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Pazzesco slalom tra auto e pullman, le cicliste rischiano la vita: scioperano, gara sospesa

Assurde scene durante il Tour dei Pirenei femminile, fiore all’occhiello del calendario pre Tour de France: nella tre giorni su strada, le cicliste hanno rischiato la vita tra auto e pedoni incontrollati, fino allo sciopero e alla sospensione della corsa: “Bimbe viziate”, la risposta dell’organizzazione.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ciò che è accaduto al Giro dei Pirenei femminile è qualcosa di assolutamente mai visto nel ciclismo professionistico. Le cicliste da inizio gara, partita venerdì, si sono ritrovate costrette a schivare lungo le tappe auto, mezzi di trasporto e pullman, in un gigantesco e continuo slalom. Proteste e polemiche non son servite, fino all'eclatante gesto di fermarsi a metà tappa in segno di protesta nella frazione di sabato. Alla vigilia della 3a frazione in programma domenica, alcune squadre si sono ritirate e l'UCI ha dovuto decretare anzitempo conclusa la gara mentre l'organizzazione attaccava le cicliste.

Il Tour dei Pirenei femminile internazionale si è trasformato in un pessimo spot per tutto il mondo del ciclismo, con le partecipanti che hanno protestato sin da subito per la totale mancanza di condizioni di sicurezza. E così al terzo giorno di gare, la manifestazione si è interrotta ancor prima della partenza, senza disputare l'ultima e decisiva tappa. Una pubblicità terribile in un momento in cui cerca di renderlo sempre più professionale e ottenere adeguata copertura mediatica. Oltre che una assoluta mancanza di buon senso nei confronti dell'incolumità delle atlete.

Il Tour internazionale femminile dei Pirenei dove essere il fiore all'occhiello del calendario ciclistico prima del Tour, con 138 atlete al via e 24 squadre di cui 6 World Tour. Alla fine è stato un disastro tra liti continue tra cicliste e organizzazione con l'edizione 2023 che non è mai conclusa per l'atto finale nella terza e ultima tappa: lo sciopero sul tracciato. Il motivo? L'assoluta mancanza di sicurezza per le atlete in una sequenza pazzesca di situazioni oltre ogni limite per la loro incolumità.

Tutto è cominciato venerdì, durante la prima tappa tra Argelès e Lourdes con le cicliste che hanno talvolta dovuto fare slalom tra veicoli lungo il percorso e pedoni che, senza alcun controllo, attraversavano le carreggiate visto che l'organizzazione non ha mai chiuso al traffico. Una situazione portata subito a cospetto degli organizzatori, irritando gran parte del gruppo. Risultato? Lunghe discussioni ma nessun provvedimento, e così nella giornata di sabato in occasione della 2a tapa è andata in scena la protesta più importante: le cicliste si sono fermate a metà gara, neutralizzando la seconda tappa con arrivo ad Hautacam.

Premessa per altre feroci proteste che sono scoppiate sabato sera, dove è stato preteso e organizzato una unità di crisi che però non ha risolto alcun problema e così domenica mattina, prima della partenza della terza tappa tra Nay e Bosdarros, diverse squadre hanno annunciato il loro ritiro, per le evidenti insufficienti misure di sicurezza, appoggiate dal sindacato dei corridori, costringendo l'UCI ad una decisione storica: la cancellazione della tappa decretando la fine anticipata del Tour de Pyrénées.

A quel punto l'organizzazione ha però dato in escandescenze, esprimendo un punto di vista ben diverso: "Succede che le ragazze hanno delle pretese che non sono in linea con il loro livello. Immaginano di essere al Tour de France e che tutte le strade debbano essere chiuse, che tutto debba essere bloccato" ha sentenziato il direttore di gara, Pascal Baudron sottolineando "capricci di bambini viziati""Le ragazze non si rendono conto della visibilità offerta dalle trasmissioni televisive e del futuro del ciclismo femminile" ha poi aggiunto. Evidentemente non se ne rendono conto nemmeno gli organizzatori che hanno reso una gara di professionisti, in una corsa ad ostacoli mettendo in serio pericolo la vita delle atlete.

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