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Pogacar ha mostrato che non è umano: al Giro delle Fiandre la progressione è “di un altro pianeta”

Lo sloveno ha sfiancato il gruppo con cinque scatti piazzati in momenti diversi della corsa, a 18 km dal traguardo ha staccato i rivali in maniera poderosa e con una freschezza disarmante. “Ci ha lasciati tutti e se n’è andato”.
A cura di Maurizio De Santis
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La progressione impressionante di Pogacar mostrata dalla ripresa Tv dall'alto.
La progressione impressionante di Pogacar mostrata dalla ripresa Tv dall'alto.

Cinque scatti, di quelli che possono spaccare il cuore e schiantare i muscoli. Tadej Pogacar li ha provati tutti in altrettanti momenti diversi del Giro delle Fiandre 2025 che ha cannibalizzato all'ultima, poderosa staccata quando è sembrato partire come se avesse un motorino nelle gambe. Lui davanti a tutti che guadagna terreno e macina l'asfalto in maniera impressionante, gli altri "umani", alle spalle a vederlo sfuggire, fino a divenire un punto piccolo, piccolo all'orizzonte. "È di un altro pianeta", ha mormorato Pedersen con un filo di voce: il primo dei "mortali" è giunto secondo, ci ha anche provato a tenere testa allo sloveno che ha dato l'impressione di un terminator sui pedali, che si rigenera dopo ogni tentativo serrato e torna più devastante di prima.

Cinque scatti scoppia polmoni, la pedalata di Pogacar è poderosa

Cinque scatti, di quelli che fanno scoppiare i polmoni e prosciugano energie ma non a Pogacar che piazza gli strappi quando al traguardo mancano 56 poi 40, 36, 29 e infine 18 chilometri alla conclusione della gara. Se ne va e basta, non puoi prenderlo più in alcun modo se non sperare che gli capiti qualcosa. È lui che fa e disfa, detta il ritmo della corsa quasi a dire "provateci pure, se ce la fate a starmi dietro", getta il guanto di sfida sulla seconda salita del Kwaremont e porta dietro con sé Van der Poel, Van Aert, Pedersen e Jasper Stuyven. Almeno fino a quando il gruppetto ha retto quell'andatura forsennata. Sul Kruisberg s'è sfaldato e in cima al serpentone di concorrenti sono rimasti l'alieno e van der Poel.

Pedersen, Pogacar e van der Poel sul podio del Giro delle Fiandre.

Poco dopo, all'ultimo passaggio sul Kwaremont, lo sloveno si liberò anche dell'olandese: dopo aver neutralizzato la fuga della mischia di testa nella quale c'erano anche Ganna, Trentin e Ballerini, aver domato i tentativi di van Aert e van der Poel di sfiancarlo, Pogacar ha deciso che era il momento di cambiare passo e accelerare. Li ha demoliti a furia di balzi improvvisi e resistenza alla fatica. Lo ha fatto esibendo una progressione disarmante, devastante, poderosa come mostrato anche dalle immagini della diretta tv, con la telecamera dall'alto che lo vede scappare con incredibile freschezza, leggerezza rispetto agli avversari.

Pedersen secondo, staccato di un minuto: "Ci ha battuti a mani basse"

"Il piano era attaccare sul Kwaremont – ha confermato il vincitore del Giro delle Fiandre -. Nonostante le cadute di alcuni compagni siamo riusciti a tenere botta e non abbiamo mai mollato. La nostra strategia ha funzionato". Le parole di Mats Pedersen, che è giunto secondo a +1'01" null'altro ha potuto fare che ammettere la netta superiorità dello sloveno. Non gli è bastato mostrarsi all'altezza della concorrenza sulle salite acciottolate. Lui e tutti gli altri sono stati tagliati completamente fuori dall'attacco più "bestiale" di Pogacar: da quel momento in poi è stato chiaro a tutti che la lotta sarebbe stata unicamente per il secondo posto.

"Con il vento contrario e altri quattro corridori, speravo che potessimo raggiungerlo – ha ammesso Pedersen a fine gara -. Prima della corsa avevo detto che non si possono fare previsione e non è finita finché non si taglia il traguardo. Ma oggi, Pogacar ha mostrato di essere proprio di un altro pianeta, decisamente una categoria superiore a noi. Ci ha battuti a mani basse. Ci ha lasciati tutti sul Kwaremont e ha aumentato il suo vantaggio".

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