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Magnus Sheffield, il sopravvissuto a Gino Mäder, rivive il giorno della tragedia: “Ricordo tutto”

Per la prima volta a otto mesi di distanza dalla tragica morte di Gino Mäder al Giro di Svizzera, Magnus Sheffield ha ricordato quella drammatica giornata che lo vide coinvolto nella caduta: “Vissi una sorta di limbo tra l’essere vigile e il perder conoscenza, ma ricordo benissimo ogni momento. Per tornare a correre ho riguardato le foto e i cimeli di quando pedalavo da ragazzino”
A cura di Alessio Pediglieri
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Magnus Sheffield è tornato a correre e gareggiare, indossando la maglia e i colori della Ineos Grenadiers la stessa che indossava durante l'ultimo Giro di Svizzera quando, il 15 giugno, in piena discesa, fu coinvolto in una terrificante caduta dove perse la vita Gino Mäder, catapultato in un dirupo senza alcuna speranza di salvezza. Da quel giorno, Sheffield non ha mai trovato la forza di parlare dell'accaduto se non otto mesi più tardi, superato lo shock emotivo e ritrovandosi a gareggiare in una nuova stagione che lo sta aiutando a dimenticare il dramma: "Ma di quel giorno, ricordo perfettamente tutto".

Come molti altri grandi corridori anche il 21enne Sheffield, alla sua terza stagione da professionista, ha scelto la Spagna e la Volta ao Algarve per iniziare il suo 2024, sfiorando la prima vittoria durante la crono di Albufeira dove solamente Remco Evenepoel è riuscito ad precederlo: "Mi dispiace" ha detto lo statunitense al traguardo, "ma ci riproverò la prossima volta". Un successo dunque, rimandato ma che ha riportato "in vita" Sheffield che nel giorno della morte di Gino Mäder.

In questi giorni portoghesi l’americano è tornato sul suo 2023, soffermandosi in particolare sulla drammatica caduta di cui si è reso protagonista nella quinta tappa del Giro di Svizzera, nella stessa curva dove è uscito di strada Gino Mäder, perdendo la vita. Il corridore svizzero della Bahrain Victorious era finito a terra nella discesa finale dopo il Passo dell’Albula nello stesso punto nel quale era caduto proprio Magnus Sheffield, finendo in un dirupo. Se il corridore statunitense era riuscito miracolosamente a rialzarsi autonomamente, per il 26enne elvetico, volato dieci metri più in basso non c'è stato più nulla da fare. Un dramma ad occhi aperti, per Sheffield che venne soccorso e trasportato d'urgenza in ospedale, cosciente pur subendo diverse abrasioni e una commozione cerebrale.

Da quel 15 giugno, Sheffield non è più tornato sull'argomento, lasciando per diverso tempo il mondo delle corse per riprendersi fisicamente e soprattutto mentalmente, fino ad oggi quando si è ripresentato al via per il 2024. "Messi alle spalle il ritiro invernale a Denia e la Volta ao Algarve, posso dire di avvertire una grossa motivazione verso la stagione 2024" ha raccontato di proprio pugno in una nota apparsa sul sito della Ineos. "Ho tratto molti benefici dai periodi di tranquillità con la mia famiglia: lontano dalla routine quotidiana di allenamenti, gare e recupero, ho imparato molto su me stesso e ho avuto modo di rielaborare bene quanto accaduto al Giro di Svizzera".

"Finora non ho raccontato nulla pubblicamente" continua il 21enne americano, "solo adesso che sono passati otto mesi ho la giusta serenità per parlarne. Di quel 15 giugno ricordo praticamente tutto, da quando mi svegliai la mattina a quando ripresi conoscenza una volta uscito dalla sala operatoria. Ebbi una grave commozione cerebrale e vissi una sorta di limbo tra l'essere vigile e il perder conoscenza. Dopo essere finito nel dirupo, mi ritrovai ad ammirare uno dei paesaggi più belli mai visti mentre sopra di me ronzavano gli elicotteri e sulla strada del passo dell'Albula passavano gli ultimi corridori e la carovana. Credevo di esser caduto solo io, ero confuso nel vedere tanto personale medico intorno a un collega di cui in quegli attimi riconoscevo solo la maglia della Bahrain Victorious. Solo dopo esser stato portato via da lì, mi dissero che Gino era stato portato in un vicino ospedale".

Per Gino Mäder non ci furono speranze per quel volo mortale dal dirupo, per Sheffield, miracolosamente salvatosi il vero dramma era come superare l'evento: "Dopo quel terribile avvenimento, molte persone si chiedevano: Magnus vuole davvero tornare a correre? Sarà lo stesso di prima? Che conseguenze avrà riportato? Quando rientrai negli USA per la convalescenza, non sapevo quando sarei tornato in Europa. Ebbi qualche difficoltà quando mio papà accese la tv per guardare il Tour de France, perché sapevo che avrei potuto essere lì anziché a casa. Per superare quelle lunghe settimane guardavo le foto e i cimeli di quando pedalavo da ragazzino, così da ricordarmi costantemente perché corro in bici e cosa voglio realizzare in carriera".

La consapevolezza di essere un sopravvissuto, un uomo prima che un ciclista, fortunato ha accompagnato i pensieri di Sheffield nei lunghi difficili mesi successivi: "Mi resi drammaticamente conto di quanto sia fragile la vita. E quando tornai a correre a settembre nel Tour of Britain, sentivo di aver appena cominciato un nuovo capitolo della mia esistenza. Mi sento fortunato a essere vivo, poter camminare e continuare a fare il ciclista per professione"

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