Come è fatto l’indistruttibile Halo, invenzione salva-vita che i piloti di F1 detestavano
Due incidenti terribili, due piloti salvi per miracolo e l'ennesima conferma di quanto sia importante l'Halo nelle corse automobilistiche. Ciò che è accaduto nel weekend di Silverstone sarà impresso nella memoria collettiva per diverso tempo. Roy Nissany nella mattinata di domenica 3 luglio era rimasto coinvolto in un impatto tremendo nel corso della gara di Formula 2. La collisione con Hauger è stata paurosa dato che la traiettoria dell'anteriore sinistro di quest'ultimo era diretta ad alta velocità sulla testa dello stesso Nissany. A salvarlo è stato l'Halo, ovvero un dispositivo di protezione usato nelle serie formula della FIA che consiste in una barra curva posta a protezione della testa del pilota che in questo modo ha evitato che il capo venisse colpito dalla ruota dell'altro pilota.
Stessa cosa accaduta al povero Zhou che così come Nissany, senza l'Halo, avrebbe seriamente rischiato la vita. Il suo volo alla prima curva del Gp di F1 è stato spaventoso. L'auto si è capovolta strisciano a grande velocità sull'asfalto, poi sulla ghiaia e successivamente contro le barriere protettive che delimitano le tribune dal tracciato. L'Halo ha resistito anche a questa onda d'urto e in modo incredibile non si è minimamente mossa dalla sua posizione originaria restano integro nonostante il forte impatto. Ma come fa ad essere così resistente si sono chiesti in tanti ieri osservando l'imponente forza d'urto che ha caratterizzato i due incidenti? L'Halo è progetto originariamente sviluppato da Mercedes voluto fortemente da Jean Todt, presidente della FIA.
Si tratta di quella gabbia posta sull’abitacolo, diventata obbligatoria nel 2018. Si tratta di una staffa che circonda la testa del conducente ed è collegata in tre punti al telaio del veicolo. La sezione anteriore al centro è chiamata "transizione a V", poi c'è il tubo attorno all'abitacolo e i supporti posteriori. Ma come fa ad essere così forte al peso di automobili da 798 kg? La risposta sta nel materiale e dunque la struttura dell'Halo che è realizzata in lega di Titanio Grado 5 6AL4V, ricoperta di fibra di carbonio, specificata dalle normative che si monta al telaio in tre punti.
La FIA sottolineò come l'importanza dell'Halo, capace di proteggere i piloti anche da detriti e pneumatici, oltre che urti di ogni generale, fosse nella sua capacità di resistere al peso di due elefanti africani (in media 5,400 kg) ed è in grado di deflettere una valigia grande e piena che viaggia a una velocità di 225 km/h. Insomma, non c'è minimamente il rischio che possa andare distrutto. Oltre al materiale scelto che appunto evita l'impatto con la testa dei piloti, l'Halo offre ai piloti anche un'offerta di guida più confortevole. La spinta, infatti, che l’aria crea e che tende a spingere il casco verso l’alto viene notevolmente ridotta.
Difficile da immaginare come una struttura così piccola possa sostenere delle forze del genere. Il suo segreto sta proprio nel materiale in titanio Grado 5, che è ampiamente utilizzato anche nell’industria aerospaziale ed è noto per la sua alta resistenza e rigidezza in proporzione al suo relativamente piccolo peso. L’Halo ha infatti una capacità di sostenere 125 Chilonewton (Kn) di forza (equivalenti a 12 tonnellate di peso) da sopra per cinque secondi senza un cedimento in alcuna parte della cellula della struttura e dei montaggi. Inoltre, deve essere in grado di sostenere forze di 125 kN anche dal lato. Inizialmente non tutti i piloti però accettarono una modifica di tale spessore sulla propria vettura.
Hamilton definì questa inserimento dell'Halo come uno degli "aspetti peggiori nella storia della Formula 1" prima di ricredersi completamente quando la FIA presentò ai piloti i risultati della sua ricerca che mettevano in evidenza un indice di sicurezza maggiore in pista. Si temeva soprattutto che l'inserimento dell'Halo potesse limitare la visibilità, specie in circuiti che presentano dislivelli come Spa, ma invece nessun pilota ha mai avuto problemi. Dopo un iniziale periodo di assestamento legato anche alle difficoltà dovute all'ingresso dei piloti nella monoposto (ci sono comunque 20 mm di spazio) ora si sono abituati tutti i piloti alla presenza dell'Halo sulla vettura e soprattutto alla sua sicurezza.
Specie dopo aver visto uno tra i primi incidenti che nel 2018 coinvolse Charles Leclerc e Fernando Alonso nel GP del Belgio: la ruota anteriore destra della macchina del pilota della McLaren avrebbe potuto creare problemi al pilota della Ferrari, che all’epoca correva per l’Alfa Romeo. Senza l'Halo, lo pneumatico avrebbe potuto provocare gravi danni al pilota monegasco. Senza dimenticare l'incidente di Grosjean in Bahrein e quello di Hamilton a Monza con Verstappen in cui la Red Bull è letteralmente salita con le ruote sulla Mercedes del pilota britannico, si può dire che l'Halo ha salvato la vita anche di Nissany e di Zhou. Non per niente il termine "halo" tradotto dall’inglese, significa “aureola”, come quella di un angelo protettore.