Il ciclismo si ribella al monossido di carbonio, è doping: “È manipolazione chimica del sangue”
Non solo c'è una data, il prossimo 10 febbraio, che lo vieterà ufficialmente ma adesso anche la conferma scientifica che l'utilizzo di monossido di carbonio, il famoso e tanto discusso rebreathing, è doping: "Si entra bel campo specifico della manipolazione chimica del sangue", hanno assicurato gli esperti di Losanna che l'UCI (l'Unione Ciclistica Internazionale) ha chiamato a sé per dare una risposta a questa pratica invasiva sui corridori. Chi lo utilizzerà incorrerà dunque nelle sanzioni disciplinari predisposte per tutte le altre sostanze vietate, anche se resta una zona d'ombra: è quasi impossibile dimostrarne la somministrazione.
L'inalazione di monossido di carbonio, l'allarme al Tour 2024
Il primo allarme arrivò a ridosso del Tour de France 2024 quando esplose il "caso" dell'inalazione monossido di carbonio, effettuata da diverse squadre partecipanti e che ha coinvolto nomi di prima fascia come Pogacar e Vingegaard. Poi, le discussioni, che si sono protratte per i mesi successivi, tra conferme e smentite, fino all'ammissione da parte del mondo del ciclismo che il "rebreathing" era una pratica più che diffusa e stava entrando di prepotenza non solo durante gli allenamenti ma anche durante le gare. Con l'UCI che ha faticato a prendere posizione, fino allo scorso novembre quando ha deciso di dire basta. E dal prossimo 10 febbraio, l'inalazione verrà considerata alla stregua del doping, con tutto ciò che ne comporta.
I ricercatori UCI condannano il rebreathing: "È manipolazione del sangue"
La scelta dell'UCI arriva dopo le analisi e le conferme scientifiche arrivate dai ricercatori che hanno effettuato test e controlli sul "rebreathing". Da Losanna Grégoire Millet, uno degli esperti del pool scientifico ha ammesso che "quando inaliamo CO [monossido di carbonio ndr] compromettiamo il trasporto di ossigeno ricreando quegli adattamenti dell’organismo che avvengono in alta quota" di cui ad oggi "non si conoscono gli effetti sulla salute a lungo termine". Motivo per il quale, l'esito finale degli studi ha comportato la conseguenza più naturale possibile: "Con l’inalazione di monossido di carbonio entriamo nel campo della manipolazione chimica del sangue". Dunque, è doping.
Non solo il ciclismo, anche lo sci a rischio: "Contro ogni etica sportiva"
Il ciclismo è stata la prima disciplina a lanciare l'allarme ma sono anche altri sport interessati al problema, come lo sci. Jonas Forot, accompagnatore delle nazionali francesi di sci di fondo, ha già spiegato come questa pratica – che da alcuni è stata presentata come un semplice metodo rivoluzionario di allenamento sia "contraria ad ogni etica sportiva. Non è allenamento: è doping". Confermando che anche nello sci verranno prese le dovute precauzioni.
"Detalo", la macchina del rebreathing: quasi impossibile dimostrare l'inalazione
Il problema di fondo resta però verificare e individuare senza ombra di dubbio alcuno, lo sportivo che ve ne faccia utilizzo. Nel ciclismo c'è una macchina già in commercio, la "Detalo" progettata dal ricercatore danese Carsten Lundby, e che semplifica i test, ammessi sulle capacità e potenzialità respiratorie degli atleti ma che può essere adoperata per le inalazioni. Un filo sottile dove al centro resta l'etica, i valori dello sport e della lealtà. Che l'UCI ha deciso di difendere inserendo il "rebreathing" nell'elenco delle pratiche dopanti mentre la WADA ancora si interroga, ma non si sa su cosa.