Bearman settimo a 18 anni in Formula 1, impresa stratosferica: il collo gli ha ceduto a metà gara
Verstappen ha vinto ancora, secondo successo stagionale (su due) e seconda vittoria in fila in Arabia Saudita. Ma il grande protagonista della gara di Jeddah è stato Oliver Bearman, che ha fatto il suo esordio in Formula 1 a 18 anni e ha chiuso la gara al settimo posto. Qualcosa di mostruoso per un ragazzo che solo una trentina d'ora prima del Gp ha saputo che avrebbe corso con la Ferrari. Una gara tanto favolosa quanto faticosa, perché per l'inglese ha accusato problemi al collo.
Carlos Sainz è l'altro grande protagonista di questa storia. Lo spagnolo aveva ottenuto il podio in Bahrain e a Jeddah ci è arrivato con fiducia, ma ha accusato problemi fisici. Febbre e gastroenterite mercoledì, giovedì ha corso, venerdì ha dato forfait per operarsi di appendicite. Bearman è stato promosso, dopo essere stato pre-allertato. L'inglese a 18 anni ha guidato bene nelle libere del venerdì e si è piazzato undicesimo nelle Qualifiche. Bene davvero. Ma la gara, si diceva, era tutt'un'altra cosa.
La sua gara è stata fantastica. Bearman è partito bene, ha duellato con Tsunoda, si è messo dietro, dopo il pit stop ha guadagnato due posizioni con tre sorpassi doc (uno al giapponese e due a Hulkenberg, che ha sorpassato due volte). Si è messo al nono posto, sapendo che Norris e Hamilton sarebbero finiti dietro dopo il pit. Si temeva in casa Ferrari una rimonta rapida dei due inglesi, che invece sono finiti dietro.
Bearman è arrivato settimo. Ha portato a casa sei punti. Una favola vera. Fin qui è solo fredda cronaca. Ma in realtà c'è dell'altro. Perché guidare una Formula 1 è faticoso, c'è bisogno di allenamenti specifici. Il classe 2005 è bravo, allenato, giovane, ma di incognite ce n'erano tantissime. E la fatica, arrivati a un certo punto, si è fatta sentire. Bearman ha accusato un problema al collo.
Collo che guardando il camera car andava praticamente a vento, andava da solo. Quasi urtava da un lato all'altro dall'abitacolo. Le gocce di sudore che si sono viste dal suo casco dopo il traguardo hanno testimoniato ulteriormente lo sforzo del diciottenne Bearman. Fatica vera, uno sforzo enorme che sentirà più avanti, ma uno sforzo che conta poco perché il traguardo raggiunto è stato straordinario.