Perchè la maglia del Giro d’Italia è rosa, il suo significato e quello delle altre maglie
Il Giro d'Italia 2024 è l'edizione numero 107 della Corsa rosa, che annovera una storia lunghissima iniziata nel lontano 1909. Ma per vedere indossata la prima maglia rosa bisognerà aspettare qualche anno in più e precisamente il 1931. Una maglia e un colore che si sono trasformati negli anni un vero e proprio simbolo inscindibile con il Giro e che ha una storia particolare, unica e curiosa.
La storia della maglia del Giro d'Italia: perchè è rosa
Per le prime 22 edizioni la maglia rosa non esisteva al Giro d'Italia e la sua introduzione, nel 1931, fu dovuta all'intuizione di un giornalista, Armando Cougnet, della Gazzetta dello Sport, la testata giornalistica nazionale che seguiva da vicino la corsa sin dai suoi albori. Fu una scelta fatta per esaltare il ciclista che in quel momento guidava la classifica generale, era il primo del Giro e doveva diventare ben visibile e riconosciuto dagli spettatori. Così si ideò la "Maglia Rosa", un colore particolare ma non a caso, perché si riferiva direttamente al colore del quotidiano sportivo milanese per cui Cougnet lavorava e che divenne ben presto un simbolo famoso in tutto il mondo.
Il primo a indossare la Maglia Rosa fu un ciclista italiano, Learco Guerra, che fu anche il vincitore della tappa inaugurale del 1931, con arrivo a Mantova la sua città natale. Per Guerra un vanto che durò pochissimo perché in quella edizione ci fu una girandola di corridori che si alternarono a indossare il simbolo da capofila in classifica. A tal punto che il vincitore finale arrivò solamente alla penultima tappa del Giro quando Francesco Camusso conquistò il primato della generale e riuscì a difendere la vittoria nell'ultima frazione a Torino. Ma c'è un ciclista in particolare che detiene ancora oggi il record di numero di maglie rosa indossate in carriera: si tratta di Eddie Merckx che la conquistò per ben 77 volte dal '68 al '74.
Le altre maglie del Giro: il colore, la storia e il loro significato
La maglia azzurra – Classifica Scalatori
È la maglia che viene conquistata dai ciclisti che ottengono più punti tagliando per primi i traguardi intermedi o finali dei vari Gran Premi della Montagna (che hanno una categoria ben precisa), da quando – nel 1933 – venne istituita per la prima volta questo tipo di classifica. Poi, nel '74, si decise di creare anche per gli scalatori una maglia apposita, inizialmente di colore verde, che durò fino al 2012 quando si decise per il cambio nell'attuale azzurro. Simbolicamente rappresenta il cielo, la vetta, lo sguardo verso l'alto che hanno appunto coloro che arrivano per primi in vetta.
Nella storia del Giro l'accoppiata classifica generale-classifica degli scalatori è riuscita a solamente 10 atleti, con Gino Bartali che detiene il record con sette combo. I GPM (Gran Premi della Montagna) sono distinti in 4 categorie, ognuna delle quali assegna diversi punteggi dal più alto (per il 1° 32 punti) al più basso (3 punti). Dal Giro d'Italia 1965 si è anche deciso di indicare ad ogni edizione la cima più alta della gara, che ha preso il nome di Cima Coppi: è un arrivo "oltre categoria" dove il primo si prende ben 40 punti. Dal 2004 in poi, è stata istituita la Montagna Pantani, titolo che designa la vetta più rappresentativa scalata dell'intera corsa a memoria del Pirata e delle sue ancora oggi insuperabili imprese in salita.
La maglia bianca – Classifica Giovani
La maglia bianca spetta di diritto al miglior giovane corridore che non ha compiuto ancora i 26 anni di età al 1° gennaio dell'anno in cui si corre il Giro d'Italia. La maglia bianca venne inserita dal 1976 e il primo a vincere fu l'italiano Alfio Vandi. Poi nel 1994 si decise di togliere questa classifica per poi reintrodurla nel 2007, data dalla quale non è stata più tolta. La speciale classifica era stata inserita con il chiaro obiettivo di esaltare i migliori giovani, anche se in diverse occasioni è capitato che il vincitore combaciasse con quello assoluto del Giro d'Italia. E' capitato ben 4 volte: nel 1994 con Berzin, nel 2014 con Quintana, nel 2020 con Hart e nel 2021 con Bernal.
La maglia ciclamino – Classifica A punti
Una maglia che sottolinea la "vis pugnandi", la voglia di lottare e vincere dei ciclisti che meglio di altri animano la corsa e le singole tappe, spesso senza alcuna possibilità di vincere poi la classifica generale. Istituita per la prima volta nel 1966 inizialmente era di colore rosso. Poi diventò ciclamino dal 1970 per tornare rossa nel 2016. Ma alla fine si decise ancora per il ciclamino dal 2017 ad oggi. La maglia ciclamino è figlia di un meccanismo attraverso il quale si premia il leader della cosiddetta classifica a punti: chi ottiene più punti durante il percorso tra sprint intermedi e arrivi al traguardo, scala la graduatoria che si aggiorna frazione dopo frazione.
In nove occasioni, comunque, chi vinse il Giro si portò a casa anche la maglia ciclamino con due italiani sopra tutti che furono anche autori di straordinarie sfide di una rivalità unica: Giuseppe Saronni e Francesco Moser, entrambi 4 volte vincitori della maglia rosa e della ciclamino.
La maglia nera – Ultimo in classifica
Una maglia che oggi non esiste più ma che ha una storia straordinaria alle spalle. A ispirare gli organizzatori di tingere di nero la maglia del peggiore in classifica fu Giuseppe Ticozzelli, un calciatore che si presentò al via dell'edizione del 1926 proprio con una delle casacche da calcio, tutta nera. L'unico ciclista ad aver vinto due volte la maglia nera fu Luigi Malabrocca, passato così alla storia prima che, però, il tutto degenerasse e la maglia nera venne ufficialmente abolita.
Dalla Seconda Guerra mondiale in poi, infatti, in molti puntavano al premio istituito per la maglia nera oltre al fatto della notorietà che la stessa dava, al contrario di un anonimo posto a metà classifica. A tal punto che c'era chi faceva a gara proprio per classificarsi ultimo. Poi, le proteste di molti corridori spinsero l'organizzazione ad abolire la maglia per comportamenti considerati eccessivamente antisportivi.