“Mi intubano ma non voglio”: le ultime parole di Cristopher Mansilla, ciclista morto di Covid
Ha destato grande commozione in Cile la tragica morte di Cristopher Mansilla, ciclista che avrebbe compiuto 31 anni il 24 maggio prossimo. Il giovane atleta era stato contagiato dal Covid-19 il mese scorso e la malattia se lo è portato via in pochissimo tempo. Un corpo forte, una vita davanti, l'ennesima storia tragica di questa maledetta pandemia.
Mansilla aveva raggiunto in carriera buoni risultati, con due medaglie d'oro su pista ai Giochi Panamericani: il Comitato Olimpico cileno gli ha reso onore, così come il Ministro dello Sport. Il cuore della gente è stato colpito dall'ultimo post del giovane ciclista, in cui raccontava la sua speranza di risvegliarsi dopo che lo avessero intubato a causa del peggioramento della sua trombosi polmonare: "Mi indurranno in coma, vediamo se questo corpo non è arrugginito e può svegliarsi ancora una volta".
Invece non ce l'ha fatta ed ora il fratello Luis – anch'egli ciclista – ha svelato altri dettagli drammatici sugli ultimi attimi di vita cosciente di Cristopher. In un'intervista a ‘Canale 13', ha detto di aver avuto una conversazione con suo fratello poco prima che fosse intubato.
"Mi ha detto che ne sarebbe uscito, perché noi ciclisti soffriamo in bicicletta e catturiamo molte più sensazioni di altre persone, quindi sappiamo fino a che punto possiamo portare il nostro corpo a resistere – ha raccontato Luis – Qualche istante prima che lo intubassero, mi ha detto: ‘Fratellino, vogliono intubarmi e mi sento bene'. Mi ha detto: ‘Non so cosa vogliono fare di me, non voglio essere intubato'. Sono le ultime parole che mi ha detto".
Il fratello di Cristopher Mansilla ha poi raccontato la tempistica della malattia: "Il 23 aprile si è sentito male ed è andato dal dottore. Poi ha continuato a stare male ed ha comprato dei medicinali. Il 3 maggio un tampone è risultato negativo. Si è rilassato, ma ha detto che sentiva freddo e dopo due giorni anche mia madre ha cominciato a sentirsi male e da lì siamo andati in ospedale ".
"Mi disse di aspettarlo a casa, che sarebbe tornato dopo una settimana, che ne sarebbe uscito perché era un gladiatore, che non si era mai tirato indietro, che voleva vivere, che non voleva morire ", ha concluso Luis.