Blitz di John Elkann a Maranello, sarà rivoluzione in Ferrari: bocciato il sistema Binotto
Non sono giorni semplici per John Elkann che da un lato, da patron di Exor, deve fare i conti con lo tsunami scatenatosi intorno alla Juventus dopo le improvvise dimissioni di Andrea Agnelli e dell'intero CdA bianconero, mentre dall'altro, da capo supremo della Ferrari, deve gestire la rivoluzione ai vertici della scuderia di Formula 1 dopo aver accettato le dimissioni del Responsabile della Gestione Sportiva e team principal Mattia Binotto.
Se per quanto riguarda la società calcistica si è mosso subito nominando immediatamente un nuovo direttore generale e un nuovo presidente (oltre a chiedere al dimissionario Maurizio Arrivabene di restare), lo stesso non è stato per quel che riguarda la squadra F1 dato che, non avendo trovato un sostituto nonostante la notizia dell'addio dell'ingegnere modenese fosse certa da diverse settimane, ha chiesto allo stesso Binotto di mantenere il suo posto fino al 31 dicembre 2022 e gestire dunque la cruciale fase propedeutica al Mondiale di Formula 1 2023. Chi pensa che John Elkann, preso dai guai della Juventus, si sia disinteressato delle sorti del Cavallino delegando la bollente questione all'a.d. Benedetto Vigna (pensiero plausibile dato che pubblicamente è stato solo quest'ultimo ad esporsi sulla vicenda del team principal) deve però ricredersi.
Martedì scorso, mentre il terremoto in casa Juventus era appena cominciato, contestualmente all'ufficializzazione delle dimissioni di Binotto accettate, il Presidente della Ferrari infatti ha trascorso la sua intera giornata a Maranello, nel quartier generale del Cavallino, ripartendo con il suo aereo privato dall'eliporto adiacente il circuito di Fiorano solo nel tardo pomeriggio. Il messaggio è chiaro: John Elkann vuole occuparsi in prima persona del nuovo corso della scuderia. E, secondo alcune indiscrezioni raccolte da Fanpage.it, avrebbe in mente una vera e propria rivoluzione.
Bocciato il "sistema" creato da Binotto con tutto il potere accentrato nelle mani di una sola persona, il rampollo di casa Agnelli avrebbe dettato la nuova linea da seguire per riportare a Maranello quel titolo Mondiale che manca ormai da 15 anni (da 14 invece quello Costruttori), unico obiettivo della scuderia, come aveva già anticipato il fratello Lapo subito dopo la gara di Abu Dhabi che ha chiuso la scorsa stagione. Il nuovo organigramma del team F1 prevedrà tre figure apicali che ovviamente collaboreranno tra loro: ci sarà un responsabile della scuderia che si occuperà principalmente di gestire la parte politica (e che quindi non dovrà avere per forza esperienza in Formula 1 e nel motorsport), un team principal che gestirà la parte sportiva (muretto, rapporti con i piloti, ecc) e un direttore tecnico che si occuperà di tutto ciò che riguarda invece le monoposto e il lavoro in fabbrica.
L'idea di John Elkann è dunque quella di una struttura più simile a quella che aveva la Ferrari nella sua era più vincente quando a gestire i tre ambiti nell'era dei cinque titoli consecutivi di Michael Schumacher c'erano Luca Cordero di Montezemolo, Jean Todt e Ross Brawn (con il contributo fondamentale di Rory Byrne). Un ritorno al passato che, come dimostra la Red Bull (con la triade Marko-Horner-Newey), sembra essere vincente anche nella Formula 1 di oggi.
Per quanto riguarda il ruolo di responsabile della scuderia si cercherà quindi una figura autorevole fuori dal mondo automobilistico. Per quanto concerne invece il nuovo team principal invece, nonostante la ‘raccomandazione' del Ceo di Stellantis Carlos Tavares e del pilota Charles Leclerc, continuano a scendere le quotazioni di Frederic Vasseur e, dopo i diversi no ricevuti (si era sondato il terreno per Horner, Seidl e Brawn), la ricerca è dunque ancora in corso e si stanno vagliando sia possibili soluzioni interne che esterne. Infine, c'è già invece un nome per quel che riguarda il ruolo di direttore tecnico (che questa volta non dovrebbe essere un motorista ma un aerodinamico) invece potrebbe essere Simone Resta che tornerebbe dunque in Ferrari dopo essere stato mandato in Haas nella passata stagione a causa del taglio del personale del Cavallino imposto dalle nuove regole della Formula 1 e, secondo insistenti voci circolanti a Maranello, soprattutto per un rapporto non proprio idilliaco con il team principal plenipotenziario Mattia Binotto.