La storia miracolosa di Jakobsen: il ciclista ‘morto e resuscitato’ ha vinto al Tour de France
Due anni fa Fabio Jakobsen era in un letto d'ospedale e messo malissimo. Vi finì dopo una violenta e terribile caduta a Katowice, durante il Giro di Polonia. Quando aprì gli occhi dopo un giorno in coma farmacologico trovò accanto al suo letto un prete che aveva un Libro in mano e lo fissava con sguardo compassionevole. "Era venuto per l'estrema unzione… poi pregammo insieme".
La vittoria della seconda tappa del Tour de France è come essere rinato. La storia del ciclista olandese è incredibile, epica: è sceso agli inferi ed è risalito su, fuori, a rivedere le stelle. Sul traguardo di Nyborg ha alzato le braccia al cielo e dentro di sé ha ringraziato il buon Dio per ogni cosa. Una in particolare, essere vivo. E ancora in condizione di correre, raccontare le sue imprese.
Nella tappa danese della Grand Boucle ne ha compiuta una da incorniciare vincendo la frazione davanti a Wout Van Aert che per un secondo ha soffiato la maglia gialla a Yves Lampaert per 1 secondo.
"Aspettavo una vittoria così da 15 anni – ha ammesso Jakobsen -. È il successo più importante dopo l’incidente in Polonia, gli interventi che ho subito e il lungo periodo trascorso in ospedale". Una spallata ricevuta connazionale Groenewegen gli fu fatale: il ciclista olandese andò a sbattere a una velocità di 85 km/h contro le transenne, ne restò incastrato e si procurò lesioni gravissime.
Il trauma facciale subito fu drammatico: riportò fratture multiple, perse quasi tutti i denti a causa dell'impatto e l'ausilio di una corda vocale, i medici gli ricucirono letteralmente la faccia con 130 punti di sutura, venne tenuto per un giorno in coma farmacologico e ha avuto bisogno di un trapianto d’osso per ricostruire la mascella.
"Ho dovuto affrontare un percorso molto lungo di riabilitazione – le parole di Jakobsen a corredo della vittoria -. Chi mi è stato vicino sa quanti sacrifici ho fatto e quanto mi sono costati. Ho avuto la grazia di tornare, nello sport e nella vita. A pochi è concesso. Riprendere a correre è stato già importante ma vincere una tappa al Tour è straordinario".