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Il dramma di Jens Dekker, addio al ciclismo a 25 anni: “Depressione e pensieri suicidi, ero a pezzi”

A un anno di distanza dal clamoroso ritiro dalle scene del ciclismo mondiale, Jens Dekker parla per la prima volta della sua terribile crisi esistenziale: “Mi sento in obbligo io che l’ho vissuta e ne sono uscito. Non so se mai tornerò quello di prima, non credo. Ma so una cosa: ora funziono di nuovo”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il ciclismo ha perso uno dei suoi migliori talenti targati Terzo Millennio, Jens Dekker, classe 1998, figlio d'arte di una famiglia votata alle due ruote a pedali con lo zio Erik argento alle Olimpiadi di Barcellona 1992. Jens ha deciso di ritirarsi per sempre dal mondo delle corse e dello sport, dopo aver attraversato l'inferno della depressione che lo ha spinto anche a pensieri suicidi. Come lui stesso ha voluto raccontare, in una intervista shock in cui ha mostrato tutti i suoi demoni: "Il mio mondo è andato improvvisamente a pezzi. Non volvevo più gareggiare. Anzi, non volevo più nemmeno vivere". 

Il 13 dicembre compirà 26 anni ma non li festeggerà sulla bicicletta, il suo più grande amore e passione coltivati sin da piccino in una famiglia in cui il ciclismo l'ha fatta sempre da padrone: Jens Dekker ha detto basta, ha deciso di porre fine alla propria carriera, iniziata nel modo migliore quando nel 2016 si laureò campione mondiale juniores, ai Campionati del Mondo di ciclocross UCI a Heusden-Zolder. Poi, le difficoltà: "L'anno scorso la depressione ha giocato un ruolo fondamentale su di me. Mi sentivo inadeguato in tutto. All'improvviso e senza una spiegazione razionale".

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A distanza di un anno dal ritiro, difficoltà e problemi che arrivano in concomitanza ad un brutto, quanto banale, infortunio dal quale Dekker non riuscirà mai più a risollevarsi: la frattura di un polso. "Mi sono fatto male durante la Coppa del Mondo di Maasmechelen, ho ripreso a correre il 2 dicembre 2023 ma non mi sentivo per nulla bene. Ho pensato: "mi riposo due giorni, poi riprendo", ma quel giorno sono caduto in una specie di panico: mi si è aperto il baratro". Il tutto durante una seduta di allenamento in bicicletta: "Non ero più io. Ho avuto pensieri concreti di suicidio durante quel giro".

Per Dekker, oggi, è ancora impossibile descrivere cosa sia realmente accaduto nella sua mente un anno fa, di certo però ha fatto la scelta più giusta per sé: smettere. "Ero un atleta di livello, promettente e come persona ho costruito la mia identità nel e con il ciclismo. Ma a un certo punto ho capito che non volevo più essere quel che ero, non riconoscevo più me stesso". Nella sua intervista a cuore aperto a Wielerflits, Dekker racconta il suo dramma: "Ho staccato, avevo bisogno dell'anonimato, di ritrovare me stesso. Non sono salito in bici per oltre tre mesi ma anche quello non ha funzionato. Quando l'ho raccontato ai miei genitori, nel giro di 48 ore mi sono ritrovato seduto ad un tavolo con i medici della squadra di crisi per la salute mentale e questo è stato fondamentale". Dal tunnel, Dekker ritorna a vedere un po' di luce: "Ho avuto la fortuna di riconoscere cosa mi stava succedendo in quel particolare giorno, raccontando i miei pensieri non certamente molto salutari".

Ora, a distanza di un anno dalla tragedia sfiorata, Jens Dekker ha voluto regalare la propria testimonianza per uno scopo ben preciso: aiutare tutti coloro che sono in difficoltà, non solamente attraverso i suoi corsi di coaching e formazione. "Mi piace mettermi a disposizione degli altri, provare a farli migliorare e renderli più forti. So che ci sono tante persone che soffrono di depressione ma hanno paura e vergogna a parlarne, e questo è sbagliato. Soprattutto quando ci sei dentro ed è per questo che io, che ci sono passato mi sento in obbligo di doverlo fare per loro. È difficile dire se mi sentirò di nuovo in condizioni ottimali. Non credo che potrò mai più essere la stessa persona di prima. Ma ora funziono".

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