Alvaro Bautista: “Il mio incidente come quello di Simoncelli, ho sperato non arrivasse nessuno”
Io e Alvaro Bautista ci siamo conosciuti a un evento nella quale lui era l’ospite d’onore, ovviamente, e io il moderatore dell’incontro. Al termine della conferenza stampa, lo sponsor aveva organizzato una gara sui kart e per poco io e Alvaro facciamo un incidente che sarebbe potuto finire nelle aperture di tutti i giornali, sportivi e non. Per fortuna, finisce con dei sorrisi e delle pacche sulle spalle. Quando glielo ricordo, lui mi risponde: “Nulla di personale” e ride come un matto.
Alvaro ha la passione per i motori è ancora lì che sgorga nelle vene, vive nella città dove è cresciuto con la sua famiglia, è un tipo umile senza grilli per la testa e i suoi occhi brillano come quelli di un bimbo al parco giochi anche se la carta d’identità gli ricorda che a novembre sono quaranta. Lui, esattamente come i calabroni che non sanno della poca efficacia delle loro ali, non si pone il problema e continua a correre ai massimi livelli in Superbike con l’Aruba.it Racing – Ducati Team. Oggi è al terzo posto della classifica mondiale a soli 24 punti dal turco Toprak Razgatlioglu e questo weekend andrà in scena il quinto round a Donington Park, Gran Bretagna.
Come sta andando la stagione? È iniziata con molta fatica, poi è andata meglio, adesso è ancora in discesa?
Non ho sentito un miglioramento dall’inizio della stagione. Sento la stessa fatica. In Australia poi è stato un fine settimana complicato, per via del tempo, delle gomme, e non è stato facile. A Barcellona mi sono sentito molto bene, abbiamo trovato qualcosa sulla moto che mi ha dato molta fiducia, ma non ho ancora il feeling dello scorso anno. Ad Assen anche lì è stato un po’ complicato. L’unico weekend un po’ normale, se possiamo dire così, è stato Misano e abbiamo dimostrato di essere in difficoltà e di non essere ancora quelli dello scorso anno. Toprak ha fatto uno step con la BMW e invece noi, forse, abbiamo fatto anche un passo indietro rispetto al 2023.
Quali sono le differenze tra l’Alvaro uomo e l’Alvaro pilota?
Diciamo che ho due personalità. Nel senso che quando sto con la mia famiglia, con gli amici, sono un po’ più aperto e cerco di divertirmi, non penso alle moto, cerco di vivere la mia quotidianità. Poi ho i miei allenamenti dove devo essere concentrato, ma quando sono nel privato sono uno come tanti. Non mi piace definirmi affamato, non mi interessa essere conosciuto dalla gente, non mi piace comprare macchine costose o robe di lusso. Sono un uomo semplice e mi piace così. In pista invece sono più chiuso. Devo essere molto concentrato, posso sembrare un po’ stronzo nel weekend di gara perché sono lì, chiuso in me stesso, super concentrato. Certamente ci sono dei momenti più in relax, ma in pista sono fissato sul mio obiettivo, sul lavoro. Fuori dalla pista sono comunque timido, riservato, ma se qualcuno mi viene a parlare sono socievole, mi piace stare in compagnia, non mi tiro indietro.
Qual è stato il primo regalo che ti sei fatto quando sei diventato professionista?
Quando ho fatto il mio primo contratto da professionista il mio sogno era prendere una macchina, era una bellissima BMW sportiva. Poi mio cognato mi ha detto, ma sei sicuro che ti serve? Avevo 18 anni, era il 2003 se non ricordo male. Pensandoci, aveva perfettamente ragione. Allora ho restituito tutti i soldi che mi aveva prestato mia sorella per correre. Lei nel 2001 mi aveva prestato del denaro per iscriversi alle gare, per mandare avanti la mia passione. Lei già lavorava e mi ha dato una grossa mano. La prima vera conquista è stata l’acquisto della mia casa, ma è arrivato più avanti, nel 2010.
