L’abbraccio della madre di Mäder ai ciclisti: grazie struggente per aver onorato la memoria del figlio
Dolore, polemiche sulla sicurezza e rabbia per la decisione presa dagli organizzatori. La morte di Gino Mäder è stata scandita da sentimenti molto forti e la scelta di far proseguire il Giro di Svizzera, dopo l'incidente capitato al corridore elvetico avvenuto in un tratto molto pericoloso della quinta tappa, li ha solo alimentati.
Il ciclista non ce l'ha fatta, venerdì scorso è stato il suo Team (Bahrain Victorius) a comunicare la notizia devastante dopo lo shock, fortissimo, per le immagini del concorrente 26enne trovato privo di sensi nelle acque di un torrente e rianimato sul posto prima del trasporto (vano) in ospedale. Le ferite gravissime riportate non gli hanno dato scampo.
The show must go on, lo spettacolo deve continuare. Nonostante tutto. E le parole del campione Remco Evenepoel ronzano in testa: era stato il primo a schierarsi contro la reticenza da parte degli organizzatori a modificare alcuni tratti di quel Tour (ma anche di altre gare) in nome di un agonismo e di una proiezione mediatica che trascura la cosa essenziale: i rischi per la vita dei partecipanti. "Spero che quanto accaduto inviti tutti alla riflessione".
Messaggio forte e chiaro, arrivato ai responsabili della corsa che hanno difeso la scelta di far proseguire il Giro di Svizzera. "Non c'è una decisione giusta in casi del genere, rispettiamo le diverse posizioni", le parole del direttore di gara Olivier Senn.
Non è stato facile e se la direzione presa è stata quella è anche per l'assenso della famiglia di Mäder, che ha accettato di proseguire sommersa dalla cordata di solidarietà e di affetto che tutti i ciclisti hanno dedicato al compagno morto e ai parenti più cari. A cominciare dalla madre, Sandra, che al termine della tappa-omaggio di sabato ha ringraziato tutti i corridori per l'attenzione e la delicatezza della commemorazione nei confronti del figlio.
La donna, con le lacrime agli occhi e il cuore in subbuglio, ha stretto a sé i corridori elvetici che conosceva meglio, in particolare Küng. Ma la sua presenza a bordo dell'auto ammiraglia del Team Bahrain Victorious è stato un gesto di grande impatto emotivo. Altrettanto importante è stata la condivisione per quella perdita immane da parte di Evenepoel: in quell'abbraccio c'era tutta la sofferenza sincera da parte di chi ha urlato una frase molto chiara: la vita di una persona, di un ciclista, non può valere tutti quei pericoli che potrebbero essere evitati. "Come corridori, dovremmo anche pensare ai rischi che corriamo scendendo da una montagna".
A vincere l'ultima e ottava tappa è stata Juan Ayuso. Lo spagnolo dell'Uae Emirates s'è piazzato in testa al tratto di 25,7 km da San Gallo ad Abtwil. Un successo che non è stato sufficiente per superare il danese Mattias Skjelmose, che si è aggiudicato il titolo del Giro di Svizzera..