Diffuso il video integrale di Piquet, non c’è solo razzismo: offese omofobe orribili a Hamilton
Nelson Piquet aveva provato a mettere una pezza alla diffusione di una sua vecchia intervista dello scorso novembre in cui dava più volte del "negretto" – "neguinho" nell'originale portoghese – a Lewis Hamilton, criticandolo per il contatto con Max Verstappen del precedente GP di Silverstone. Travolto da un'ondata di sdegno, con la Formula 1 che potrebbe bandirlo a vita dal paddock, il 3 volte campione del mondo brasiliano degli anni '80 aveva diffuso un comunicato in cui si appellava ad una "traduzione non corretta" che era stata decontestualizzata.
Secondo Piquet, il termine "neguinho" sarebbe di uso comune in Brasile: "Ciò che ho detto è stato mal interpretato, vorrei precisare che il termine utilizzato è stato ampiamente e storicamente usato in modo colloquiale nella lingua portoghese brasiliana come sinonimo di ‘ragazzo' o ‘persona' e non è mai stato inteso in modo offensivo". Il problema è che nelle ore successive è emerso un altro video tratto dalla medesima intervista al canale Youtube Motorsports Talks, in cui emerge esattamente il contesto delle parole di Piquet: c'è un uomo che parla a ruota libera e lo fa molto male, tradendo i propri pensieri razzisti ed anche omofobi.
Già, perché nel nuovo estratto di quella chiacchierata il pilota brasiliano, padre della compagna di Verstappen, Kelly Piquet, pronuncia anche orribili offese omofobe nei confronti ancora di Hamilton, dopo aver insultato la famiglia Rosberg, padre e figlio: "Keke era una me**a, non aveva alcun valore, proprio come suo figlio Nico. Ha vinto un campionato di me**a (si riferisce al 2016, quando Nico Rosberg battè Hamilton per soli 5 punti, ndr), ma il negretto deve aver dato un po’ troppo il c**o in quel periodo e per questo non ha guidato bene". Dichiarazioni shock, che appaiono davvero indifendibili.
Dal canto suo Hamilton chiede di non dare più una cassa di risonanza a queste voci, spegnendo i riflettori su gente come Piquet: "Non so perché stiamo continuando a dare una piattaforma a queste voci del passato – dice il 7 volte campione del mondo – Stanno parlando a nome del nostro sport, ma stiamo cercando di andare in una direzione diversa e loro non sono rappresentativi di chi siamo ora e dove abbiamo intenzione di andare. Se stiamo cercando di far crescere il nostro pubblico negli Stati Uniti e in Sudafrica, dobbiamo offrire una piattaforma ai giovani. Sono più rappresentativi del tempo di oggi e di chi stiamo cercando di essere".