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Di Giannantonio racconta scosso l’impatto con Martin: “Guardavo gli schermi, era ancora a terra”

Il pilota italiano ha raccontato cosa è successo in pista a Lusail, in Qatar: “Era ancora a terra. Guardavo gli schermi intorno alla pista per capire come stava. Ma lui era ancora lì, a terra”.
A cura di Maurizio De Santis
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Fabio Di Giannantonio proprio non riesce a togliersi dalla testa l'immagine dell'incidente capitato a Jorge Martin. "È stata la scena peggiore della mia vita", ha ammesso coi brividi addosso e tanta angoscia per quanto accaduto suo malgrado. Lo ha colpito involontariamente con la sua moto in un tratto molto veloce del circuito di Lusail, in Qatar. Il pilota del team VR46, in coda al gruppo dopo un contatto con Alex Marquez a inizio gara, s'è ritrovato dinanzi il corpo dello spagnolo, a terra per una caduta avvenuta sul cordolo esterno tra le curve veloci (la 12 e la 13, entrambe a destra), e nulla ha potuto fare per evitarlo.

La Ducati dell'italiano ha urtato l'iberico sulla schiena, sbalzato con violenza in avanti: in quella carambola, tra impatto con l'asfalto e con il veicolo del ducatista, Martin ha riportato un trauma preoccupante ed è attualmente ricoverato in ospedale, come spiegato dalla nota dell'Aprilia sulle sue condizioni: la TAC ha mostrato "un ampliamento del pneumotorace, che rende necessario il posizionamento di un drenaggio in aspirazione. L'esame ha anche evidenziato sei fratture degli archi costali posteriori di destra". 

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Di Giannantonio non era ancora a conoscenza dell'entità delle lesioni di Martin quando ha parlato ai media dopo la gara. Ma dalle sue parole s'è intuito subito che aveva temuto il peggio. Ha ricostruito cosa è successo ed è stato tremendo. "Martin era davanti a me, un po' largo, io ero piuttosto vicino a lui, e stavo cercando di superarlo con sicurezza – è la dinamica raccontata dall'italiano -. Quando è caduto è finito letteralmente davanti alla mia moto".

Impossibile a quella velocità riuscire a fare qualsiasi manovra estrema. "Siamo passati di lì, entrando nella curva 13 a 200 km/h più o meno, 160 km/h… 180 km/h. Non potevo fare diversamente e l'ho colpito". Continuare la corsa con quella sequenza in testa è stato durissimo. "Ho spinto per tutta la gara, ma ho pensato a lui sempre perché ero davvero spaventato. L'incidente è stato terribile e m'è venuta la pelle d'oca. Mi sono anche fermato fuori dal suo box a fine Gran Premio per sapere come stava".

Non c'è stata bandiera rossa né sospensione del Gran Premio, un particolare che Di Giannantonio ha interpretato come positivo: ovvero che Martin, forse, non si fosse fatto così male come si è appreso successivamente. "Era ancora a terra – ha aggiunto -. Guardavo gli schermi intorno alla pista per capire come stava. Ma lui era ancora lì, a terra".

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