Evenepoel è tornato sul ponte dove rischiò la vita: “Ho chiuso un cerchio, ma non oso guardare giù”
Sono trascorsi tre anni da quando Remco Evenepoel rischiò la vita precipitando da un cavalcavia e volando nel vuoto. Era il Giro di Lombardia del 2020, un dramma fortunatamente che finì nel nulla, con tanto spavento un lunghissimo stop e un ritorno alle corse. Ma il pensiero è rimasto lì, in quel burrone, fino ad oggi quando accompagnato dalla moglie, l'iridato belga ha scacciato anche l'ultimo incubo.
"Non ho provato nulla" ha confidato Evenepoel rispondendo a chi chiedeva cosa stesse provando a rivivere una scena quasi surreale, in cui rischiò la vita volando nel nulla, catapultato dalla propria bici in piena velocità su una discesa percorsa a quasi 100 chilometri all'ora: "Stavamo scendendo molto velocemente, credo che ci stessimo avvicinando agli 80-85 km/h". Lucidamente rivive quel Lombardia del 2020, dove era in piena trance agonistica per recupera sui primi fuggitivi. "Sapevo che c'erano un paio di curve particolari. Durante la ricognizione, avevo notato che c’erano due case e quindi due curve potenzialmente pericolose ma ero troppo stressato dalla corsa".
Il campione del mondo a cronometro continua nel suo racconto, quasi fosse un film la cui sceneggiatura lo ha visto inconsapevole protagonista: "Ho avuto un blocco mentale e probabilmente ho commesso un errore che poteva risultare fatale: se vuoi affrontare bene questa curva, bisogna prenderla dall’interno. Ma sono finito all’esterno, il che mi ha portato ad anticipare e calcolare male la piegata successiva. Mi sono trovato all’interno della curva e non sono riuscito a prendere la traiettoria giusta, così sono finito all’esterno del ponte. Questo mi ha fatto precipitare".
Un volo pazzesco: Evenepoel ha accusato la frattura del bacino e una contusione al polmone destro, trasportato in urgenza all'ospedale Sant'Anna, immobilizzato in barella, tramite il pronto intervento arrivato sul luogo in elisoccorso e ambulanza. Una tragedia solo sfiorata ma che ha lasciato un segno fino ad oggi indelebile e davanti al quale ha voluto definitivamente superare, ritornando sul ponte maledetto.
"Non oso guardare quanto è profondo", ha aggiunto insieme alla moglie che lo ha accompagnato, tenendogli man forte soprattutto nel momento in cui si è imbattuto su un cartello stradale, lì vicino, che riporta ancora i segni dell'impatto. "Penso di essere stato io… Sì, in effetti è a causa mia. È strano che sia ancora lì. Il mio pedale ha toccato questa parte qui. E la mia gamba quest'altra"
La catarsi di Evenepoel si completa riflettendo anche sui propri sentimenti a tre anni di distanza: "Fa strano tornare qui. Non voglio dire che sono davvero commosso perché penso di avere già voltato pagina, ma ovviamente non è la sensazione migliore essere qui. Mi riporta alla mente molti brutti ricordi e anche molto dolore. Tuttavia, credo che sia il modo migliore per chiudere definitivamente il capitolo. È per questo che siamo qui. Per dimenticare definitivamente questa caduta, al 100%".