Fallimenti, delusioni, errori: la salita prima del dominio eterno di Schumacher in Ferrari
Il giorno in cui Michael Schumacher arrivò in Ferrari cambiò il mondo, fu così per la Formula 1 ma anche per gli appassionati del Cavallino. La Ferrari non vinceva un Mondiale piloti dal 1979 e in tutti gli anni ‘80 era stata una semplice ancella delle scuderie inglesi Williams e McLaren, con Michael la Ferrari tornò a vincere e dominò come non aveva fatto mai.
I successi con la Benetton e il passaggio alla Ferrari
Nel 1994 e nel 1995 aveva vinto con una scuderia non eccezionale, la Benetton, guidata da Flavio Briatore, con tante idee tecniche e di marketing che ruotavano intorno a questo astro nascente di nome Michael Schumacher. La Benetton riuscì a resistere alle avance senza respiro di tutti i top team della Formula 1, ma nel 1996 cedette. Michael Schumacher passava nella scuderia che per storia e tradizione era al pari se non al di sopra di tutte le più grandi, ma che da troppi anni non riusciva a primeggiare, la Ferrari.
Il Mondiale 1996 iniziò il 10 marzo con il Gran Premio d'Australia, che per la prima volta si disputò sull'inedito tracciato di Albert Park e l’annata nera iniziò a vedersi dal mattino presto, ovvero dalle qualifiche con Schumacher quarto perché si era rotta una bandella nell'alettone posteriore. In gara Schumi parte bene, supera anche il compagno di scuderia, Irvine, ma deve ritirarsi sempre per problemi alla macchina. Questo primo Gran Premio fu la cartina di tornasole di quell’anno, in cui il pilota tedesco dovette ritirarsi 5 volte nelle prime 8 gare di campionato, per poi, dopo aver messo a posto una vettura allo sbando, vincere due degli ultimi quattro gran premi. Il titolo piloti però andò abbastanza agevolmente a Damon Hill, figlio di Graham, iridato anche lui nel 1962 e nel 1968, facendo di essi la prima coppia padre-figlio ad aggiudicarsi il titolo di categoria.
La sfida con Jacques Villeneuve e l'incidente di Jerez
Il 1997 si apre ancora con dei problemi ma Michael Schumacher non è solo un pilota incredibile, è anche un eccelso conoscitore delle monoposto, capace di dare ai tecnici i riferimenti giusti per poterla migliorare gara dopo gara. Quello del 1997 è un campionato appassionante, giocato sul filo del rasoio tra la Williams di Jacques Villeneuve e la Ferrari di Schumacher. Ci si gioca tutto all’ultima gara, al Gran Premio d’Europa da disputare sul circuito di Jerez de la Frontera. Nelle qualifiche tre piloti fanno lo stesso tempo e il regolamento premia chi ci è riuscito per primo. Per questo motivo Villeneuve partirà in pole. Schumacher però parte bene, riesce a superarlo e a stargli davanti. A metà gara però, la Williams è evidentemente più veloce e si avvicina giro dopo giro. Al 22esimo il fattaccio: Villeneuve ha un altro passo e non può non superare la Ferrari. Schumacher però lo stringe troppo e lo chiude, urtandolo. La Ferrari non può continuare, mentre Villeneuve continua e non rischia, facendo vincere il primo Gran Premio della sua carriera a Mika Hakkinen. Villeneuve vince il titolo e mesi dopo Michael Schumacher è addirittura cancellato dalla classifica finale, anche se gli restano i punti e le vittorie ottenute.
La McLaren è la rivale di Schumi, che nel 1999 si infortuna
Nel 1998 la lotta non è più contro le Williams e Villeneuve, ma contro la McLaren-Mercedes di Mika Hakkinen. La Ferrari inizia sempre male, ma Schumacher vince tre gran premi di fila in mezzo alla stagione, Canada, Francia e Gran Bretagna. Si sarebbe deciso di nuovo tutto nelle ultime due gare. Il Gran Premio di Lussemburgo sembrava dovesse essere un dominio rosso, con la prima fila presa dalle Ferrari, ma Hakkinen riuscì prima a superare Irvine e poi, grazie ai pit stop, anche Schumacher, avvantaggiandosi di quattro punti nella corsa al titolo.
Ultima e determinante gara stagionale, il Gran Premio del Giappone. Schumacher in pole non riesce a partire per problemi alla frizione e va in ultima posizione. La rimonta di Schumi è storica, arriva in terza posizione, ma al 31º giro esplode la gomma posteriore destra, per colpa detriti lasciati da una precedente collisione tra Tuero e Takagi. Anche questo Mondiale è perso. Schumi ci prova per la quarta volta nel 1999. Questa volta l’avventura si interrompe molto presto perché durante il Gran Premio di Gran Bretagna Schumacher, partito male dalla prima fila, cerca di recuperare sul compagno Irvine e sulle due McLaren ed esce di pista andando a sbattere sulle barriere. Si frattura tibia e perone e il Mondiale è già finito.
Il Mondiale 2000, la lotta con Hakkinen
In questo rapido excursus dei primi quattro anni in Ferrari, è evidente come un misto di sfortuna, poca preparazione della macchina, destino e scelte sbagliate hanno negato a Michael Schumacher un mondiale piloti che meritava. Si iniziava il quinto anno con il groppo in gola da parte di tutti i tifosi ferraristi: il campione tedesco avrebbe aspettato ancora vestito di rosso oppure avrebbe scelto di andare in un altro team, togliendo l’ultima possibilità di vittoria al Cavallino? Il Mondiale del 2000 è un grande circo che davvero interessa tutti, anche gli americani che hanno di nuovo il loro GP all’interno del circuito di Indianapolis. Nel mercato piloti invece la novità più interessante riguarda proprio la Ferrari che sostituisce dopo quattro anni difficili Eddie Irvine con Rubens Barrichello come seconda guida.
