Milano-Sanremo, Chiappucci rivive la fuga che l’ha reso eterno: “Ancora oggi nessuno ha fatto meglio”
Si corre la Milano-Sanremo, la Monumento che apre la strada a tutte le altre classiche e questa sarà la 115a edizione, su un percorso inizialmente inedito – si inizia da Pavia – per poi ritornare sul tradizionale lunghissimo tracciato di 228 chilometri. Una prova durissima ed estenuante che ha scritto pagine indimenticabili nella storia del ciclismo italiano e internazionale. Tra queste, la straordinaria vittoria del Diablo, Claudio Chiappucci nel 1991 quando, a seguito di una incredibile fuga riuscì a iscrivere indelebilmente il proprio nome sulla corsa.
"E' il vero sogno nel cassetto di tutti" ha confidato a Fanpage.it el Diablo proprio alla vigilia della Monumento di questo sabato 16 marzo che regalerà nuove emozioni e storie da raccontare. "Ma diciamolo… la mia fuga ancor oggi è lì e tutti continuano a parlarne. Nessuno è più riuscito ad imitare quell'impresa follemente studiata". Imprese d'altri tempi, di un ciclismo che oggi lascia spazio ad altre sensazioni e campioni che però dovranno mostrarsi ancora una volta e sempre di essere all'altezza della Milano-Sanremo: "Una corsa davvero per pochi…"
Ed è arrivata ancora una volta la Milano-Sanremo, una corsa solo per grandissimi campioni…
"Non solo perché ci sono stati uomini grandissimi che hanno provato ma non sono mai riusciti a vincerla. Poi ci sono persone come me che invece hanno avuto l'orgoglio di crederci e farcela. Se poi dovesse vincere un italiano, insomma è sempre una Classica che resta il fiore all'occhiello, un momento indimenticabile per sé e il nostro ciclismo. E' il classico sogno in un cassetto, la Classica di primavera, l'apertura reale della stagione agonistica. Insomma, dai diciamolo: è la Classica Monumento che rimane per sempre. Mai si dimentica chi vince la Milano-Sanremo"
Come quella del Diablo, in cui ti sei preso la gloria nella storica edizione 1991?
"La fuga del 1991 fu una grande fuga, nemmeno tanto folle. O meglio ci fu quel tocco di follia, di provare a vincere una corsa che non mi vedeva favorito. Eppure, mi ritrovavo con l'adrenalina a mille e tutte le motivazioni per provarci, anche sfruttando il fatto che non ero tra quelli favoriti… poi sai, poteva anche andare male e allora… pazienza."
Claudio riviviamola ancora una volta: cosa accadde in corsa?
"Beh, dai non potevo aspettare cosa facessero gli altri. Come fanno tutti adesso, visto che succede spesso in questo ciclismo di oggi. Io ad un certo punto parto alla mia maniera, avevo studiato bene il percorso e avevo capito perfettamente quale fosse il momento dello scatto. Non è che abbia attaccato, così, per caso: le cose non succedono mai a caso, eventualmente c'è l'interpretazione sbagliata durante la gara, quello sì."
E chi sostiene che fu soprattutto casualità?
"Casualità? No, mai: la casualità va cercata e coltivata. Va tirata fuori con la forza morale e l'orgoglio di chi sa che può farcela e ci crede. Solo così uno può pensare di sfatare il mito, arrivare dove prima non era mai arrivato: quando qualcuno pensa che tu non possa vincere è in quel momento che scatta dentro di te quella molla per cui dici, "bene, è adesso che voglio dimostrare al mondo di poter vincere"
E' stata una prova più di forza, coraggio o sana follia?
"Era scritto nel mio destino ma ci ho messo del mio perché ho capito io che quello fosse il momento buono. A tal punto che mi ero organizzato con tutta la squadra, perché bisogna capire anche come va la corsa. Tutti erano pronti a prendere la discesa davanti, nella migliore posizione. Già quello era considerato un mezzo traguardo e tutti erano pronti a non far scappare nessuno. Io ho messo avanti la squadra e ho deciso di mettere il gruppo in fila indiana: l'idea era di creare quella confusione utile per prendere la strada davanti."
A proposito di confusione, tu l'avevi detto alla vigilia: oggi proverò a creare casino…
"Si è trattato di una decisione meditata, studiata e sentita al momento. La lettura della corsa: non è come oggi che hai le televisioni, gli auricolari, parli, ti avvisano, sai le cose per tempo. Era un ciclismo più bello sotto questo profilo, fatto di istinto e di forza morale che ti permettevano anche di creare strategie e di stravolgere quelle avversarie. E' tutta un'altra storia, è roba per pochi."
E oggi, chi potrebbe riuscire a creare il disordine?
"Purtroppo è difficile che uno solo farà la differenza perché credo che i migliori si ritroveranno ad un certo punto tutti insieme nel momento che sarà ritenuto importante e sono quattro, forse cinque quelli che possono pensare di fare la differenza. Prima di tutto bisogna ricordare un aspetto preciso: la Milano-Sanremo è una corsa faticosa, un tracciato lungo e la differenza principale rispetto alle altre gare la fa sicuramente la distanza".
