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Tour de France 2024

Pogacar no, ma Vingegaard conferma l’uso di monossido di carbonio al Tour: “Come fumare una sigaretta”

Di fronte alle accuse di utilizzare pratiche “scorrette” per aumentare le proprie prestazioni al Tour de France, hanno risposto i due diretti interessati più importanti: Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Ognuno però con un punto di vista opposto, che lascia ancor più dubbi sulla pratica del “rebreathing”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il "rebreathing" è oramai sulla bocca di tutti e sta scaldando le giornate del Tour de France tanto e forse più delle imprese dei suoi campioni, come Pogacar e Vingegaard. Proprio lo sloveno in maglia gialla e il suo principale rivale danese sono stati indicati tra i ciclisti che farebbero uso di questa pratica "sospetta", inalando quantità di monossido di carbonio per aumentare la soglia aerobica e migliorare le prestazioni. Accuse di illecito che sono state smentite dai due diretti interessati, ma in modo diverso: Pogacar non ne conoscerebbe addirittura l'esistenza mentre Vingegaard ne ha confermato l'utilizzo, solo in "modalità" lecita.

Vingegaard conferma l'inalazione di monossido di carbonio

Il primo a prendere la parola di fronte alle accuse di "doping" – anche se ad oggi l'utilizzo di monossido di carbonio non è inserito tra le sostanze proibite dalla WADA – è stato Jonas Vingegaard che è andato diretto al punto: sì, la Visma ! Lease a Bike fa uso di questi respiratori per tutti i suoi ciclisti, ma solamente per pratiche consentite e per verificare i livelli dei propri ciclisti.

"Non è qualcosa di pericoloso" ha confermato Vingegaard. "Mi dicono che si manda nei polmoni qualcosa di simile al fumo di una sigaretta" in riferimento proprio alla presenza di monossido di carbonio. "Insomma, è un po' come fumare una sigaretta. In realtà serve solo per misurare la quantità di emoglobina presente nel sangue. Non c'è nulla di sospetto in questo".

Pogacar smentisce la pratica del "rebreathing" tra sarcasmo e fastidio

Le accuse mosse dal sito Escape Collective ha identificato l'utilizzo del monossido di carbonio in tre delle squadre presenti al Tour tra cui anche il Team UAE Emirates, di Pogacar. Ovviamente alla maglia gialla è stato chiesto spiegazione sull'argomento e la risposta non si è fatta attendere: nessun utilizzo del rebreathing ha detto lo sloveno che, però, si è nascosto in un sarcasmo un po' goffo e poco credibile.

"Forse sono solo ignorante" ha ironizzato la maglia gialla, già vincitore dell'ultimo Giro d'Italia. "Ma quando ho letto di questo e mi hanno informato,  ho pensato subito allo scarico delle auto, non lo so… Non ne so molto, quindi non ho commenti sull'argomento perché non so proprio cosa sia. Quando mi parlate di monossido" ha poi concluso laconicamente "penso sempre e solo a cosa esce dallo scarico di un'auto".

Cos'è il "rebreathing", l'inalazione del monossido di carbonio per valutare i valori nel sangue

La pratica del "rebreathing" di per sé non è uso illecito o "doping", tanto che nei rapporti WADA non è presente tra quelle vietate. È l'utilizzo che se ne fa che può destare oltre che sospetti anche vantaggi per chi si sottopone al suo utilizzo. Generalmente i principali Team di ciclismo professionistico utilizzano sofisticati macchinari che permettono di valutare di volta in volta i valori del sangue, dell'emoglobina, della soglia aerobica dei propri corridori. Lo si utilizza soprattutto negli allenamenti, prima e dopo le sedute in altura per verificarne eventuali progressi e miglioramenti.

Sotto l'occhio della critica è l'eventuale utilizzo eccessivo e metodico che se ne fa durante una gara, sottoponendo con costanza e per altri scopi i propri corridori al cosiddetto "rebreathing": se utilizzato in modo "scorretto", infatti, permetterebbe ai ciclisti di aumentare i propri valori di emoglobina, ritrovandosi con più ossigeno nel sangue e di conseguenza, permettendo di migliorare la propria prestazione sotto sforzo. 

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