Van Aert rivive il dramma della caduta shock: “Soffrivo tantissimo, solo i farmaci mi hanno aiutato”
All'Attraverso le Fiandre 2024, Wout van Aert ha praticamente messo fine alla propria stagione agonistica primaverile: una caduta terribile sull'asfalto dove si è fratturato tutto. Uno dei momenti più terribili della sua carriera, rivissuto dal campione belga per la prima volta: "Soffrivo moltissimo, solo i forti farmaci che mi diedero in ospedale mi calmarono, ma fu la mezz'ora più brutta della mia vita".
Il pianto disperato con la maglia strappata e le escoriazioni per la caduta sull'asfalto, il tentativo inutile di spostarsi a bordo strada, infine il soccorso della propria ammiraglia e poi la corsa in ospedale in ambulanza dove gli furono diagnostiche diverse fratture. Lo scorso 27 marzo, per Wout van Aert l'Attraverso le Fiandre si trasformò in un vero e proprio infermo nordico, nel peggiore dei significati: "Uno dei momenti più tristi della mia vita, anche da un punto di vista mentale. Vedere sfumare tutto in un attimo quando sapevi di essere in uno dei tuoi migliori momenti di forma di sempre".
A rivivere per la prima volta quei terribili momenti è stato lo stesso campione belga all'interno del docufilm del suo Team, la Visma | Lease a Bike che in "The Spring Classics: Road to Resilience", racconta la primavera delle classiche, iniziando proprio dall'incidente che coinvolse van Aert: "Fu subito uno shock", ricorda mentre scorrono le terribili immagini della caduta. "Come prima reazione provai ad avvicinarmi al ciglio della strada ma non ci riuscivo. Avevo capito subito che era accaduto qualcosa di grave".
Quel "grave" è stato riassunto in un frattura della clavicola, delle costole e dello sterno. Per lui fine delle speranze di partecipare alle altre Monumento in programma e soprattutto addio al suo primo Giro d'Italia, dove sarebbe stato il protagonista della Visma: "La prima mezz'ora dopo la caduta fu davvero terribile. La frattura della clavicola fu subito diagnosticata, ma pensarono anche che mi avessero colpito le costole. Così, venne il medico successivo e annunciò che avevo sette costole rotte" ricorda van Aert. "Poco dopo si è scoperto che anche il mio sterno era rotto. In realtà ero abbastanza calmo in quel momento, provai a sdrammatizzare la situazione dicendo: ‘Spero che non arrivino altri troppi medici, perché porterebbero solo nuovi infortuni".
"Soffrivo tantissimo" ricorda ancora, "riuscii a farcela solo quando in ospedale mi diedero dei farmaci fortissimi". Poi, dopo il trauma fisico, quello psicologico. "Mi è stato permesso di tornare a casa lo stesso giorno ma volevo seguire i miei compagni di squadra. Il momento della Parigi-Roubaix è stato quello più duro: l'ho seguita da lontano, non avevo ancora metabolizzato ciò che mi era successo, ma mi ritrovavo anche mentalmente nelle peggiori condizioni possibili".
Ora, il lento ma costante recupero e il ritorno in sella, per le prime sgambate, anche precorrendo i tempi stabiliti dai dottori: "Secondo chi mi segue, il recupero sta andando bene. È bello poter indossare di nuovo i pantaloncini, nelle ultime settimane ho ripreso il lavoro quotidiano. Sono contento, considerate le circostanze". Che però lo hanno allontanato da uno dei suoi grandi obiettivi stagionali: il Giro d'Italia 2024.