video suggerito
video suggerito

Quei lati oscuri sulla morte di Pantani, il legale della famiglia: “Fu omicidio”

L’avvocato di Tonina Belletti, madre del Pirata, interviene dopo l’ultima relazione a corredo dell’istruttoria della Commissione parlamentare antimafia. Le “numerose anomalie” dalla possibile “manipolazione della provetta” che portò alla squalifica fino alle circostanze del decesso.
A cura di Maurizio De Santis
43 CONDIVISIONI
La relazione della Commissione parlamentare antimafia ha aperto uno squarcio sul caso Pantani.
La relazione della Commissione parlamentare antimafia ha aperto uno squarcio sul caso Pantani.

"Siamo convinti che si tratti di omicidio. Marco non si tolse la vita". Marco è Pantani, il Pirata che venne trovato morto il 14 febbraio 2004. La recente relazione della Commissione parlamentare antimafia ha riaperto ferite mai guarite, gettato una luce inquietante sulle cause del decesso del campione di ciclismo. Né suicidio né overdose da consumo di cocaina: la famiglia non si è mai arresa all'idea che fossero quelle le uniche spiegazioni possibili alla scomparsa traumatica dell'uomo che con le sue imprese sui pedali aveva rispolverato l'epoca eroica delle due ruote.

Le deduzioni dell'assemblea hanno alimentato la convinzione che 18 anni deve essere successo qualcos'altro perché sono ancora tanti i lati oscuri di una vicenda tragica. Ecco perché "una diversa ricostruzione delle cause della morte dell’atleta non costituisca una mera possibilità astratta" si legge nel rapporto che solleva un dubbio ovvero "che non tutto sia stato doverosamente approfondito".

Il Pirata venne squalificato durante l'edizione del Giro d'Italia del '99 dopo un controllo antidoping.
Il Pirata venne squalificato durante l'edizione del Giro d'Italia del '99 dopo un controllo antidoping.

L'ora del prelievo di sangue, il mistero sulla morte di Wim Jeremiasse, commissario Uci, responsabile del prelievo ematico prima della tappa di Madonna di Campiglio sono alcuni dei dettagli che, abbinati alle dichiarazioni rese dall'ex spacciatore, Fabio Miradossa, sembrano tasselli incastrati a forza. Messi lì, in quel modo, perché combaciasse quell'unica versione dei fatti che secondo il presidente uscente della Commissione, Nicola Morra, presenta "numerose anomalie" che lascerebbero pensare "a un intervento di manipolazione della provetta".

Anzitutto la raccolta del sangue di Pantani per le analisi antidoping durante il Giro d’Italia il 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio: sarebbe avvenuto alle 7.46 del mattino e non alle 8.50 come risulta da atti ufficiali. Un buco di un'ora, dà forza all'idea che tanto a due tappe dalla fine del Giro d'Italia di allora quanto nel giorno della morte del Pirata ci fossero ancora troppi aspetti oscuri.

La famiglia dell'ex campione insiste: non fu suicidio, Marco venne ucciso.
La famiglia dell'ex campione insiste: non fu suicidio, Marco venne ucciso.

"Nell'effettuare i controlli sugli atleti – secondo Morra – non venne rispettato il Protocollo siglato dall'UCI con l'ospedale incaricato di eseguirli". Cosa accadde? Solo l'ispettore Uci incaricato poteva conoscere il numero che contrassegnava la provetta di Pantani ma quel giorno accadde qualcosa di diverso e la garanzia dell'anonimato sembrò saltare. È uno degli aspetti contestati che insiste anche sul sospetto che la malavita organizzata avesse interessi molto forti sulla Corsa oggetto di scommesse clandestine.

"La Procura di Rimini ha aperto un nuovo fascicolo, al momento contro ignoti, sulla morte di Marco Pantani – ha ammesso l’avvocato di Tonina Pantani, Fiorenzo Alessi, a Repubblica -. Ci conforta sapere che anche la Commissione antimafia abbia trovato nuovi elementi. Sull’omicidio di Marco si può andare fino in fondo. Perché restiamo convinti che non si sia tolto la vita".

43 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views