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Scena d’altri tempi al Fiandre femminile: la salita è impossibile, se la fanno bici in spalla

Al Giro delle Fiandre femminile, sul terribile Koppenberg (con pendenze al 22%) le cicliste hanno desistito e sono scese dal sellino percorrendo il tratto più impervio a piedi.
A cura di Alessio Pediglieri
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Straordinario weekend di ciclismo con il Giro delle Fiandre che ha tenuto banco sia per la gara maschile che per quella femminile con uno spettacolo che ha mantenuto le attese. Due corse vissute al cardiopalma e che non hanno nemmeno lesinato momenti che sono già entrati nella storia delle due ruote sia per le imprese dei singoli, come Pogacar tra gli uomini e Kopecky tra le donne. E se la classica maschile ha vissuto momenti anche di enorme paura per una caduta collettiva in gruppo, quella femminile sul muro del Koppenberg ha fermato letteralmente il tempo, facendo ripiombare il ciclismo del terzo millennio, alle imprese di inizio del IX secolo con le cicliste costrette a scendere dalla sella e a farsela a piedi.

La classica del nord ha vinto trionfare tra le donne una superlativa Lotte Kopecky con la belga che ha trionfato davanti al proprio pubblico sulle strade di casa che conosce benissimo.  Prendendosi per il secondo anno consecutivo  la vittoria al Giro delle Fiandre, con una conferma senza ombre di essere la più forte del lotto, mostrando qualità che le permettono in questa edizione di arrivare al traguardo di Oudenaarde da sola, godendosi l'ebbrezza di una impresa a 20 chilometri, quando si libera di Silvia Persico. Sul podio, seconda è Demi Vollering, compagna di squadra di Kopecky che stampa in volata la nostra mai doma Elisa Longo Borghini e Persico.

Ma al di là della splendida Kopecky, il Giro delle Fiandre 2023 ha regalato il suo momento più bello, inedito e spettacolare sul muro del Koppenberg, dalle pendenze micidiali, storicamente particolarmente famoso e difficile per le sue aspre pendenze  che vanno in media sull'11% ma raggiungono il 22%. Tutto reso ancora più impervio per il fondo stradale totalmente in pavé che non lascia scampo a chi non ha gamba e fiato. E così, proprio il Koppenberg si trasforma in una trappola tra manto fangoso e rampe che si trasformano in un muro insuperabile.

Le prime del gruppo compatto iniziano a rallentare, c'è chi prova a trovare traiettorie in diagonale per lenire l'erta ma non c'è nulla da fare:  le cicliste si piantano letteralmente, quasi tutte sono costrette a mettere piede a terra per non rischiare di cadere. La bicicletta diventa un nemico, un oggetto pesantissimo, in una scena che rimanda indietro nel tempo, ancora quando i ciclisti non potevano contare sulle innovazioni della tecnica e materiali ultraleggeri ma dovevano affrontare le difficoltà dei percorsi unicamente grazie alle proprie forze e spirito di volontà.

Solo Persico e Reusser sono state in grado di restare in piedi e continuare a pedalare sul punto più difficile mentre dietro loro accadeva di tutto. Tra le cicliste che non riuscivano a farcela, c'è stata anche la stessa Kopecky, che è dovuta scendere dalla bicicletta e si è fatta di corsa il tratto finchè la strada non è tornata più sicura e meno ripida. Così la belga è poi riuscita a tornare sotto a Persico e Reusser e per poi andarsi a prendere la gloria al traguardo.

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