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Lello Ferrara porta il ciclismo sulla Bobo TV con Nibali e Pozzovivo: “Ho fatto una sola richiesta”

A Fanpage.it Lello Ferrara ha raccontato la grande avventura che ha portato il ciclismo ad approdare sulla Bobo TV con il programma “Lo Squalo all’attacco”, ogni giovedì. Insieme a due campioni assoluti, Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il ciclismo ha varcato la grande soglia e arriva laddove mai prima era riuscito ad arrivare, al grandissimo pubblico. Lo farà grazie alla Bobo TV, il progetto creato da Christian Vieri e che oggi è diventato un vero e proprio canale sportivo multidisciplinare dove avrà spazio anche una trasmissione che andrà in diretta tutti i giovedì sera, dal titolo che è già tutto un programma: Lo Squalo all'attacco. Mattatore in studio Lello Ferrara insieme a Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo, due campioni che come in sella hanno scritto pagine straordinarie, ora in diretta mostrano la propria parte genuina e umana, spesso nascosta: "Racconteremo il ciclismo alla nostra maniera e lo racconteremo soprattutto a chi non ci conosce – assicura ai microfoni di Fanpage.it – Mostrandoci per ciò che siamo".

Lello, ma come è nata l'idea di parlare di ciclismo sui social?
"Con La Squalo TV che parte dal 2020 con delle prime dirette su Instagram, un po' prese sotto gamba, tra scherzi e ironie, ma che alla fine mi fanno capire che si può parlare e comunicare anche attraverso il ciclismo. Così, piano piano siamo arrivati ad ottenere numeri impressionanti, senza renderci conto e così mi è venuta in mente una idea per la quale non ho dormito un'intera notte. Finché mi son detto: visto che Christian Vieri ha creato un format impressionante con la Bobo TV perché non fare lo stesso noi col ciclismo con uno dei suoi massimi esponenti, Vincenzo, e con Domenico che tra tanti è forse colui che ne sa più di tutti?"

E come è andata?
"Sono andato da Vincenzo e gli ho proposto l'idea a modo mio, chiedendogli un paio di milioni di euro come finanziamento iniziale [ride]. Al che si è seduto per riprendersi un attimo, ma era semplicemente uno scherzo. Mi ha dato il suo benestare e la sua massima disponibilità anche se non era nemmeno lui ben consapevole verso quale direzione stessimo andando, in un progetto che avevo in testa ma che non avevo nemmeno io ben chiaro. Poi ho contattato Domenico che, laureato in scienze motorie e in economia aziendale, aveva già visto i numeri che si stavano facendo e quindi… ha accettato subito di partecipare."

Ma vi aspettavate tanta attenzione e partecipazione da parte del pubblico?
"All'inizio è nato per divertimento e piacere, quasi uno scherzo senza aspettative. Poi, visto che venivamo apprezzati e seguiti, siamo passati da Instagram a Twitch inconsapevoli di cosa stessimo facendo. Abbiamo aperto il canale il 2 agosto, a ridosso del Tour de France, fino poi ad essere oggi qui, contattati dalla Bobo TV, il che ha significato che avevamo colpito nel segno: trasversalmente abbiamo suscitato interesse e abbiamo avuto l'attenzione di tutti. Con un solo e unico obiettivo, parlare di ciclismo."

In molti ci hanno provato, nessuno ci è riuscito. Perché voi sì?
"Noi siamo riusciti a togliere la patina di pesantezza, senza utilizzare tecnicismi o rivolgendoci esclusivamente ad un pubblico di nicchia, di semplici appassionati. Raccontiamo di pancia, come ci viene, anche sbagliando l'italiano senza problemi e se diciamo delle cazzate, vabbè, ne parliamo, ci confrontiamo con chi ci segue o con gli ospiti, in un confronto sempre alla pari senza padroni,  copioni, censure. Continueremo a farlo anche sulla Bobo TV, da giovedì."