Nel mondo delle corse ci sono diverse tipologie di piloti: chi come Stoner o Valentino Rossi è super appassionato e chi invece come Jorge Lorenzo ha scoperto questo talento e lo ha usato per vincere, ed era questo il suo vero interesse. Tu da che parte stai?
Sicuramente ci sono tante persone appassionate per le moto, ma senza talento e tante persone talentuose che lo vedono solo come un lavoro. Io ho cominciato quando non avevo nemmeno quattro anni, quando mio papà – lui sì, grande appassionato ma non ha mai corso – mi ha messo sulle minimoto. Non so se sono un vero appassionato. Anche perché corro da sempre, continuare a farlo se non ti piace è difficile. A me piace andare in moto. Acceleri, freni, curvi, sembra che vai piano, appoggio il ginocchio, è bellissimo. Avevo preso una moto per la città. L’ho venduta subito. Per la strada è troppo pericoloso, in pista sai cosa può succedere. Anche l’imprevisto è qualcosa che quasi puoi controllare, o comunque sai che c’è la possibilità di fare un incidente, ma in città è un’altra cosa. In circuito la sensazione è bellissima, è quella che ancora mi fa godere, che mi fa stare in pista. Quando quella passione si spegnerà sarà il momento di lasciare.
A proposito di cadute e incidenti, a Misano sei scivolato ed è stata una caduta che ci ha ricordato l’incidente di Marco Simoncelli a Sepang, con la moto che torna dentro il circuito. Questa volta, per fortuna, non è successo niente. Ti sei spaventato?
È stata una caduta strana. Non potevo fare nulla. Ho perso l’anteriore ed ero incastrato nella moto che stava tornando all’interno della curva. Non riuscivo a scivolare via. In quel momento lì pensi che stai cadendo, vuoi fermarti subito. Quando la moto stava rientrando dentro però ho pensato che stavo rischiando. Ho sperato, ho sperato e mi son detto speriamo che non arrivi nessuno. Per qualche metro nessuno mi è venuto addosso, anche perché nessuno si è accorto che la moto mi stava facendo tornare dentro la pista perché i piloti che affrontavano quella curva stavano guardando già la prossima. È stato davvero rischioso. Per fortuna è andata così. Adesso non ci penso più, la paura c’è, ma non ci devi dare peso altrimenti non fai questo lavoro.
Portiamo un po’ di leggerezza: dopo tutti questi anni, c’è un giorno della settimana in cui maga devi fare un allenamento in palestra che proprio non ti va?
Io tutte le mattine mi sveglio alle 6.15, faccio una prima colazione, poi allenamento veloce, poi seconda colazione. Tutti i giorni della mia vita, in stagione e in vacanza. È diventato il mio stile di vita. Non ci sono scuse. Certo, ci sono dei giorni in cui mi dico "Ahia, mi fa male la spalla", oppure "Oggi meglio se mi riposo". Ma come tutti. Però, devo farlo, mi automotivo. Anche per questo faccio allenamenti non noiosi, faccio un po’ tutto, così diversifico ed è più divertente. Penso che quando arriverà il momento in cui non voglio davvero alzarmi dal letto per allenarmi, allora sarà arrivata la fine.
Qual è il tuo piatto preferito? Cosa non vedi l’ora di mangiare quando sei fuori dalla stagione o quando vuoi sgarrare dal tuo regime alimentare?
Io a casa non mangio i carboidrati della pasta, mangio altri tipi di carboidrati e allora quando sono nel weekend di gara mi faccio fare un piattone di gnocchi ai quattro formaggi dai nostri cuochi del team che sono bravissimi. Dalla prima sessione del venerdì fino alla domenica mangio gnocchi. Gli chef li fanno apposta per me, prendono la farina, i formaggi e li fanno. diciamo che gli gnocchi e la sensazione della guida in pista, sono le due cose che ancora mi fanno correre (ride, nda).