Omicidio Melissa Hoskins, tempi lunghissimi per il processo a Dennis: “Ci vorranno almeno 7 mesi”
Rohan Dennis è apparso in tribunale per la prima volta da quando è stato accusato di aver causato la morte di Melissa Hoskins, la campionessa di ciclismo su pista che lo aveva sposato e mamma dei suoi due figli. L'ex olimpionica è scomparsa tragicamente lo scorso 30 dicembre investita, secondo l'accusa, dal marito con il suo SUV in modo intenzionale. A distanza di oltre due mesi, si è svolta mercoledì 12 marzo la prima udienza che vede imputato l'ex ciclista e accusato di omicidio per guida pericolosa e imprudente. Ma i pubblici ministeri hanno chiesto ulteriore tempo, esattamente un totale di sette mesi, ritenuti essenziali per completare la ricostruzione dell’accaduto.
Era calato il sipario da quel 31 dicembre, una coltre di disagio e mistero: poteva essere davvero successo quell'efferato delitto familiare in un contesto che non aveva mai mostrato alcuna crepa? Una domanda che ha spinto gli inquirenti ad una analisi più che approfondita sia dell'universo di Melissa sia di Rohan che sono 24 ore prima aveva serenamente pubblicato sui propri account scene di ordinaria vita coniugale, tra foto di Natale, sorrisi e messaggi d'amore. Subito, però, anche stando solo i primi riscontri con testimoni oculari e gli immediati rilievi era emerso lo scenario più atroce: la colpevolezza di Dennis.
Nei giorni immediatamente successivi alla morte di Melissa Hoskins, per Dennis si sono aperte le porte degli arresti domiciliari dietro cauzione. Nessuna parola, nessuna dichiarazione rilasciata sull'episodio, fino all'11 marzo quando al tribunale di Adelaide ha fatto capolino l'ex ciclista insieme ai suoi legali. Presso la Magistrates Court di Adelaide, l’avvocato difensore Jess Kurtzer ha richiesto una variazione della cauzione, che il giudice ha approvato mentre Dennis, in completo scuro e cravatta, è rimasto costantemente in silenzio mentre ascoltava, senza poi rivolgersi ai giornalisti anche durante l'allontanamento dal tribunale.
Adesso, però, calerà nuovamente il silenzio più assoluto per i prossimi mesi, visto che la Procura ha fatto una richiesta anomala abbastanza da far sorgere dubbi anche al magistrato Simon Smart che ha chiesto dei tempi al procuratore di polizia, Caroline Batten: "Deve spiegarmi perché ha bisogno di sette mesi", ha detto.
Batten ha infatti chiesto un totale di sette mesi per completare tutte le indagini un lasso di tempo enorme che, però, per la polizia di Magistrate Smart sarà essenziale: impiegherà sei mesi per completare la ricostruzione dettagliata dell’accaduto e avrà bisogno di altre quattro settimane per consegnare il fascicolo al titolare della Pubblica Accusa. "La richiesta è ovviamente retrodatata" ha sottolineato Batten riferendosi che i 7 mesi sono scattati da gennaio. "Gli approfondimenti sono già in fase d'opera". La prossima udienza avverrà solamente il prossimo agosto.