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L’ex ciclista Bradley Wiggins rivela: “Sono stato molestato dal mio allenatore quando avevo 13 anni”

Wiggins, pluricampione del mondo, vincitore del Tour de France e dell’oro olimpico nel 2012, ha raccontato come il dolore per le molestie sessuali subite da adolescente sia stato una costante nella sua carriera, tanto da non fargli godere tutti i successi ottenuti.
A cura di Enrico Scoccimarro
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A volte dietro i successi di un campione si nascondono episodi infelici della sua vita privata. Lo testimonia la storia dell'ex ciclista britannico Bradley Wiggins, sei volte campione del mondo, campione olimpico, e vincitore del Tour de France del 2012. Wiggins ha infatti rivelato, in un'intervista a "Men’s Health UK", di essere stato abusato sessualmente dal suo allenatore da adolescente, all'età di 13 anni. Il suo dolore lo ha tenuto nascosto anche alla sua famiglia e inizialmente gli è pesato nella mente come un macigno, tanto da mettere a rischio tutte le sue prospettive di carriera.

"Volevo solo uscire da quell'ambiente – racconta il campione di ciclismo – ero solitario, mi isolavo, sono stato un adolescente molto strano per certi versi". La sua ambizione, unita al duro lavoro e alle proprie qualità, è stata tuttavia il motore che ha permesso al giovane Bradley di chiudere questo scheletro nell'armadio e andare avanti verso i suoi obiettivi, ma gli effetti psicologici dovuti a quell'orribile esperienza, sono tornati più avanti: "Penso che correre in bici sia nato dalle avversità, ma tutto mi ha colpito da adulto".

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La situazione famigliare di Bradley ha poi reso ancor più difficile la sua convivenza col dolore. Suo padre, Gary Wiggins, era un ciclista professionista degli anni ottanta e campione europeo nel 1984 nell'americana. Bradley lo conosce per la prima volta però solo a 18 anni, in quanto abbandonato quando ne aveva appena due. In seguito Gary sviluppa dipendenze da alcol e droghe, prima di essere trovato assassinato nel 2008 da un colpo alla testa. I suoi assassini non sono mai stati individuati e condannati. "Era il mio eroe – dice l'ex ciclista – Volevo mettermi alla prova per lui. Era un buon ciclista ma era un talento sprecato. Era un alcolizzato, un maniaco depressivo, piuttosto violento e all’epoca prendeva molte anfetamine e droghe. Abbiamo riacceso una sorta di relazione ma non abbiamo mai parlato negli ultimi due anni prima che fosse assassinato. Non ho mai ricevuto risposte da quando è successo". 

Il merito per i suoi esordi è tutto da attribuire a mamma Linda, che lo iscrive in un club a 12 anni e lo incoraggia a cominciare a pedalare, dopo che il giovanissimo Wiggins aveva ammirato il ciclismo in TV, alle Olimpiadi di Barcellona del 1992. Linda, all'epoca, era sposata con un altro uomo, non più con il papà di Bradley che proprio perché intimorito dall'idea che il nuovo marito della madre lo venisse a sapere, decise di non raccontare nulla di quanto avvenuto negli allenamenti. Non lo aveva fatto perché, come ha raccontato al ‘Guardian', il secondo marito della madre era un uomo violento: "Il mio patrigno era piuttosto violento con me, mi chiamava frocio perché mettevo l’abbigliamento in Lycra e cose del genere, quindi non pensavo di poterglielo dire. Ero da solo. Volevo solo uscire dall’ambiente. E mi sono isolato sempre di più. Sono stato un adolescente piuttosto strano per molti versi e penso che il successo in bicicletta derivi dalle avversità”.

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