La beffa di Ciccone, il Team lo frena mentre insegue Hindley: colpa di un errore di comunicazione
Un gesto di stizza e una smorfia sul volto perché avrebbe potuto lottare per vincere e invece s'è dovuto ‘accontentare' del piazzamento per un difetto di comunicazione ("un equivoco", dirà a caldo dopo la gara) con l'ammiraglia del suo Team, la Lidl-Trek. Giulio Ciccone ha conquistato un ottimo secondo posto nella quinta tappa del Tour de France, chiudendo a +32″ di distacco dal vincitore, Jai Hindley. Oltre al successo della frazione, all'australiano è andata anche la maglia gialla della Grande Boucle mentre l'italiano in classifica generale è terzo (+1'03").
Ciccone è soddisfatto ma non abbastanza, sorride a denti stretti dopo aver ingoiato un doppio boccone amaro: il primo, mirava a mettere addosso la maglia a pois di miglior scalatore ma il gran premio della montagna (sul Col de Soudet) gli porta solo 12 dei 20 punti in palio; il secondo, tentare il tutto per tutto per mettere il proprio nome in cima alla graduatoria di tappa ma succede qualcosa che gli intralcia anche questo piano.
La consecutio degli eventi e le sue frasi dopo il traguardo spiegano bene qual è stato l'intoppo. Ciccone fa parte del gruppetto che è alle costole di Hindley. C'è anche il danese Vingegaard della Jumbo Visma che si volta e gli chiede il cambio per cercare di acciuffare l'australiano che la strada spianata davanti. La replica dell'italiano lo delude: ordini di scuderia gli impediscono di tirare poi allo sprint si prende il secondo posto ma c'è un gesto che non sfugge. A pochi metri dal traguardo si volta, poi preme forte le braccia sul manubrio e serra la mascella. Un gesto che tradisce nervosismo. Perché?
"Ero contrariato perché per un corridore arrivare secondo è una delle cose che fa rodere di più – dice ai microfoni di Rai Sport -, soprattutto in una tappa del Tour de France. C’è stato un errore di comunicazione perché nella tabella dell’organizzazione ho letto che avevamo 25″ di distacco da Hindley, in realtà era il ritardo da Felix Gall".
Nelle sue parole c'è anche la narrazione di quel dialogo avuto con Vingegaard. "Non potevo collaborare, la squadra mi ha fermato perché sapeva che il distacco era superiore ai 25″, quindi non aveva senso provare a rientrare. Onestamente mi aspettavo di sentirmi meglio sull’ultima salita e invece ho pagato un po’ le fatiche fatte in precedenza". Questione di gerarchie che Ciccone non intende intaccare, né fa polemica. Anzi, sbollita l'adrenalina smorza i toni: "Il nostro uomo di classifica rimane Skjelmose". A domani, sesta tappa: c'è il Tourmalet.