Il tecnico della nazionale ucraina di ciclismo ucciso mentre aiutava i civili a mettersi in salvo
Alexander Kulyk è morto mentre aiutava i civili a mettersi in salvo, a trovare riparo dai bombardamenti dell'esercito russo. È l'ennesimo esponente del mondo dello sport ucraino che muore in guerra. Dopo i calciatori, Vitalii Sapylo e Dmytro Martynenko, e il biathleta, Yevhen Malyshev, è il mondo ciclismo a piangere per la scomparsa del tecnico della nazionale. I colloqui e la mediazione diplomatica cercano una via d'uscita al conflitto, una tregua dalle ostilità belliche, uno spiraglio per la pace che appare difficile, impossibile in queste ore in cui tuonano i cannoni dei tank e muoiono innocenti.
L'offensiva che cinge d'assedio la capitale Kiev s'è fatta incessante: in prima linea i battaglioni ucraini resistono con ogni mezzo all'avanzata delle truppe nemiche; alle spalle, chi può prova a rifugiarsi nelle stazioni della metro, nei seminterrati. Il suono sordo e prolungato delle sirene scandisce le giornate tra caos e panico, dove la paura è il companatico delle notti insonni e l'angoscia fa il paio con i boati dei colpi in arrivo. Il silenzio, raro, è foriero di morte. I racconti che arrivano dal fronte, le testimonianze di chi è rimasto lì a combattere, in supporto ai militari del proprio Paese, mettono i brividi addosso.
Tra le pagine di storie quotidiane di sopravvivenza c'è anche il gesto bellissimo e coraggioso compiuto da Kulyk, padre 65enne di Andriy, ex campione ucraino meno di tre anni e terzo ai campionati nazionali della scorsa stagione. Era all'opera durante un momento di calma apparente dagli attacchi sferrati dai russi: soccorreva cittadini in fuga, è caduto sotto il fuoco nemico. A raccontare il retroscena più triste, a comunicare la notizia che gli ha provocato una stretta al cuore è stato Andriy Grivko, ex ciclista professionista e presidente della federazione di settore.
È lui ad aver fatto da tramite con il sito britannico, Cycling Weekly, che ha riportato quanto accaduto. "È stata una giornata tragica per noi a Kiev – le parole di Grivko -. Uno dei nostri allenatori, Alexander Kulyk, è rimasto ucciso in un attacco dell'esercito russo nel corso di un'operazione militare. Era sul campo per aiutare i civili ad abbandonare i luoghi più rischiosi per essere condotti altrove, al sicuro. Alexander era una colonna della nostra federazione e prima di lavorare con noi era stato allenatore con l'Unione Sovietic". Con la morte di KLulyk va via un pezzo di storia del ciclismo ucraino e dell'Est. Spazzato via dall'assurdità e dalla violenza della guerra.