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Le gravi lacune dell’UCI sulla morte di Muriel Furrer: un percorso senza adeguata copertura GPS

A una settimana dalla tragica morte della ciclista diciottenne Muriel Furrer ai Mondiali, si indaga ancora sulle cause ed eventuali responsabilità organizzative. Ed è emersa una drammatica verità, confermata dall’UCI: “I localizzatori non garantiscono una copertura costante”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non si può parlare di colpe perché c'è un'indagine in corso e lo decideranno i magistrati di chi sia la responsabilità della morte della diciottenne ciclista svizzera Muriel Furrer, morta a seguito di una caduta ai Mondiali juniores nella prova femminile a Zurigo. Ma emergono ulteriori particolari attorno al dramma che indicano come sarebbe potuto essere evitato se non ci fossero state delle falle organizzative per l'evento gestito direttamente dall'UCI, l'Unione Ciclistica Internazionale. Come il corretto utilizzo del GPS e l'adeguata copertura lungo il tracciato: "Non garantiscono la localizzazione continua"

I localizzatori GPS sotto esame dopo la morte di Furrer ai Mondiali

La tragedia consumatasi sulle strade di Zurigo durante la prova in linea femminile juniores dei Mondiali ha lasciato tutti sgomenti: una ragazza di diciotto anni lasciata priva di sensi e agonizzante per più di un'ora in una scarpata in mezzo alla foresta e poi trasportata in colpevole ritardo in ospedale, in condizioni estreme, dove è spirata 24 ore dopo per le conseguenze riportate alla testa. Una tragedia che ha tolto il coperchio al calderone delle polemiche e illazioni. Che stanno diventando via via sempre più concrete e prendono la forma di sospetti fondati. Come l'utilizzo e la presenza del GPS, il dispositivo di geolocalizzazione che i ciclisti sono tenuti ad avere, spesso sotto il sellino, con l'adeguata copertura da parte dell'organizzazione dell'evento, in questo caso  l'UCI. Ma ala momento non è ancora sicuro se Furrer l'avesse e funzionasse correttamente mentre appare drammaticamente certo che alcune zone del tracciato erano ‘scoperte' dalle comunicazioni.

Perché i ciclisti non avevano gli auricolari e radioline

Forse sarebbe potuto finire diversamente, di certo la mancanza di una comunicazione costante e presente durante la corsa avrebbe potuto fare intervenire immediatamente i soccorsi in aiuto di Muriel Ferrer. La ragazza è rimasta senza assistenza per troppo tempo, malgrado alcune colleghe hanno confermato di essere stati con lei fino al momento della caduta. Il nodo centrale della tragedia è stata la mancata segnalazione dell'incidente: con l'impatto violento di certo il collegamento con l'ammiraglia sarebbe subito saltato lanciando l'allarme e invece nessuno era dotato di auricolari. Perché? Perché è un regolamento – sottoscritto da Team e ciclisti – approvato dall'UCI per cui le gare Internazionali, come le Olimpiadi, gli Europei o i Mondiali si devono correre senza l'ausilio del supporto radio delle ammiraglie. Per ricreare una situazione agonistica d'altri tempi, in cui i corridori devono saper gestire le proprie emozioni e sensazioni in corsa, senza essere avvisati di ciò che accade loro attorno. Tutto bello, votato allo spettacolo ma a discapito, evidentemente della sicurezza.

La drammatica ammissione dell'UCI sui GPS

Mentre si sta cercando di fare luce sulle dinamiche e sulle tempistiche che hanno evidentemente portato alla tragedia di Muriel Furrer, l'UCI ha ammesso di stare investigando insieme alle autorità svizzere sul funzionamento degli apparati di localizzazione ammessi, come il GPS che tutti avrebbero dovuto avere, funzionante, in dotazione. anche se ha amaramente ammesso che non siano del tutto sicuri: "Per quanto riguarda i suggerimenti relativi ai localizzatori GPS, l'UCI desidera chiarire che non consentono di seguire la localizzazione di tutti i ciclisti in ogni momento" si legge in una nota ufficiale. "I dati vengono infatti acquisiti solo quando si trovano nel raggio di azione di un'antenna di trasmissione, spesso su una moto durante una gara. Il miglioramento dei dispositivi di tracciamento GPS rientra negli aspetti che SafeR sta esaminando, in collaborazione con le parti interessate del ciclismo e i loro fornitori di servizi".

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