Lance Armstrong si giustifica sul doping ma viene zittito: “Era lui il bandito, molti erano puliti”
Lance Armstrong è tornato a parlare del periodo in cui correva, e dominava, nel ciclismo degli anni 90 e 2000. In occasione del documfilm di Jan Ullrich, l'ex atelta statunitense non ha mancato di dire la sua estrapolando altri aneddoti e considerazioni su di sé e altri campioni tra cui Marco Pantani. Provando, e non a giustificare, almeno a spiegare che in quegli anni se non ci si dopava non si poteva correre. Ma c'è chi è esploso di fronte alle ultime dichiarazioni del texano: Jerome Pineau, anch'egli professionista nel medesimo periodo: "C'era chi non si drogava, io ad esempio. Armstrong è stato una rovina per tutti".
Un doping di massa, diffuso all'interno del gruppo indiscriminatamente: se non si assumevano farmaci o non si utilizzavano espedienti eri costretto a fallire se non a uscire dal professionismo. L'amara realtà degli anni 90 e dei primi 2000 è stata raccontata più e più volte dagli stessi protagonisti poi condannati dalla giustizia sportiva, squalificati e cancellati dalle pagine del ciclismo internazionale. Tra questi, in primis, Jan Ullrich e Lance Armstrong che in questi giorni sono tornati alla ribalta raccontando ulteriori dietro le quinte di un periodo tra i più neri dello sport su due ruote.
L'occasione è stato il lancio del docufilm su Amazon Prime di Ullrich che ha ripercorso quegli anni, autodenunciandosi oggi ammettendo di aver fatto uso di sostanze vietate, di aver frodato leggi e regolamenti pur di dominare. Ma sottolineando anche che era il "sistema" ad essere corrotto e sbagliato e che lui l'aveva solamente saputo cavalcare meglio di altri. Un pensiero distorto figlio anche delle convinzioni di Armstrong che è andato ben oltre, insinuando di non essere pentito per aver seguito il trend del momento e di essere a suo modo una vittima: "Fa male a molti ammetterlo" ha rivelato nelle scorse settimane il texano "ma io, Ullrich e Pantani eravamo comunque trattati diversamente dagli altri. Eravamo i più forti, i più rappresentativi, godevamo di privilegi anche nel doping".
Accuse velate, ma non troppo, verso chi non si può più difendere né controbattere come il campione di Cesenatico, tirato dentro nel concetto trito e ritiro del "facevano tutti così". Accuse che però hanno fatto sbottare chi in quel periodo c'era, correva, faticava e magari non vinceva. Ma non aveva accettato di far parte del famoso "sistema". Si tratta di Jerome Pineau, ex ciclista su strada francese, professionista dal 2002 al 2015 e poi dirigente sportivo fino al 2022, che quel periodo se lo ricorda molto bene e che ha voluto ripulirlo dalle ultime tossine lanciate dai racconti di Ullrich e Amstrong.
In un podcast sul ciclismo si è scagliato soprattutto contro l'americano, zittendolo: "Armstrong deve stare solo zitto, era al di sopra di tutte le leggi e ha comprato l'intero sistema" ha esordito per poi calare subito il carico pesante: "È stato indubbiamente il più grande bandito della storia dello sport, è stato un tiranno all'interno del gruppo e ha rovinato intere generazioni". Le parole di Pineau danno voce alla maggioranza di ciclisti che in quel periodo incriminato, malgrado tutto, rimasero lontano dal doping. Perché era possibile: "Armstrong era solamente un grande imbroglione, per lui è sempre stato tutto uno spettacolo ed è quello che sta facendo anche ora" ha ribadito Pineau al podcast "Les Grand Gueules du Sport".
"Ha barato per tutta la vita, non posso ascoltarlo mentre parla così perché so per certo che in gruppo ci sono stati tanti corridori che non erano come lui, che erano puliti. Io, ad esempio, lo ero. Era lui a fare quello che voleva e oggi si giustifica, era lui che si comportava come un tiranno al di sopra delle leggi, era lui che comandava a bacchetta il presidente dell’UCI" ha ancora detto Pineau che poi ha concluso ribadendo un concetto forte e chiaro: "Lui è semplicemente stato il più grande bandito nella storia del ciclismo e poteva contare alle spalle un potere assoluto, costituito dall'intero sistema politico e sportivo del ciclismo di quel periodo".