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“Devo fermare Marco”: papà Simoncelli racconta il presagio prima della morte, quell’asciugamano

Sono passati 13 anni dalla tragica morte di Marco Simoncelli durante il GP di Malesia a Sepang e dalla memoria del padre Paolo riaffiora un ricordo che fa venire i brividi: “Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della mia vita”. Il racconto di cosa accadde quel 23 ottobre 2011 è da pelle d’oca.
A cura di Paolo Fiorenza
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Oggi è il 23 ottobre, un giorno che non è come gli altri per gli appassionati di motociclismo: sono passati 13 anni dalla morte di Marco Simoncelli, tragicamente scomparso a Sepang durante quel maledetto secondo giro del GP di Malesia del 2011. Oggi il Sic avrebbe 37 anni e probabilmente sarebbe ancora in sella ad una moto, fianco a fianco col suo grande amico Valentino Rossi: "Sono passati anni, ma a me sembra come se lo avessi visto per l’ultima volta due mesi fa. A volte lo sogno ed è una sensazione davvero bella", ha raccontato il pilota di Tavullia.

Papà Paolo in tutti questi anni ha tenuto vivo il ricordo di Simoncelli con la Fondazione intitolata al figlio, nonché col team di Moto3 che dirige, la SIC58 Squadra Corse. Il 58, il numero di Marco. Un numero che riaffiora nelle parole del padre del pilota, in un ricordo che fa venire i brividi. Nella memoria di Paolo Simoncelli quel numero è rovesciato, come si vede chiaramente nella foto sopra. Stampato su un'asciugamano posta sul capo di Simoncelli sulla griglia di partenza del GP di Malesia, ma rovesciato.

A Sepang quel giorno faceva caldissimo, quell'asciugamano bagnata era il modo per trovare refrigerio: mancava ormai pochissimo alla partenza della corsa. Paolo Simoncelli vide quell'immagine e sentì che qualcosa non era come doveva essere. Il resto è il racconto da pelle d'oca fatto ai microfoni di Sky: "È l'unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili".

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Quel giorno la morte è entrata in casa Simoncelli, ospite crudele che nessuno immagina possa mai presentarsi alla propria porta: "Non ho mai pensato che Marco potesse morire. Ho sempre pensato magari a un incidente, a un’invalidità, ho pensato che sarebbe potuto rimanere sulla sedia a rotelle, ma mai che potesse morire – ha raccontato papà Paolo – Quella sensazione di morte l’ho avuta soltanto quando sono entrato in pista il giorno della sua scomparsa. È stato veramente terribile. Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della nostra vita, della mia vita. Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto, ma quell’asciugamano che non ho voluto girare per non disturbarlo ce l’ho nella mente. Rifaremmo comunque tutto perché Marco era felice, era un ragazzo veramente felice".

Ovunque si trovi adesso, Marco sarà ugualmente felice di vedere quanta gente gli vuole ancora bene e non ha dimenticato quel ragazzo con la chioma piena di riccioli dall'aria scanzonata che era stato designato come erede di Valentino Rossi. Il destino ha deciso diversamente.

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