Quindi, il segreto del successo qual è?
"Con me non ci sono mai tanti schemi prestabiliti, l'unica richiesta – che poi è stato un semplice favore subito condiviso – è stata di lasciarci così come siamo, senza filtri o cambiamenti: raccontiamo il ciclismo alla nostra maniera e lo raccontiamo soprattutto a chi non ci conosce. Perché parlare di sport è importante, perché lo sport aiuta, salva: invito tutti i genitori a obbligare i propri figli a farlo, serve a superare i momenti di difficoltà, con me è servito."

E poi ci sono due miti del ciclismo, Vincenzo e Domenico: autentiche rivelazioni…
"Il nostro modo di comunicare sincero e spontaneo trasforma le dirette in semplici call, come se ci chiamassimo tra amici e ci divertiamo a parlare. Raccontandoci, anche, prendendo per prima cosa il nostro stesso lato umano. Prendiamo Vincenzo, visto sempre dal di fuori come il campione introverso e invece ha un lato simpaticissimo, si racconta. Come con Domenico, ci si apre anche perché con me presente credo sia semplice interfacciarci: è la cosa splendida che è capitata. A nessuno sembra di essere in diretta, ma appare come una chiacchierata tra amici. E' fuoriuscito da ognuno di loro un lato nascosto, spontaneamente. Vincenzo e Domenico hanno ribadito ancora una volta di essere degli autentici leader nella vita come persone, a livello umano. E li devo ringraziare."

In che senso?
"E' grazie a loro e non a me se oggi io posso parlare di ciclismo in questa maniera, entrando nelle case, chiacchierando non solo con i semplici appassionati ma con il grande pubblico. Io non sono nessuno, ho corso, vivo da sempre il ciclismo ma è grazie alla disponibilità e all'umanità di Vincenzo e Domenico, due grandi nomi e due grandi persone che hanno svelato un'altra parte di loro, la più bella. Vedi, dopo il Covid le persone ricercavano più umanità nel prossimo e loro sono riusciti a darla: attraverso i loro racconti, gli aneddoti di semplice vita privata dimenticandoci a tratti del ciclismo. Io sono un po' come Pep, loro sono i miei Haaland e Messi."

Cioè, stai dicendo che tu ti paragoni a Guardiola?
"Sì… [ride] nel senso che quello che ha detto lo porto a mio esempio sempre: come dice lui, se si è a certi livelli lo si deve soprattutto grazie a chi ti ha permesso di arrivarci, perché da solo non si fa nulla, la chiave del successo non sei tu ma chi ti circonda. Io devo dire grazie a tutti i ragazzi che hanno creduto in quello che facciamo, a chi è intervenuto come ospite, agli appassionati e ai tifosi che ci hanno seguito e apprezzato.
Ma soprattutto devo dire grazie a Domenico e a Vincenzo. Senza i quali io non sarei qui oggi a parlare di nulla, io non sono nessuno: sono loro che mi hanno permesso oggi di parlare di ciclismo."

E ora, cosa aspettarsi da questo grande salto sulla Bobo TV?
"Non lo sappiamo nemmeno noi… Di certo il format resterà identico alla nostra natura, cambia solamente il nome del programma Lo Squalo all'attacco, ma l'anima resterà fedele alla linea. La nostra forza è che, grazie a Domenico e a Vincenzo, chi viene in diretta con noi lo fa con piacere: l'ex compagno, il collega, l'addetto ai lavori, il presidente o il dirigente non si sente attaccato o giudicato, si sente in famiglia e si racconta. Abbiamo avuto l'onore poco prima di Natale di avere Tadej Pogacar: è stato l'atto della consacrazione che ha certificato che ciò che stavamo facendo era la cosa giusta nel modo giusto. Senza mai snaturarsi. Perché guai il giorno in cui ci dovessimo dimenticare di essere ciò che siamo: semplicemente noi stessi"

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