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Il Tour si trasforma in una classica del Nord e dall’inferno del pavè spunta un immenso Pogacar

La vittoria in una frazione epica va a Simon Clarke ma i protagonisti sono altri: Pogacar che guadagna in classifica generale su tutti i suoi avversari più pericolosi e van Aert che conserva la maglia gialla.
A cura di Paolo Fiorenza
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Come accadde nel 2014 quando però a ipotecare il Tour de France fu il nostro Vincenzo Nibali che si impose in una frazione da girone dantesco, tra pioggia, fango e pavè, oggi è stato Tadej Pogacar a mettere il punto esclamativo su questa edizione che virtualmente rischia di chiudersi già solo dopo cinque tappe. Il vincitore della Grande Boucle dell'anno scorso è stato straordinario sui tratti in sterrato approfittando delle disavventure dei suoi principali avversari in classifica generale: anche se alla fine la vittoria di tappa è andata a Simon Clarke in volata su van der Hoorn, è stato lui il vero dominatore della frazione con arrivo ad Arenberg.

Stravolta in parte anche la classifica generale dopo cinque tappe e un ordine d'arrivo che ha ridisegnato le varie posizioni e gerarchie. Tutti gli occhi sono ovviamente puntati su Pogacar, ora a una decina di secondi dalla vetta ma soprattutto con un una manciata di minuti dai vari Vingegaard, Caruso e soprattutto Roglic che dovrebbero permettergli una nuova cavalcata in solitaria verso il trionfo. Il lavoro da gregario di van Aert che si è messo a tirare negli ultimi 30 chilometri per il proprio capitano gli ha permesso di mantenere anche in questa spettacolare frazione, la maglia gialla.

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Una tappa epica, la quinta in programma sulle strade del Tour de France che già in questa prima settimana non ha lesinato sorprese e spettacolo. 11 tratti di pavè da Lille ad Arenberg per un totale di 20 chilometri sugli stessi tracciati della mitica Parigi-Roubaix, hanno caratterizzato una frazione che ha messo oltre ogni prova prevista i corridori ancora in gara. Una prima parte totalmente anonima, poi la parte più dura e difficoltosa, resa ancora più ostile da un clima torrido con i vari plotoni completamenti avvolti dalla polvere al limite della visibilità. Grande spettacolo ma un enorme sforzo per tutti, in segmenti di strada pericolosi e insidiosi che hanno fatto selezione.

Tra i favoriti della vigilia, Van der Poel paga pegno a circa 40 chilometri dall'arrivo, perdendo sempre più contatto dal gruppo dei migliori: per l'olandese nessun contrattempo tecnico, semplicemente le forze sono venute meno. Non come per il danese Jonas Vingegaard, il capitano della Visma, altro ciclista tra i più attesi che al 37° km fora ed è costretto a fermarsi, rimanendo attardato proprio in una delle fasi più delicate e decisive di una corsa che ha visto la classica fuga di giornata tenere testa ad un plotone spezzettato in più gruppetti. Per lui, un cambio di bicicletta ‘volante' grazie ad un lavoro di squadra impressionante che gli ha fatto perdere il meno tempo possibile.

Nel mezzo anche il doppio brivido vissuto dalla maglia gialla, Wout van Aert, che tra il 96° e il 90° chilometro è prima caduto, poi ha rischiato l'impatto contro una ammiraglia mentre provava a rientrare. Per la maglia gialla, difficoltà su difficoltà e uno spirito da puro gregario sacrificandosi per primo quando Vingegaard resta attardato, trasformandosi così in uno spettacolare comprimario di qualità. Una prova ancora una volta maiuscola, così come quella di un uomo di classifica in particolare: Pogacar, osservato speciale in una frazione non certo disegnata per le sue caratteristiche e che presentava più di una insidia. Il vincitore del Tour dell'anno scorso è riuscito a guadagnare sui diretti avversari per la vittoria finale, soprattutto su uno sfortunatissimo Primo Roglic, coinvolto in una caduta  e costretto all'inseguimento.

Nel finale Roglic non riesce a compiere l'impresa di rientrare e pagherà due minuti a Pogacar perdendo tantissimo in classifica generale dove però c'è una sorpresa ulteriore tra le tante: van Aert riesce a conservare la maglia gialla anche dopo questa interminabile tappa del Tour che regala un sorriso anche all'australiano Clarke capace di strappare il successo al fotofinish per una manciata di millimetri.

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