È morto Mirko Giansanti, l’ex pilota aveva 46 anni: lutto nel mondo del motociclismo italiano
È morto Mirko Giansanti: l’ex pilota, affetto da una malattia incurabile, avrebbe compiuto 47 anni il prossimo 14 settembre. Lutto nel mondo del motociclismo italiano.
Giansanti è stato protagonista per dieci anni nel Motomondiale, nelle classi 125 e 250 tra il 1996 e 2005 con Honda e Yamaha. L'esordio era avvenuto come wildcard nel Gran Premio d'Italia (1996, classe 125) con il team Pileri e nel corso della stessa stagione era andato a punti nel gran premio di Catalogna.
Successivamente è arrivata l’avventura nel campionato mondiale supersport e negli ultimi anni il ruolo di direttore tecnico nel Grt Yamaha World Superbike Team: l'ex pilota era un uomo apprezzato anche per le sue qualità umane oltre che per le sue competenze motoristiche. Una grave perdita per il mondo dei motori del nostro paese e per la città di Terni, dove era nato.
Ha ottenuto 12 podi e il sesto posto come miglior piazzamento nella classifica finale (1998, classe 125).
Era figlio del pilota professionista Fosco Giansanti, quindi il mondo dei motori è sempre stato una questione di famiglia. Anche per questo Mirko inizia a correre in moto all'età di 7 anni.
Nel 2019, come già anticipato, era arrivato il grande salto in SBK, con il titolo di migliore team indipendente arrivato nel 2021 e con Garrett Gerloff che quell’anno è stato il migliore dei rider indipendenti. Giansanti in questa avventura è stato affiancato da Filippo Conti, che ha ricoperto il ruolo team manager della struttura.
Questo il ricordo di Danilo Petrucci: "Giansanti è stato un pilota di grandi potenzialità, che ha messo insieme tantissimi podi, ben 12, nel corso della sua carriera. Con lui ho lavorato insieme nel motomondiale nel 1999, quando facevamo parte entrambi della squadra ternana di Marco Antinucci in cui lui aveva come compagno di squadra Manuel Poggiali, quell'anno all'esordio. E’stato per tanti anni una colonna della classe 125, in cui ha collezionato ben 12 podi, correndo per la Honda e per la Yamaha. Mi piace ricordarlo come una persona perbene, un ragazzo dal carattere schivo e riservato, che era una eccezione nel circus rumoroso del motomondiale”.