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Vingegaard contro i furbetti del doping: “C’è chi bara ancora”, ma anche lui ha saltato i controlli

Il fenomeno danese Jonas Vingegaard tra i dominatori in assoluto della stagione 2023 ha confermato le preoccupazioni per la presenza di doping nel ciclismo professionista: “Già 20 anni fa si provò a fermare tutto, ma fu tutto vano. Qualcuno che ci prova c’è sempre, anche oggi”. Ma in passato è capitato anche a lui di non farsi trovare ai controlli.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il mondo del ciclismo è sempre alle prese con la lotta al doping, una piaga che ciclicamente ritorna in questo sport che proprio negli anni 80 e 90 visse i suoi momenti più bui. Da allora sono stati compiuti enormi passi in avanti, eppure chi prova a frodare le regole per conquistare qualche vittoria in più c'è ancora. Ad affermarlo senza veli è Jonas Vingegaard, trionfatore all'ultimo Tour de France e uno dei massimi protagonisti dell'ultima stagione appena conclusa. Per il danese ci sono ancora i "furbetti" in gruppo, ha svelato che è stato sottoposto a oltre 60 controlli ma anche di averne saltato qualcuno. Violando le regole ferree UCI.

Un 2023 da trionfatore, quasi, assoluto: Jonas Vingegaard da Hillerslev, un piccolo villaggio di 400 anime, ha dominato le scene internazionali con una serie di prestazioni da fenomeno. 16 vittorie totali, la miglior annata in carriera con i fiori all'occhiello delle classifiche del Gran Camiño, dei Paesi Baschi, del Delfinato ma soprattutto il Tour de France 2023. Il tutto da capitano della Jumbo Visma, uno dei Team più forti di sempre dove sarà ancora al centro della scena visto il recente addio di Primoz Roglic. Un'investitura che non pesa a Vingegaard anche se ha svelato l'altra parte della medaglia, quella meno conosciuta e, forse, più pesante.

Nel corso degli ultimi 10 mesi, Vingegaard in una recente intervista ha svelato di essere stato sottoposto a una serie infinita di controlli antidoping: "Tutto ciò è positivo perché sai con ogni certezza che sei pulito, i tuoi test sono negativi e diventa normale essere messo alla prova anche in questo senso". Conseguenza del programma capillare messo in atto dall'UCI da qualche anno a questa parte con il cosiddetto ADAMS un sistema varato dalla Wada che verifica 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, tutti i professionisti iscritti. "Un peso? Non credo si possa ritenere tale" aggiunge Vingegaard intervistato da Ekstra Bladet, "perché se non lo è stato per me, non dovrebbe esserlo per nessuno. Io sono il corridore che è stato testato di più in questi due anni. Eppure ho vinto due Tour de France rispettando questo protocollo con test anche 60-70 volte fatti durante la stagione". 

Il trionfo a Parigi di Jonas Vingegaard che conquista il suo primo Tour de France
Il trionfo a Parigi di Jonas Vingegaard che conquista il suo primo Tour de France

Eppure, se per il campione danese problemi non ce ne sono stati, la sensazione reale è che qualcuno cerchi ancora di utilizzare sostanze vietate. "Già c'erano controlli seri 20 anni fa" sottolinea Vingegaard "ma a quel tempo tutto si rivelò vano, vuoto. Oggi questi controlli sono necessari e ben vengano anche perché qualcuno che prova a fare il furbo e a barare c'è ancora". Parole che suonano a monito anche nella stessa Jumbo dove è in corso un caso di doping nei confronti del compagno di squadra, Michel Hessmann che rischia una squalifica di un anno a causa della positività ad un diuretico: "Non so come sia entrato nel suo corpo ma ritengo che sia sempre una grande paura per ogni ciclista che una cosa del genere possa accadere, mentre non è questa la tua intenzione".

A Hessmann la sostanza è stata riscontrata durante un periodo lontano dalle gare: "Può essere fastidioso" ammette ancora Vingegaard "e un seccatura, perché te lo devi ricordare sempre". Non come è capitato proprio al campione danese qualche anno fa quando non si presentò ad un test, rischiando di incorrere in una squalifica (che scatta al 3° controllo evitato) e mettendo un'ombra sulla propria carriera. "Si è trattato di una serie di strane coincidenze tutte avvenute insieme… Avevo lasciato il cellulare in cucina e il campanello non funzionava. Non ho sentito la chiamata e non ho potuto rispondere". Un problema risolto alla fine, qualche giorno più tardi: "Poi sono passati di nuovo ​​due giorni dopo e in quell’occasione l’ho fatto. Ovviamente non è bello avere un test mancato che incombe su di te. E adesso è sicuramente qualcosa a cui penso spesso per assicurarmi che non accada mai più".

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