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L’UCI mette al bando l’uso di monossido di carbonio e il rebreathing: “Possono provocare la morte”

L’Unione Ciclistica Internazionale ha chiesto ufficialmente alla WADA (l’Agenzia Mondiale Antidoping) di inserire il monossido di carbonio e il rebreathing tra le pratiche vietate. Utilizzato da quasi tutti i ciclisti, serve per misurare i valori del sangue e aumentare la prestazioni. Ma “può provocare anche la morte”.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Unione Ciclistica Internazionale al Congresso di Nizza ha alzato il tiro contro l'utilizzo del monossido di carbonio, una pratica che moltissime squadre utilizzano con costanza e che aveva già fatto esplodere feroci polemiche all'ultimo Tour de France, con le ammissioni di diversi campioni, tra cui Vingegaard. Anche se non è ancora inserito nell'elenco delle sostanze proibite, questo gas e la sua inalazione – la famosa e tanto discussa pratica del rebreathing – ora è scattato l'allarme: "Solo per uso terapeutico, possono provocare anche la morte".

Tra gli argomenti più caldi e dibattuti all'ultimo congresso dell'UCI c'è stato anche il monossido di carbonio. Tutte le squadre sono state ufficialmente informate delle attuali conoscenze sugli effetti che comportano l'inalazione ripetuta di monossido di carbonio (CO) sull'organismo umano. L'UCI ha chiesto esplicitamente ai team e ai corridori di non utilizzare ripetute inalazioni ma solamente l'eventuale suo utilizzo, in una singola inalazione sotto controllo medico e in un ambiente controllato. L'UCI ha chiesto anche all'Agenzia mondiale antidoping (WADA) di prendere una posizione ufficiale sull'utilizzo di questo metodo da parte degli atleti e inserirlo tra le pratiche dopanti.

Che cos'è il rebreathing e perché è pericoloso

Oramai è un po' il segreto di Pulcinella e anche l'UCI ha dovuto togliersi la maschera che aveva indossato già qualche mese fa quando, durante l'ultimo Tour de France, era scoppiato lo scandalo sull'utilizzo del rebreathing da parte di moltissimi corridori, tra chi ne ammetteva l'uso e chi negava. Tra questi, i campionissimi sotto le luci della ribalta come Vingegaard e Pogacar con l'UCI che aveva provato a fare spallucce, minimizzando la situazione. Invece, la pratica del rebreather  è da tempo diffusissima nel ciclismo professionistico: inalare monossido di carbonio, attraverso un re-inalatore che consente al gas di entrare nei polmoni in modo misurato e preciso, per permettere di misurare importanti valori del sangue e intervenire per aumentare le prestazioni sportive.

Gli effetti del rebreathing, la richiesta che diventi doping

Con un rebreather (re-inalatore), oltre a determinare in modo rapido e preciso importanti valori ematici, è possibile infatti soprattutto  ottimizzare i benefici fisiologici dell'allenamento in quota e permettere ai ciclisti maggior rendimento durante lo sforzo fisico. Ora l'UCI ha ammesso che è un metodo rischioso e tossico e può essere utilizzato per scopi di miglioramento delle prestazioni, in modo sistematico e senza controllo fino "a causare la morte" se se ne abusa, da qui la richiesta di una posizione chiara pretesa dalla WADA.

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