Sonny Colbrelli si ritira: non può correre con il defibrillatore, c’è l’annuncio ufficiale
Sonny Colbrelli, l'eroe della Parigi-Roubaix del 2021, ha annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica. L'annuncio ufficiale è arrivato attraverso una nota del suo team, Bahrain Victorius in cui sono state anche riportate le dichiarazioni del campione.
Il classe 1990 non può correre con il defibrillatore sottocutaneo, impiantato in un'operazione dopo il malore che lo aveva colpito durante il Giro di Catalogna 2022: non è consentito dalla regolamentazione italiana e dall’UCI.
A 32 anni Colbrelli avrebbe potuto dire la sua ancora per qualche stagione ma l’ultima uscita del lombardo rimarrà quella del 15 ottobre alla VenetoGO: in cuor su Sonny, però, già sapeva che a livello agonistico non avrebbe più corso.
Si tratta di un argomento che è diventato di dominio pubblico dopo il malore che ha colpito Christian Eriksen a EURO 2020, il calciatore danese dell'Inter è stato costretto a tornare in Premier League perché in Italia non poteva giocare con il defibrillatore. Colbrelli avrebbe sondato anche altre strade, come anche quella di prendere la cittadinanza di un paese meno restrittivo per poter continuare a correre, ma alla fine la famiglia (Sonny ha due bimbi piccoli) ha avuto la priorità su tutto il resto.
Qualche giorno fa a Treviso, in occasione della Veneto Classic 2022, Sonny Colbrelli si è presentato per salutare diversi corridori del gruppo e ai microfoni di InBici aveva parlato della sua situazione: "Sul futuro non si sa ancora nulla, però già avere la voglia di venire qua a vedere una corsa a distanza di mesi è già molto importante". In merito alle sue condizioni fisiche attuali si era espresso così: “Io sto bene, l’importante è essere qua a parlare e a raccontare. La cosa più importante per me è tornare a quello che facevo prima e stare con la mia famiglia“.
A distanza di un anno dal trionfo nella Parigi-Roubaix per lui è cambiato tutto: "Non avrei mai pensato di ritrovarmi un anno dopo ad affrontare uno dei momenti più difficili che la vita mi ha messo di fronte. Ma è la mia vita di cui voglio essere grato, una vita che ho rischiato di perdere e che mi ha dato una seconda possibilità. Quella di essere qui oggi, per ricordare che sono uscito dall'Inferno del Nord da vincitore, e l'ho fatto in un modo leggendario, che rimarrà nella storia e che potrò continuare a raccontare ai miei figli. È a loro, alla mia famiglia e a tutte le persone a me più vicine che devo questa mia nuova vita. Da loro traggo la forza per accettare questo momento della mia carriera sportiva che mi vede qui oggi per rinunciare a poter aggiungere al mio Palmares una vittoria in un Grand Tour o nelle Fiandre, un sogno di una vita".
E Colbrelli ha voluto anche spiegare le differenze rispetto al caso Eriksen: "E una valutazione è stata fatta anche da chi ha seguito casi simili, come il calciatore Christian Eriksen, che, come me, ha il defibrillatore e ha ripreso la sua carriera professionale. Ma il ciclismo non è calcio. È uno sport diverso; guidi per le strade. Non si gioca su un campo da calcio, dove, in caso di necessità, gli interventi dell'équipe medica possono essere tempestivi. Le loro attività di allenamento si svolgono in un'area circoscritta, mentre nel caso di un ciclista ti ritrovi spesso solo per ore su strade poco trafficate".