Ferrari, giallo sull’accordo “segreto” con la FIA dopo le indagini sul motore 2019
La Federazione Internazionale dell’Automobilismo (FIA) ha diffuso un comunicato ufficiale in cui rivela di aver raggiunto un “accordo” con la Ferrari in seguito alle indagini sulla power unit 2019. Durante la passata stagione, il propulsore del Cavallino montato sulle monoposto di Sebastian Vettel e Charles Leclerc era stato oggetto di verifiche tecniche in seguito al sospetto di possibili violazioni del regolamento perché sembrava che l’unità utilizzasse un sistema in grado di aggirare le restrizioni per quanto riguarda il sensore del flusso di carburante.
Ferrari, giallo sull'accordo "segreto" con la FIA
L’investigazione non è mai stata ufficializzata ma, dopo il GP del Brasile a Interlagos, era trapelato che i commissari avevano sequestrato parti del sistema di alimentazione di tre monoposto, nello specifico una Ferrari, una vettura di un team clienti della Ferrari (Alfa Romeo o Haas) e una terza auto che non avrebbe avuto nulla a che fare con quella di Maranello. Indiscrezioni che, solo dopo i test pre-campionato del 2020 trovano conferma nel comunicato diffuso dalla FIA nonostante nel testo non venga comunque fatto cenno dei dettagli che, si legge, resteranno segretati.
Dopo approfondite indagini tecniche – dichiara la Federazione nella nota – la FIA annuncia di aver concluso la sua indagine sul funzionamento della power unit della Ferrari e aver raggiunto un accordo con il team. I dettagli dell’accordo rimarranno tra le parti”.
Nessun accenno dunque ad eventuali irregolarità o alla possibilità che non siano state trovate violazioni. Perché? Difficile trovare una spiegazione a quello che è già stato definito come un accordo “segreto” da molti addetti ai lavori, esplicitato da un comunicato che, anziché cancellare i dubbi su eventuali irregolarità, li alimenta. La FIA, che avrebbe dovuto mettere a tacere i sospetti di squadre come Red Bull e Mercedes, ha inoltre aggiunto un ulteriore paragrafo alla sua nota che in qualche modo conferma l’ambiguità della situazione. “La FIA e la Scuderia Ferrari – si legge sempre nella dichiarazione – hanno concordato una serie di impegni tecnici che miglioreranno il monitoraggio di tutte le power unit di Formula 1 che verranno sviluppate nelle prossime stagioni, oltre ad assistere la FIA in altri compiti normativi e nelle sue attività di ricerca sulle emissioni di carbonio e carburanti sostenibili”.
La Ferrari 2020 più lenta di quella del 2019
Di conseguenza, la Ferrari sarebbe stata costretta a sviluppare l’unità del 2020 in modo tale da rientrare all’interno di queste restrizioni. Una conferma indiretta arriverebbe proprio da quanto visto nei test di Barcellona, dove il motore di Maranello non si è avvicinato alle prestazioni della passata stagione. La monoposto del Cavallino è stata infatti la sola che, rispetto al 2019, non ha abbassato i tempi sul giro, risultando di circa 1 decimo e mezzo più lenta dello scorso anno. Del resto anche Mattia Binotto ha ammesso che la SF1000 “non è abbastanza veloce, e di questo ne sono certo” le sue parole al termine dei collaudi al Montmelò.
Un appunto che, per più di qualcuno, significherebbe semplice pretattica (“Attenti a non sottovalutarli” ha spiegato il numero uno della Red Bull, Christian Horner) e la volontà della Scuderia di nascondersi e non mostrare il vero potenziale (“La Ferrari può andare molto più veloce di così” ha invece dichiarato l team principal Mercedes, Toto Wolff). Resta ora da capire quale sarà la vera distanza della Rossa dalle rivali. “Solo Melbourne e le prime gare potranno dirci il vero potenziale” ha proseguito Wolff, e basterà aspettare poco (Coronavirus permettendo) per avere il responso della pista visto che il campionato scatterà dall’Australia nel weekend del 15 marzo.