Si parte dall’Australia, purtroppo come si era finito l’anno precedente, ovvero con le McLaren entrambe in prima fila davanti alle Ferrari, ma in gara è tutta un’altra musica. Le McLaren saltano, le Ferrari si prendono i primi due posti del podio, con Ralf Schumacher a completare il podio e la festa familiare.
Dopo l’ottimo avvio, Schumacher si ripete in Brasile e nel GP di San Marino, anche grazie a strategie perfette che mettono dietro Hakkinen e Coulthard. Michael Schumacher ha migliorato anche le scelte dei box.
Silvesrtone è sempre stato un circuito ostico per le Rosse e così continuerà ad essere. Le McLaren dominano in qualifiche e in gara, ma Schumacher riesce a recuperare dall’ottavo posto e posizionarsi terzo. I problemi iniziano dal GP successivo, in Spagna. Michael Schumacher è primo, va ai box e a causa di un errore del meccanico con la paletta, riparte dalla piazzola in anticipo e travolge il capo meccanico Nigel Stepney, addetto al rifornimento. Riesce sempre a restare primo ma al rifornimento successivo, il sostituto di Stepney non riesce ad inserire velocemente il bocchettone nell'imboccatura del serbatoio e Schumacher perde dieci secondi e con essi anche la testa della gara. Una gara disastrosa che fa paura, pensando a quello che era successo negli anni precedenti. Il GP d’Europa successivo per fortuna è un monologo, perché si disputa sotto la pioggia e in quelle condizioni Michael non ha rivali, mentre il GP di Monaco è di nuovo sfortunato. Lo sta dominando, quando al 55esimo giro deve ritirarsi per la rottura di uno scarico della sua Ferrari. Vince David Coulthard che diventa anche l’antagonista numero uno per il tedesco.
Il trionfo a Suzuka
Nei due GP successivi c’è uno scambio di colpi, Schumi vince in Canada, Coulthard in Francia. In Austria torna alla vittoria Hakkinen, mentre in Germania ottiene un grande successo Rubens Barrichello, per sottolineare ancora una volta come la Ferrari stia crescendo sotto tutti i punti di vista e può lottare alla pari contro le McLaren. In quel periodo in pieno agosto si correva sempre all’Hungaroring e Schumacher torna prepotente in qualifica con il primo tempo. All’avvio però è uno scatto devastante di Hakkinen a fare sensazione. Passa dalla terza alla prima posizione e s’invola, con il tedesco, secondo alla fine, che non riesce mai a impensierirlo. Si era sbagliato bersaglio, è ancora una volta Mika Hakkinen il rivale numero uno e adesso lo ha anche sorpassato in classifica (64 vs 62 punti). Si va a Spa in Belgio, la pista preferita di Schumacher e all’inizio piove. Tutto sembra essere indirizzato per la vittoria Ferrari, ma prima la pista si asciuga e poi ancora Hakkinen si avvicina e soprassa con una manovra meravigliosa Michael. Questa sembra essere la sconfitta che pone di nuovo fine alla rincorsa mondiale di Schumi. Mancano pochi GP e Hakkinen ha sei punti di vantaggio.
L’ultima speranza era riposta nel GP d’Italia a Monza. È un GP tragico per la morte di Paolo Gislimberti, colpito alla testa da una ruota staccatasi proprio dalla Jordan di Frentzen, vinto da Schumi perché tiene con tutto se stesso il vantaggio su Hakkinen. A fine corsa, un giornalista gli chiede: “Michael, hai raggiunto le 41 vittorie di Ayrton Senna, significa molto per te?". Lui scoppia a piangere per l’emozione, ricordando il collega scomparso.
Restano tre GP, dove si decide tutto. Come detto, torna il GP degli USA a Indianapolis ed è bagarre. Michael Schumacher grazie a un’ottima strategia va in vantaggio di 16 secondi su Hakkinen, che però recupera giro dopo giro ma mette troppo alla frusta la sua auto che lo costringe al ritiro al 26esimo giro. Schumi vince e passa in testa al Mondiale con 8 punti di vantaggio.
Penultimo gran premio stagionale, in Giappone, sul circuito di Suzuka, dove tante volte si è deciso il Mondiale. Schumacher è primo in pole per 9 millesimi su Hakkinen, ma il finlandese lo brucia in partenza. Ancora una volta la strategia rossa ha ragione. All’inizio la Ferrari è piena, così gli permette di fare molti più giri del rivale, poi torna ai box e grazie a un rifornimento record di 6 secondi Schumacher esce di nuovo avanti ad Hakkinen. Gli ultimi 13 giri sono al cardiopalma ma nessuno può togliere il titolo mondiale al tedesco, che riesce a riportare il Mondiale piloti a Maranello dopo 21 anni.
Nell’ultima corsa in Malesia, Schumi vince di nuovo, regala anche il Mondiale costruttori alla Ferrari e pone le basi per il dominio degli anni seguenti. Per vincere, Michael Schumacher ha conquistato le ultime quattro gare del campionato, dimostrando un talento e una lucidità viste poche altre volte in Formula 1. Da quell’8 ottobre 2000 inizierà un binomio e un dominio che fa parte dei libri di storia e ancora pulsa nel cuore di tutti i tifosi della Ferrari.