Oggi i principali favoriti arrivano alla Milano-Sanremo senza mai aver praticamente corso. Non è strano?
"Un tempo si preparavano queste classiche, si correva prima per creare proprio la condizione e testarsi per arrivare ad esempio alla Milano-Sanremo convinti delle proprie possibilità. Oggi è tutto diverso. Vogliamo parlare dei due favoriti van der Poel e Pogacar? Bene, cosa dire… fino adesso praticamente non hanno corso. Sì, è vero, Tadej ha vinto le Strade Bianche e van der Poel ha dominato il cross, ma il punto è che oggi si arriva alla Milano-Sanremo o senza correre o con una gara nelle gambe… è possibile in questo ciclismo moderno, ai miei tempi era impensabile. C'era bisogno di macinare chilometri, fare ritmo e confrontarsi con i propri compagni e gli avversari"
E se la spuntasse qualche italiano?
"Non è per nulla facile perché ad oggi non c'è nessuno che abbia dimostrato di poter fare la differenza. Certo, c'è Jonathan Milan un giovane che è bravissimo in volata ma sulla Milano-Sanremo non ha esperienza e questo conta. La condizione ce l'ha, ha vinto due tappe alla Tirreno-Adriatico, così come le motivazioni ma come si comporterà davanti agli esperti marpioni del ciclismo? E' un bel punto di domanda, nessuno lo può sapere."
Non a caso, l'ultimo italiano vincitore è stato lo Squalo Nibali nell'oramai lontano 2018…
"Sarà dura, infatti e non è un caso che l'ultima vittoria italiana risale al 2018, con Nibali poi nessuno. Ecco lui è stato uno che se l'è vinta a modo suo, era un probabile vincitore era atteso da tutti ma alla fine ce l'ha fatta."
Tanti campioni presenti, ma altri mancheranno. Come Evenepoel che sta già preparandosi al Tour… sorpreso?
"Mi spiace che non ci sia Evenepoel, l'avrei visto bene… e sta già preparando il Tour che già siamo solo a marzo. Vedi? Che differenza col passato. Pensano già adesso ad una corsa che si svolgerà ad agosto, impossibile crederlo ai miei tempi, impensabile. Noi pensavamo a correre non a preparare le corse mesi e mesi prima."
Come hai già ricordato, la Milano-Sanremo è tra le più dure classiche in assoluto: un caso se dal 2008 ogni vincitore è sempre diverso?
"Eh, significa che è davvero una gara complicata difficile pensare che una sola squadra possa tenere la corsa. Sono tanti coloro che vogliono provarci e su una distanza così pronunciata nessuno può davvero essere sicuro al cento per cento di riuscire a fare la differenza. Ti faccio un esempio, la salita del Poggio. In una corsa normale potrebbe essere una salita quasi banale mentre alla Milano-Sanremo diventa qualcosa di davvero impegnativo e selettivo: arrivi con tanti chilometri nelle gambe e allora basta un niente per fare una grande differenza."
Dove si potrà decidere questa edizione a tuo avviso: Turchino, Cipressa o Poggio?
"Difficile capire quale punto possa essere decisivo anche perché la corsa la fanno i corridori e allora se incominciano a pedalare forte sulla Cipressa, diventa una gara durissima. Potrebbe essere un trampolino di lancio dove vedere le prime schermaglie: lì si può capire chi può e chi non può vincerla. Dopodiché il Poggio affrontato insieme è invece aperto."
Chi si esporrà e romperà gli indugi?
"Il primo a farlo sicuramente sarà Pogacar, c'è da scommetterci: cercherà un assolo da lontano e di scrollarsi il più possibile gli avversari, soprattutto quelli bravi nelle grandi classiche. Un po' quello che si è visto nelle Strade Bianche: perché è partito così lontano? Per sicurezza sua, poi poteva anche partire più vicino al traguardo e fare lo stesso quella differenza."
Ma anche Pogacar avrà bisogno di un aiuto, quanto pesa il lavoro di squadra alla Milano-Sanremo?
"Un altro aspetto essenziale sarà proprio il lavoro di squadra, la strategia collettiva in corsa: sarà fondamentale allungare e scremare il gruppo per preparare l'attacco. Un aiuto per stare davanti al gruppo, anticipare gli scatti altrui, evitare le cadute. Insomma, è una corsa tattica, di preparazione, tensione, intuizione nel capire la corsa."
Quindi che vinca il migliore…
"Si certo, ma senza dimenticare mai che la mia comunque, ricordiamolo ancora, è stata l'ultima grande fuga della Milano-Sanremo, dopo di me non ce ne sono state altre. Da oltre vent'anni… Non una fuga bidone, chiariamolo, ma una fuga follemente preparata, in cui io per primo ci ho creduto."