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Il doping e l’epo nel ciclismo moderno come caramelle: “Li chiamo e rispondono ‘ok, quale vuoi?'”

La piaga del doping sembra tutt’altro che sotto controllo nel ciclismo di oggi, malgrado i più stretti controlli e l’inasprimento delle pene. Solo in Colombia, recentemente, sono stati trovati positivi 30 ciclisti. Alcuni di loro hanno raccontato l’allucinante universo parallelo dove convivono sport e truffa: “Basta chiamare o cercare sul web, negozi e farmacie sono a nostra disposizione”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il doping nel ciclismo moderno persiste eccome, soprattutto in alcune precise realtà che né la WADA né la NADO, i massimi organi internazionali per la lotta a sostanze proibite, riescono a debellare. Come in Colombia dove l'utilizzo di mezzi illeciti nello sport è pratica non solo diffusa ma, in diversi casi, nemmeno sanzionata. Un modo di vivere allucinante che è emerso da alcune dichiarazioni chock di ciclisti squalificati dopo essere incappati nei controlli a sorpresa.

Truccare la gara in qualche modo per vincere: fondamentalmente è questo lo scopo che si vuole raggiungere nel momento in cui si decide di frodare la legge e aggirare le regole del gioco, come nel ciclismo. Dove la piaga del doping ha segnato indelebilmente dei periodi precisi della propria storia ma che sembra continuare a convivere con l'inasprimento delle pene e soprattutto malgrado l'aumento sistematico dei protocolli adottati. Fatto sta che in una recente inchiesta svolta da L'Equipe, in Colombia è emerso un vero e proprio universo parallelo in cui ciclismo e doping convivono, da sempre.

A svelare l'allucinante realtà sono stati alcuni ciclisti, diretti interessati. Alcuni non si sono nascosti, perché già sospesi per non aver superato i test anti-doping, altri che si sono celati dietro la maschera dell'anonimato. In entrambi i casi, però, il racconto resta folle. A iniziare nel raccontare le pratiche che in Colombia sono all'ordine del giorno è il corridore Banzer Tomas Bernal Sanchez, uno dei trenta ciclisti recentemente risultati positivi ai controlli. Attualmente Banzer – che con il campione colombiano Egan Bernal, non ha alcun tipo di parentela – risulta squalificato dal 2021, quando fu trovato positivo dopo una gara locale tra i dilettanti. Per lui le strade del professionismo si sono chiuse di fronte ai suoi tentativi di superare l'ostacolo in modo fraudolento.

Nel ciclismo moderno, oltre ai controlli anti-doping esiste anche il protocollo ADAMS per controllare i ciclisti
Nel ciclismo moderno, oltre ai controlli anti-doping esiste anche il protocollo ADAMS per controllare i ciclisti

La sua testimonianza è agghiacciante: "Credo che fossi seguito da tempo perché pur non avendo vinto alcuna corsa, avevano animato diverse gare. Eppure volevo partecipare ad una gara precisa em avendo preso il Covid e sentendomi totalmente spossato, presi una dose di epo. Credevo di averla già smaltita, essendo bassa". Ma non è andata così, perché l'anti-doping lo ha colto con le mani nel sacco: "Ho cercato sul web che cosa poteva aiutarmi a rimettermi in forma, e ho preso l’epo. L'ho iniettata nello stomaco per via sottocutanea, dove c’è più grasso. La prima dose circa un mese e mezzo prima della gara e le due successive a distanza di otto giorni".

Ciò che sta allarmando è soprattutto la facilità con cui queste sostanze proibite si possono acquistare e, spesso e volentieri, senza incorrere in sanzioni amministrative dello stato colombiano che non considera reato lo spaccio di dopanti, diversamente considerati rispetto alle droghe. E così, c'è un proliferare enorme di ciclisti che ne approfittano: "Tutti sono dopati, quindi ci sono caduto anche io. La gente mi chiedeva: “E tu cosa prendi?”. E' naturale farlo, lo fanno tutti e così l’ho fatto anch’io" ha rivelato un altro ciclista che ha preferito restare anonimo.

Una sconcertante confessione come quella riportata sempre da L'Equipe e confidata da un altro corridore: "Ci sono molti negozi o farmacie che vendono anche prodotti dopanti. Solo a Medellín ce ne sono almeno una decina, così non mi devo nemmeno muovere tanto. Li chiamo al telefono oppure scrivo su WhatsApp che voglio dieci fiale di epo e loro subito rispondono: “Va bene, quale vuoi?”. Lo stesso vale per il testosterone o l’ormone della crescita".

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