“Violazione non intenzionale” ma Gazzoli è squalificato per doping a causa di uno spray nasale
Licenziato dalla sua squadra e squalificato per uno anno, fino al 9 agosto 2023, per "violazione non intenzionale del regolamento antidoping". La Federazione internazionale di ciclismo ha inflitto una sanzione pesante, a livello sportivo e umano, a Michele Gazzoli. Dinanzi alla commissione dell'Uci aveva spiegato che dietro positività risalente a febbraio scorso non c'era alcun dolo né tentativo di alterare le proprie prestazioni: aveva fatto uso di uno spray contro la rinite.
A giudicare dal verdetto gli hanno creduto ma non è bastato dimostrare la sua innocenza per evitare il lungo stop. Una beffa e un'onta al tempo stesso sulla carriera. Tutta colpa di un'infiammazione alle mucose e di qualche starnuto di troppo, di un comune medicinale acquistato in farmacia senza alcuna prescrizione medica, di un balsamo perché riuscisse a respirare meglio, se adesso è finito nei guai suo malgrado.
Gazzoli, 23 anni, è uno dei talenti delle due ruote azzurre e quanto gli è accaduto fa più male di un cazzotto nello stomaco. Il bresciano di Ospitaletto corre nell'Astana dopo aver indossato le casacche del team Kometa e della Colpack-Ballan. E basta dare un'occhiata al suo palmares da giovanissimo per avere idea della sue potenzialità: nel 2017 vinse da juniores l'Europeo e chiuse al terzo posto al Mondiale.
Cosa è successo? La ricostruzione della vicenda parte dalla Volta di Algarve che risale al 17 febbraio. Nel campione delle sue urine analizzato dall'ITA (l'agenzia che si occupa dei test) c'è qualcosa che non va: la sostanza che viene riscontrata è il Tuaminoheptane. È considerata uno stimolante ed è classificata nella classe S6, nel novero dei principi attivi vietati dal regolamento iridato.
Non è di quelle ritenute tra le più gravi, ecco perché Gazzoli finora è rimasto in sella alla sua bici e ha potuto continuare a correre senza incorrere in una sospensione provvisoria e preventiva. L'esposizione dei fatti è dalla sua parte, l'apertura dell'indagine lo aiuta a raccontare cosa è accaduto. Gazzoli aveva acquistato quel farmaco abbastanza comune (Rhinofluimucil) per trovare sollievo e senza necessità di ricorrere a una prescrizione dello staff medico dell'Astana.
Non ha colpe. Non ha cercato di migliorare in maniera artefatta le sue prestazioni. Però per l'Uci quel gesto è considerato una violazione involontaria della regola antidoping e come tale va punito con la squalifica di un anno. Una mazzata durissima perché il suo team, oltre a prendere le distanze da questa violazione e a ribadire la sua liena di tolleranza zero nei confronti dell'uso di sostanze vietate, lo mette alla porta. Contratto rescisso per qualcosa che non ha fatto apposta.