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La camera ipobarica non è più considerata doping nel ciclismo: l’Italia si adegua al resto del mondo

Svolta storica per il ciclismo con il Ministero della Salute che ha ottenuto risposta positiva perché si sdoganasse in ambito sportivo la camera ipobarica. Era da sempre considerata nel nostro Paese – unico al mondo – alla stregua del doping: ora è stato riconosciuto il suo utilizzo come preparazione scientifica, naturale e controllata.
A cura di Alessio Pediglieri
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Una tenda ipossica - o ipobarica - che limita la produzione di ossigeno e permette al corpo di produrre più globuli rossi
Una tenda ipossica – o ipobarica – che limita la produzione di ossigeno e permette al corpo di produrre più globuli rossi

Finalmente anche l'Italia ha capito che certe pratiche sono lontanissime dall'essere considerate doping e, grazie a una comunicazione del Ministero della Salute, anche per i ciclisti italiani sarà possibile usufruire delle camere ipobariche. Una pratica utilizzata in tutto il mondo per migliorare le prestazioni fisiche, in modo naturale e controllato ma che fino ad oggi nel nostro Paese era considerato vietata e punita con la squalifica.

Per molti potrà apparire come un aspetto secondario e invece la decisione che è diventata ufficiale in queste ore permetterà anche ai professionisti che lavorano in Italia di poter usufruire di un allenamento e una preparazione fino ad oggi negata da un regolamento che considerava l'uso della camera ipobarica pratica vietata. Il Ministero della Salute ha inviato una comunicazione alla Federazione Medico Sportiva e a tutte le Federazioni sportive compiendo un enorme passo in avanti a favore del movimento ciclistico italiano: "Tale metodica era proibita, contrariamente a quanto già previsto dalla Wada (agenzia mondiale antidoping)" si legge nel comunicato. "Al fine di allineare il trattamento degli atleti italiani con quelli stranieri, la Sezione per il controllo sul doping ha ritenuto di procedere con la suddetta richiesta".

La struttura ipobarica era considerata in Italia alla stregua del doping perché i suoi effetti sono gli stessi dopo l'assunzione dell'EPO
La struttura ipobarica era considerata in Italia alla stregua del doping perché i suoi effetti sono gli stessi dopo l'assunzione dell'EPO

Il divieto in Italia vigeva da sempre ed era legato alla legge penale antidoping 376/2000 e di fatto impediva ai ciclisti di usufruire di uno strumento di preparazione praticato ovunque e praticabile da tutti fuori dai confini italiani. Ma adesso è arrivata la tanto attesa svolta storica: "Non è vietato l’utilizzo della camera ipobarica" riporta la Gazzetta Ufficiale, "l’atleta che ricorre a tale pratica deve rimanere sotto stretto controllo del medico sportivo sia prima che dopo l’utilizzo della camera ipobarica".

Cos'è la camera ipobarica, perché non è considerabile come doping

Ma che cos'è la camera ipobarica e perché in Italia era considerata fino ad oggi pratica paragonabile all'uso di doping? La camera ipobarica è una struttura in grado di sopportare una ridotta pressione al suo interno e che significa la produzione di minor quantità di ossigeno rispetto all'ambiente circostante. L'apparato, debitamente isolato, permette così di ospitare persone che abbiano la necessità di essere sottoposte a un trattamento ipobarico per simulare la riduzione di ossigeno nell'aria, come avviene ad esempio ad alta quota.

Una pratica che viene utilizzata sia in campo medico che sportivo da sempre – soprattutto per gli sport d'altura o che precedono momenti d'altura come può essere il ciclismo – per permettere che l'organismo sia stimolato e aumenti la produzione naturale di globuli rossi, contribuendo ad una maggiore ossigenazione del corpo. In modo del tutto naturale, senza somministrazione di prodotti o alterazione del metabolismo con sostanze esterne: tutto in modo naturale, scientifico e controllato.

Già anni fa si era aperto il dibattito sulla differenza tra la pratica ipobarica e l'uso di sostanze inserite nei protocolli WADA e quindi vietate, ma in Italia – unico Paese al mondo a vietarla – rimase il veto. Da oggi, finalmente, sarà consentito anche per i ciclisti che vivono e lavorano da noi senza più il timore di venire sospesi.

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