui bisognerebbe capire davvero cosa è successo) – ma cambiare la guida sarebbe sbagliato. Quello che è successo dal 2014 in poi dovrebbero essere ben impresso a Camilleri e John Elkann. Domenicali, che era il team principal, decise di dimettersi, dopo una vita (piena di successi) in Rosso. Montezemolo puntò su Marco Mattiacci, che gestì tutta la stagione e lasciò il ruolo di Direttore della Ferrari North America. Nell'autunno seguente Marchionne decise di sollevare dall'incarico di presidente Montezemolo, lo sostituì e scelse Maurizio Arrivabene come nuovo ‘capo' della scuderia di Formula 1. Con l'arrivo di Vettel la Ferrari cresce, nel 2017 e nel 2018 lotta quasi fino alla fine con Hamilton. Due titoli persi pure per una serie di errori, e a fine 2018 Camilleri e Elkann hanno deciso di sollevare Arrivabene e misero sul trono a Binotto, che pare non avesse buoni rapporti con il suo ex ‘principale', che passò da ‘Direttore Tecnico' a Team Principal.

Cambiare ancora sarebbe sbagliato

E ora Binotto rischia di essere liquidato e anche in tempi brevi. Sarebbe un errore. Perché se è vero che questa stagione sembra segnata, è altrettanto vero che un altro cambiamento non farebbe altro che allungare i tempi del ritorno in grande stile ai vertici della Ferrari. Perché bisognerebbe ricominciare tutto daccapo. E considerato che con la firma di Leclerc fino al 2024 e il biennale Sainz ufficializzato in primavera ora sarebbe più corretto dare continuità al progetto.

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