“Hanno visto in me qualcosa oltre l’atleta”, l’emozione di Elia Viviani portabandiera azzurro
Elia Viviani stenta a crederci. A poche ore dalla Cerimonia ufficiale che aprirà i Giochi di Tokyo, il ciclista italiano fa fatica a sentirsi pronto dell'incarico che il Coni gli ha affidato: portabandiera. Sarà l'atleta che rappresenterà l'Italia al Mondo, insieme a Jessica Rossi, campionessa di tiro a volo, che avranno il compito e l'onore di alzare al vento il tricolore, con la nostra rappresentanza che sfilerà in 22a posizione, di un cerimoniale studiato nei minimi dettagli anche sulla sicurezza e protocolli anti Covid.
Un compito che Viviani aveva ricevuto mentre era impegnato nell'ultimo Giro d'Italia e davanti al quale aveva inizialmente fatto spallucce, ringraziando. Chi lo conosce bene, come capitan Cassani sa perfettamente che dentro aveva il fuoco, ma la professionalità e l'impegno preso per la Corsa in Rosa gli avevano imposto contegno e moderazione di entusiasmi.
Cosa non difficile per un campione che ha già vinto la sua battaglia più importante e che ha dimostrato cinque anni fa di essere il migliore in assoluto, quando alle Olimpiadi brasiliane di Rio nel 2016 si impose strappando agli altri la medaglia più prestigiosa. In quell'occasione, Elia Viviani conquistò l'Omnium su pista. Anche a Tokyo proverà a ripetersi, ma per il momento non è tempo di pensare alle gare: "Orgoglioso ed entusiasta, hanno visto in me qualcosa che va al di là del semplice essere atleta e questo mi fa sentire una persona molto importante".
Poi, ci sarà tempo per concentrarsi, provare a sfidare se stessi, la sorte e gli altri. Per conquistare una nuova medaglia, oltre a quella ottenuta quando è stato indicato come portabandiera: "Penso a sfilare, a non sbagliare. Penso all'entrata nello stadio, da leader. E questa è già una medaglia. Se poi si riuscirà a dare il massimo le cose diventeranno poi più semplici di quello che possiamo immaginare"