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Il ciclismo finisce all’ordine del giorno del Parlamento Europeo: nessuno vuole i Mondiali in Ruanda

Il Parlamento Europeo ha presentato una mozione all’Unione Europea perché interrompa la cooperazione con il Ruanda a causa del sostegno da parte del Paese alla rivolta della milizia ai confini col Congo. Tra le richieste anche l’annullamento dei Mondiali di Ciclismo in programma a settembre, considerati troppo pericolosi. Ma l’UCI non vuole sentire ragioni: “Non c’è alcun piano B”: intanto fioccano le rinunce.
A cura di Alessio Pediglieri
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I prossimi Campionati mondiali di ciclismo che si terranno il prossimo settembre in Ruanda sono sottoposti a una pressione sempre maggiore da parte delle forze politiche internazionali e degli addetti ai lavori. Ma il presidente dell'UCI, David Lappartient, non ha alcuna intenzione di spostare l'evento, anche di fronte al Parlamento europeo che ha chiesto ufficialmente una mozione per annullare i Campionati nel paese africano, dilaniato da guerre e conflitti interni: "Non c'è alcun piano B".

Il Parlamento Europeo ha chiesto all'Unione Europea che venga immediatamente sospeso l'accordo di cooperazione tra la Commissione Europea e il Ruanda, sul commercio di materie prime, con il paese africano che sta sostenendo la rivolta della milizia M23 nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. E tra le varie richieste elencate c'è anche quella di annullare i Campionati mondiali di ciclismo, che si svolgeranno a settembre a Kigali, la capitale del Ruanda.

La mozione presentata gode di un ampio sostegno a Bruxelles con non meno di 443 deputati che hanno votato a favore e con soli 4 contrari. L'Europa si è schierata apertamente ed è praticamente unanime sui prossimi passi da compiere contro il Ruanda. I recenti tragici sviluppi nel Paese e nei dintorni hanno messo sotto pressione dunque anche il mondo del ciclismo internazionale. Nessuno ha intenzione di partecipare ad un evento in uno stato di guerriglia così diffusa e che non garantisce alcuna salvaguardia dei partecipanti, dei loro team e dell'organizzazione. Eppure si vocifera che l'UCI stia facendo orecchie da mercante.

L'UCI non sente ragioni: "Nessun piano B, è il nostro 125° anniversario"

L'Unione Ciclistica Internazionale a nome del suo presidente David Lappartient, avrebbe confermato che i piani non si cambiano e che il Mondiale resta fissato per settembre in Ruanda: "Non esiste un piano B" ha dichiarato in una intervista a Cylcingnews, cancellando di fatto l'ipotesi di una soluzione svizzera del torneo iridato. "Quest'anno i Campionati del mondo sono incredibilmente speciali per noi", ha aggiunto. "Sarà un momento unico poiché l'UCI celebra il suo 125° anniversario. Ecco perché quest'anno abbiamo deciso di andare in Africa per la Coppa del Mondo. Questo era il mio sogno, il mio obiettivo, quando sono stato eletto Presidente dell'UCI".

Mondiali in Ruanda, fioccano le rinunce: già "no" di Danimarca e Olanda

Intanto al confine tra Ruanda e Congo i disordini continuano: stando a recenti dati forniti dalle Nazioni Unite, sarebbero almeno 3.000 le persone già uccise negli scontri. Una situazione considerata al limite che, unitamente ai costi elevatissimi richiesti alle squadre per stazioni logistiche, viaggi e pernottamenti ha portato già a diverse defezioni: nelle scorse settimane la Danimarca aveva già confermato la sua assenza, subito seguita da quella dell'Olanda. Così come per il Tour di Ruanda appena conclusosi, dove hanno partecipato solamente 69 corridori con tanti Team  – come la Soudal QuickStep che hanno rinunciato perché considerato "estremamente pericoloso".

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