Lance Armstrong senza freni: “Vi racconto del doping di Ullrich, Pantani e una generazione di m*rda”
In questi giorni senza corse, per la conclusione della stagione 2023 e in preparazione della prossima, il ciclismo sta facendo parlare moltissimo di sé attraverso i resoconti, le confessioni e i retroscena di alcuni suoi più grandi interpreti di sempre, Jan Ullrich e Lance Armstrong. Trasformatisi da impareggiabili campioni a icone "maledette" tra storie di doping, titoli revocati e nuovi retroscena di uno dei periodi più bui del professionismo in bicicletta con l'ex stella texana che ha ripercorso alcune fasi più nere, richiamando negli episodi vicini a Ullrich, anche Marco Pantani.
"Siamo stati i migliori di una generazione di merda". Così ricorda tra l'amarezza e lo sconforto, Lance Armstrong uno dei più vincenti di sempre nel mondo del ciclismo nelle grandi corse a tappe con i suoi 7 Tour del France consecutivi tra il 1999 e il 2006. Tutti cancellati dall'UCI dopo la scoperta di aver fatto costante uso e abuso di sostanze dopanti, una pratica diffusissima in quegli anni e che coinvolse altri atleti di primissimo piano.
Tra questi, anche Jan Ullrich che al pari di Armstrong si è visto revocare gran parte delle sue più importanti vittorie in carriera dopo essere stato coinvolto nell'Operacion Puerto che lo portò alla squalifica e poi all'ammissione di aver vissuto una vita professionista ben oltre il semplice borderline, utilizzando sostante con una frequenza impressionante. Una brutta storia che il campione tedesco ha ultimamente ammesso più volte, svelando anche ulteriori retroscena inquietanti sul ciclismo di fine anni '90.
Aneddoti che sono stati richiamati anche da Armstrong tornato a parlare della sua colossale squalifica che ne ha vaporizzato le imprese in bici: "Mi ci sono voluti dieci maledetti anni per uscire da questo buco" ha confessato il 49enne ex ciclista americano a Zeit Magazine."La mia vita è letteralmente implosa. Non solo ho perso milioni di dollari, ma ho perso quasi tutto ciò che mi aveva definito come uomo e atleta". Un inferno che ha condiviso ad esempio con Jan Ullrich, altro fenomeno del ciclismo finito nella spirale della vergogna del doping. Su di lui, Armstrong svela particolari che coinvolgono anche un altro amatissimo campione, oggi scomparso: Marco Pantani.
Sono gli anni in cui il texano e il tedesco dominavano quasi incontrastati le grandi corse a tappe, in primis la Grande Boucle francese, il fiore all'occhiello che ogni ciclista vorrebbe avere nel proprio palmares almeno una volta nella vita. Armstrong la dominò per 7 volte, Ullrich la fece sua nel 97 in un periodo in cui fece uso di sostanze proibite per propria attuale ammissione ma che non furono mai potute essere verificate. Lasciandogli quel successo, però, con una macchia indelebile anche nell'anima: nella spirale della squalifica finì in crisi depressiva, tra alcool e droghe.
Proprio di quel periodo, Armstrong è tornato a svelare un particolare: con la grandissima amicizia e l'empatia scattata tra lui e Ullrich: "Eravamo entrambi delle icone nei nostri Paesi. Io, perché avevo sconfitto il cancro e avevo ispirato molte persone e Jan perché era stato il primo vincitore tedesco del Tour. Anche se sembra immodesto: eravamo i più grandi del ciclismo, a livello globale". Proprio per questo, nel momento di massima crisi di Ullrich fu proprio Armstrong a provare a stargli il più vicino possibile. "Quando seppi che era stato ricoverato, provai a stargli vicino, a dargli tutto il mio appoggio possibile. Non sapevo cosa aspettarmi, ma amavo quell'uomo" sottolinea il texano. "Il fatto che stesse così male mi aveva spezzato il cuore: Marco Pantani era appena morto all’epoca, non potevo sopportare di perdere un altro di noi".
Un affetto "malato" per chi stava condividendo l'identico dramma sportivo e umano, sotto la gogna mediatica e dell'opinione pubblica. "Né io né Jan, né nessun altro della nostra generazione avremmo dovuto prendere questa decisione" ha confidato in ultimo, ancora a Zeit Magazine, Armstrong riferendosi all'utilizzo di sostanze illecite. "Purtroppo la realtà è stata diversa: facevamo parte di una generazione di merda".