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Il protocollo antidoping del CIO fa tremare i Giochi: squalificato ciclista dalle rianalisi del 2016

Christos Volikákis, pluricampione greco in pista, è stato squalificato (positivo ad un anabolizzante) dopo la rianalisi di un campione antidoping risalente alle Olimpiadi di Rio del 2016. Un primo inedito caso, di un programma condotto dall’ITA (International Testing Agency) per combattere l’uso di sostanze vietate, utilizzando gli ultimi ritrovati della scienza anche su test fino a 10 anni prima.
A cura di Alessio Pediglieri
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Le perquisizioni effettuate
Le perquisizioni effettuate

Ha fatto subito il giro del mondo del ciclismo la notizia della squalifica decisa da parte dell'Unione Internazionale di Ciclismo che ha comunicato la squalifica inflitta al campione greco di pista, Christos Volikákis, che adesso rischia seriamente di non potersi presentare a Parigi 2024 a causa di un test antidoping risultato positivo. Fatto nel corso di altri Giochi, quelli di Rio de Janeiro, risalenti al 2016, quasi dieci anni fa. Un inedito che però rientra in un preciso programma voluto dal CIO e che potrebbe portare ad altre situazioni clamorose.

L'UCI ha comunicato che Volikákis non potrà partecipare ad alcuna gara e competizione, sospeso in via cautelare in attesa di fare definitiva luce sulla vicenda. Così il 35enne campione greco deve difendersi dall'accusa di dopaggio e potrà richiedere le controanalisi del campione B, come il regolamento prevede in questi casi. Fin qui, una storia torbida di doping ma ciò che ha lasciato stupiti è che le analisi in questione erano state fatte durante i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ovvero nel 2016, ben 8 anni fa. E che l'UCI ha solo emesso una sentenza che arriva direttamente dal CIO, e non riguarda solo il ciclismo.

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Com'è possibile che un campione di analisi risalente a un'era fa – sul fronte sportivo – possa essere considerato decisivo e punitivo per un atleta? L'incredibile caso di Volikákis è tale perché è il primo professionista a cadere sotto le maglie di un programma di controllo che il CIO ha commissionato da anni. Il Comitato Olimpico Internazionale ha varato da tempo una stretta enorme alla lotta contro il doping per quanto riguarda i Giochi e tutti i suoi partecipanti con una decisione che adesso sta prendendo forma, allarmando chi pensava eventualmente di averla fatta franca.

Volikákis è finito nella spirale di questo programma di controllo condotto dall’ITA (International Testing Agency) che prevede revisioni di analisi fino a dieci anni prima. Quindi il 2016, per quanto lontanissimo, rientra nella forbice temporale consentita. Una forma di verifica che riguarda proprio quei campioni che si erano analizzati all'interno dei vari Giochi e che oggi possono essere rivisti con le ultimissime forme di analisi, sfruttando la crescita della tecnologia e sfruttando sofisticate apparecchiature che a suo tempo non esistevano nemmeno.

Dunque, ecco perché a distanza di ben 8 anni, è arrivata la squalifica: Volikákis è risultato positivo al metabolita LGD-4033 (meglio noto come Ligandrol), un modulatore selettivo del recettore degli androgeni (SARM), sostanza vietata elencata nella classe S1.2 (altri agenti anabolizzanti). Ora dovrà difendersi ma ha già risposto mostrando un lunghissimo elenco di test negativi: "Sempre a testa alta, non so quanti potrebbero dimostrare una lista così lunga e così pulita" ha spiegato sui social. Ma il protocollo del CIO proseguirà e ciò potrebbe far tremare molti atleti con questo programma retrodatato, escogitato proprio per scovare – anche a distanza di tempo – chi potrebbe aver fatto uso di sostanze illecite.

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