Pogacar al Giro d’Italia è una benedizione: serve a cancellare la brutta piega degli ultimi anni
La storia del ciclismo potremmo dire che ha visto diversi governi nel corso degli anni: le monarchie assolute, le democrazie più larghe, le diarchie in cui a sfidarsi erano solo due grandi atleti capaci di darsi battaglia in ogni gara, ma forse mai si era vista un’aristocrazia così scintillante e vincente da proporre agli sportivi come quella attuale. Quasi tutte le gare più importanti al mondo oggi sono vinte da un gruppo molto ristretto di ciclisti, in cui rientrano Remco Evenepoel, Primož Roglič, Jonas Vingegaard, Mathieu van der Poel, Wout Van Aert e infine il più completo di tutti o comunque l’uomo che cerca di vincere ogni gara a cui partecipa, sia essa una corsa a tappe o una in linea, Tadej Pogačar (quando uno di questi non vince una grande corsa, come la Vuelta 2023, è dovuto al fatto che due di loro si sono accordati per far vincere un terzo corridore della stessa squadra).
Un ciclismo così fortemente aristocratico per un organizzatore di corse può essere la cosa migliore possibile, ma anche la peggiore. Avere il 60% di questi corridori al via in una corsa vuol dire avere spettacolo e sfida assicurata, una mise-en-scène che merita di essere vista dal vivo, in televisione, raccontata sui giornali, attraverso i social media e così via. Se però si scende sotto il 50% la cosa inizia a diventare preoccupante. La sfida diventa fra due uomini e due squadre e questo potrebbe ancora andare bene, molto meno quando per un motivo qualsiasi resta solo uno dei sei a correre e a quel punto lo spettacolo in pratica finisce all’istante.
Era la brutta piega che stava prendendo il Giro d’Italia negli ultimi anni. Nel 2021 doveva esserci la sfida tra Evenepoel e Bernal (purtroppo non più nel novero dei grandissimi dopo l’incidente che gli è quasi costato la vita), ma il belga era appena rientrato dopo il volo nella scarpata nel Giro di Lombardia dell’anno prima e non era in perfette condizioni. Nel 2022 c’era solo Mathieu van der Poel, vince la prima gara, indossa per qualche giorno la maglia rosa e poi si eclissa, nel 2023 doveva esserci un’altra sfida tra Evenepoel e Roglic, ma il belga abbandona la corsa perché prende il Covid.
Tre anni molto piatti quindi, mentre al Tour ma anche alla Vuelta impazzava la sfida tra buona parte dei grandi del ciclismo contemporaneo. Serviva una scossa, davvero necessaria per non perdere ulteriore terreno rispetto alla corsa spagnola, e questa scossa da pochi giorni abbiamo scoperto che ha un nome e un cognome: Tadej Pogačar.
Il fenomenale campione sloveno della UAE Emirates sarà il 4 maggio alla partenza di Venaria Reale e tutto assume un colore e un sapore del tutto diverso. Avere Pogačar al Giro è un grande colpo per l’organizzazione che ha anche creato un percorso perfetto per la sua lucida follia, con il Santuario di Oropa già il secondo giorno di gara, per dire della difficoltà di un Giro in cui lo sloveno potrà esaltarsi. Comunicando poi tanto tempo prima la sua presenza, muove anche le altre squadre alla reazione.
Può la Visma-Lease davvero venire in Italia solo con una squadra di giovani e dare visibilità e vittorie a Pogačar? Già si parla almeno di Wout Van Aert che potrebbe essere presente. Ma cosa faranno anche le altre grandi squadre come Ineos, Movistar, Quick-Step? Lasceranno intentato una lotta al Giro per dedicarsi esclusivamente alle altre corse?
Questa scelta potrebbe esse un grande colpo anche per lo stesso Tadej Pogačar. Cercherà di vincere la seconda corsa a tappe più famosa al mondo, per mettere il suo nome in un altro spazio mitografico, grazie al quale accostarsi ancora di più ai grandi e potrà tentare poi l’impresa delle imprese, ovvero quella di vincere Giro e Tour nello stesso anno, sfida che, in caso di successo, lo mette nell’Olimpo quasi inarrivabile dei grandi di ogni tempo.
Una scelta che fa bene a tutti e che è davvero un regalo dal cielo soprattutto per gli organizzatori del Giro e anche per chi a maggio scenderà in strada per ammirare uno dei più grandi ciclisti di sempre che sfreccerà sotto casa.